Banca Etica è da sempre a fianco delle realtà che si battono per la legalità e delle cooperative che coraggiosamente lavorano sui beni confiscati alla criminalità organizzata utilizzandoli per produrre benessere collettivo e creare posti di lavoro per le persone più fragili e svantaggiate.
Oggi questa preziosa attività che faticosamente coniuga lotta alla malavita e impegno civile per uno sviluppo sostenibile è messa seriamente in forse da un emendamento alla legge finanziaria che - se approvato - stabilirà che laddove i beni confiscati non vengano assegnati entro 3 o 6 mesi essi potranno essere venduti all'asta, con la probabile conseguenza che le stesse organizzazioni criminali riusciranno a entrarne nuovamente in possesso.
Si tratterebbe di un gigante passo indietro, di una resa alle difficoltà di applicazione della legge che nel 1996 - votata all'unanimità con una forte spinta dell'opinione pubblica - introdusse l'uso sociale dei beni confiscati. Una legge che - una volta tanto - molti altri Stati ci invidiano e vorrebbero "importare".
Banca Etica ha finanziato le prime cooperative che hanno coraggiosamente preso in gestione i beni confiscati, e stata al loro fianco e ha visto crescere attività sociali che hanno trasformato quei beni simbolo di illegalità in moltiplicatori di benessere collettivo. Per questo il Presidente di Banca Etica, Fabio Salviato e il direttore generale, Mario crosta sono stati tra i primi firmatari dell'appello di LIBERA che esorta i parlamentari a non approvare un tale scempio.
Per questo Banca Etica sollecita tutti i suoi soci e i tanti simpatizzanti a firmare la petizione sul sito di Libera (
www.libera.it).
La lotta alla mafia ha bisogno di un rinnovato impegno, l'utilizzo sociale dei beni confiscati necessita di normative più semplici, non certo di una clamorosa ritirata dello Stato.