Roma, 18 novembre - Dalla delusione per un Vertice privo di contenuti a una preoccupazione concreta. Che l'assenza dalla Dichiarazione finale del Vertice per la Sicurezza alimentare di una condanna esplicita alle speculazioni dell'agrobusiness sui prezzi degli alimenti sia una "dimenticanza voluta" per approvare senza ostacoli nel prossimo vertice ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio una liberalizzazione del mercato agricolo che si rivelerebbe sanguinosa per i piccoli e medi produttori, nel Nord come nel Sud del mondo. Fair, organizzazione di commercio equo e solidale tra i promotori della campagna "Ok il prezzo è ingiusto (
www.helplocaltrade.org ) lanciata dal Forum parallelo per la sicurezza alimentare, non puo' che raccogliere la preoccupazione espressa dal Relatore speciale per il diritto al cibo delle Nazioni Unite Olivier de Schutter che intervenendo oggi alla sessione conclusiva dei lavori del Vertice per la sicurezza alimentare ha denunciato il silenzio dei Governi sui "buoni affari" che l'agrobusiness ha fatto alle spalle delle comunità piu' povere del pianeta controllando completamente la parte piu' ricca delle filiere alimentari. De Schutter ha fatto notare che "la tensione tra l'agricoltura familiare e le corporations dell'agrobusiness che dominano il mercato alimentare e' stata ignorata dal Documento, che quindi non da' soluzioni in merito." Trasparenza e responsabilita' sono le chiavi, secondo de Schutter, per uscire dall'empasse.
Nonostante l'invito del papa Benedetto XVI secondo il quale oggi piu' che mai e' ''necessario sottrarre le regole del commercio internazionale alla logica del profitto fine a se stesso, orientandole a favore dell'iniziativa economica dei Paesi maggiormente bisognosi di sviluppo, che, disponendo di maggiori entrate, potranno procedere verso quell'autosufficienza, che e' preludio alla sicurezza alimentare'', la Dichiarazione finale del Vertice rilancia l'impegno degli Stati Membri a limitare gli strumenti di supporto ai mercati interni e domestici ai soli sostegni ammessi dalla Wto, non contesta la politica promossa dall'Organizzazione di non colpire i sussidi distorsivi all'export promossi sotto mentite spoglie da Stati Uniti ed Europa, permettendo loro di riclassificarli sotto mentite spoglie mentre colpisce con sanzioni le protezioni (i blocchi alle esportazioni all'aumento delle tariffe alle dogane) che i Paesi più vulnerabili, come anche il nostro hanno dovuto adottare nei mesi piu' bui della crisi per salvaguardare le produzioni nazionali. Di piu', la dichiarazione finale ribadisce l'impegno dei Paesi membri di sostenere una conclusione del ciclo dei negoziati di liberalizzazioni commerciali in corso alla Wto (il cosiddetto Round di sviluppo di Doha) bilanciata, ampia e rapida, con la scusa che sarebbe cruciale per assicurare la sicurezza alimentare.
Peccato che gli oltre 600 delegati -. tra contadini, pescatori, indigeni e lavoratori della terra - che hanno dato vita a Roma al Forum Parallelo della società civile al quale FAir stessa ha partecipato attivamente, nel proprio documento finale, mettano in guardia la stessa FAO dall'invadenza della WTO nell'ambito del riformato Comitato per la sicurezza alimentare di organismi come la Wto che "continua a privilegiare gli interessi commerciali di pochi rispetto alla popolazione globale marginalizzata e malnutrita, facendo sì che la fame continui a minacciare il mondo".
La stessa Banca Mondiale, d'altro canto, facendo un po' di conti in tasca al cosiddetto Round di Doha dello sviluppo ha scoperto che l'aumento del pil globale previsto al lancio del ciclo negoziale in 832 miliardi di dollari oggi sarebbe di soli 54 miliardi, e che ai paesi in via di sviluppo - cina e India comprese - di questa torta toccherebbe appena il 16%, lo 0,14% in più rispetto a quanto già guadagnerebbero ai tassi attuali di crescita.
Il 28 novembre prossimo saranno passati 10 anni da quando a Seattle centinaia di migliaia di lavoratori, cittadini, attivisti e persone normali, preoccupate dei primi gravi impatti della liberalizzazione commerciale globale diedero vita alla globalizzazione della solidarietà e della speranza fermando il Vertice dell'ìOrganizzazione Mondiale del commercio che collassò per la prima volta. La crisi ha dimostrato che avevamo ragione ad essere preoccupate.
Il 28 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata globale di mobilitazione per un commercio più giusto. Rappresentanti di Fair saranno a Ginevra nella delegazione della rete "Questo Mondo Non E' In Vendita", per partecipare alla manifestazione che migliaia di delegati di ong, movimenti e organizzazioni contadine promuoveranno nel centro della città per chiedere ai delegati dei Governi che parteciperanno al nuovo Vertice ministeriale della Wto dal 30 novembre al 2 dicembre di frenare questa folle corsa verso la povertà e la fame. il 28 novembre a Torino, Genova, Roma, Lucca e Napoli il Coordinamento Help Local Trade, di cui Fair è copromotore insieme a Crocevia, Mani tese, campagna per la Riforma della Banca Mondiale, ong Mais e Servizio civile internazionale, organizzerà azioni simboliche a sorpresa per presentare le proprie alternative di produzione, commercio, consumo, mobilità e sostenibilità che gia' costituiscono delle alternative credibili e per niente in crisi al sistema economico e commerciale che è uscito stancamente confermato da questo ennesimo, vuoto, vertice fao
per tutti gli aggiornamenti sulle mobilitazioni
www.faircoop.net/faircoop fairwatch.splinder.com
Monica Di Sisto - Vice presidente [fair]
Commercio Equo, Sostenibilità, Comunicazione
www.faircoop.it