Niccolò Ammaniti, Niccolò Fabi, Alessadro Fei e Samuele Papi, Francesco Facchinetti, Mago Forest, Rossano Galtarossa,
Luca Manfredi, Veronica Pivetti
hanno prestato il loro volto a questa campagna: ritratti che "testimoniano" una scelta e invitano a seguirla per consentire a Medici con l'Africa Cuamm di continuare la sua attività a sostegno del diritto alla salute in Africa.
Padova, 19 novembre 2009 - Per «smettere di tapparci occhi e orecchie sulla sofferenza di un continente così vicino»: è con questo spirito, riassunto nelle parole di Niccolò Ammaniti, che volti noti del mondo della musica, dello spettacolo, dello sport e della cultura hanno aderito alla nuova campagna di comunicazione e sensibilizzazione sociale di Medici con l'Africa Cuamm presentata ieri in anteprima nazionale a Padova.
Da oggi fino a Natale, nelle nostre case e città entreranno i ritratti di questi nove "ambasciatori" che, evidentemente foto ritoccati di nero, mostrano i "loro fratelli africani", parlano delle loro necessità e della speranza in un futuro più giusto, sollecitando ciascuno di noi a fare la propria parte.
"Mio fratello è Africano" racconta molte cose. Dice innanzitutto - come dimostrano le ricerche sulla genetica e gli studi archeologici - che esiste una sola razza, quella umana, e che tutti proveniamo dallo stesso ceppo, originario dell'Africa. Dice che quel primordiale vincolo di sangue va sostanziato giorno dopo giorno nella pratica della solidarietà per ribadire il significato anche metaforico della parola "fratello". Dice che la "prossimità" non ha alcuna relazione con la distanza e che essere fratelli, nel mondo contemporaneo e globalizzato, significa soprattutto condividere lo stesso destino, anche in luoghi molto lontani. Dice che quel fratello è "nostro" e ci assomiglia a tal punto che in fondo potremmo essere noi, se per accidente non avessimo avuto in sorte di nascere nella parte fortunata del mondo. Dice ancora che fare qualcosa per l'Africa, o meglio con l'Africa, è o dovrebbe essere un atto naturale, un'altra tappa verso lo sviluppo compiuto dell'umanità: significa, infine, fare qualcosa per noi.
«A nessuno è consentito umiliare i più poveri negando i diritti elementari - dichiara don Dante Carraro, direttore di Medici con l'Africa Cuamm. Non possiamo transigere sul rispetto della dignità umana, sulla solidarietà verso il fratello chiunque sia, sulla pietà verso il bisognoso. Dobbiamo abbattere il muro che spesso esiste dentro di noi e che separa il nostro mondo comodo e benestante da quello povero e nascosto del fratello africano. Abbattendo quel muro potremmo scoprire le ricchezze e le opportunità dell'incontro con l'altro. Potremmo sentirci incoraggiati, nelle nostre fatiche, da Tabita infermiera di Lugarawa (Tanzania), vedova con due bambini, capace di accoglierne altri due, abbandonati, appena dimessi dal reparto "malnutrizione" nel quale lavora. O dalla comunità di Moma (Mozambico) che, in tempo di carestia, ti dona una "galigna" come riconoscenza perché il "dottore cura i nostri bambini". Piccole grandi storie che ci dicono che tutti, persone note e non, - conclude don Carraro - possiamo fare qualcosa. L'importante è mettersi in ascolto».
Per ascoltare e incontrare il fratello africano un'occasione speciale sarà il tour di Niccolò Fabi "Solo un uomo tour" che partirà da Roma il prossimo 25 novembre. Nella maggiori città verrà infatti presentato un documentario realizzato da Medici con l'Africa Cuamm al quale Fabi ha partecipato visitando nei mesi scorsi alcuni dei luoghi dove sono in fase di attuazione i progetti dell'organizzazione, in particolare in Uganda e nella Regione della Karamoja. L'iniziativa itinerante nelle Università è realizzata in collaborazione con il Sism - Segretariato Italiano Studenti di Medicina e Raduni il circuito delle radio Universitarie Italiane. «Mettere la faccia in questa campagna sociale - ha dichiarato Fabi - è la naturale conseguenza di un percorso articolato che sto intraprendendo insieme a Medici con l'Africa Cuamm, un viaggio in Uganda, un documentario e un tour fatto di concerti e di incontri nelle università per raccontare e stimolare insieme quella sensibilità necessaria che serve per dire consapevolmente "mio fratello è africano"».
La campagna "Mio fratello è Africano" è a firma di Heads Collective e sarà veicolata a mezzo stampa, radio e tv fino alla primavera 2010.
Si avvarrà dell'apporto e della disponibilità di spazi da parte di concessionarie ed editori e si animerà della testimonianza diretta dei testimonial, prendendo forme "personali" in base allo speciale sentire ci ciascuno.
A tutti va la gratitudine di Medici con l'Africa Cuamm per la sensibilità e il coinvolgimento diretto.