Lo hanno dichiarato il ministro Maroni e la collega svizzera Evelyne Widmer-Schlumpf al Viminale per la firma di un'intesa di cooperazione sulla vigilanza transfrontaliera. Tra i temi toccati, anche immigrazione illegale e terrorismo
Italia e Svizzera hanno stretto un accordo di cooperazione sulla vigilanza transfrontaliera del trasporto o invio di droga e armi. L'intesa, firmata nel pomeriggio al Viminale dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e dal consigliere federale Evelyne Widmer-Schlumpf, capo del Dipartimento Federale di Giustizia e Polizia, rafforza la collaborazione italo-elvetica in materia di sicurezza delle frontiere, prevedendo dal 1° gennaio prossimo la piena operatività, 24 ore su 24, del Centro operativo di Chiasso.
Ma non è questo il solo ambito in cui sarà potenziata la cooperazione tra i due Paesi, soprattutto da quando (2008) la Svizzera è nell'area Schengen. Durante il colloquio che ha preceduto la firma del documento, infatti, il ministro italiano e il capo dipartimento svizzero hanno affrontato anche i temi del contrasto all'immigrazione illegale, della lotta alla criminalità organizzata e dell'attività investigativa antiterrorismo.
immigrazione
Sul primo fronte, è stato deciso di «sviluppare una cooperazione più intensa», ha dichiarato Maroni in conferenza stampa, «organizzando, per esempio, voli di rimpatrio congiunti per i clandestini che dovessero essere fermati in zone di confine». A questo proposito, il ministro ha sottolineato l'importanza per l'Italia e per l'Europa della collaborazione con la Libia: grazie agli accordi, infatti, gli sbarchi sono diminuiti del 90% nel 2009 rispetto ai circa 37.000 dell'anno precedente.
lotta alla criminalità organizzata
In tema di lotta alla criminalità, i due ministri hanno preso l'impegno di costituire un gruppo di lavoro che dovrà «definire misure comuni - di carattere investigativo e legislativo - per meglio contrastare la criminalità organizzata, in particolare attraverso l'aggressione ai patrimoni mafiosi».
Il gruppo diventerà operativo in breve tempo, ha annunciato il ministro dell'Interno ricordando i risultati ottenuti in questi 18 mesi di governo: 5,6 milioni di euro di beni tra immobili, beni mobili, depositi bancari e postali, titoli e partecipazioni azionarie. A proposito di beni sequestrati alle mafie, Maroni ha chiarito il meccanismo della norma che prevede la possibilità di vendere all'asta i beni confiscati contenuta nel disegno di legge finanziaria 2010. I beni potranno essere messi all'asta su decisione del prefetto solo dopo che sarà stata verificata l'impossibilità di destinarli a scopi sociali, e soltanto in presenza di adeguate garanzie che i beni non potranno tornare nelle mani della criminalità. Il ricavato della vendita, inoltre, sarà destinato per metà alle Forze di polizia e per metà alla giustizia.
L'aggressione ai patrimoni rimane, insomma, «la strada principale, quella che fa più male alla mafia» secondo Maroni, che ha ricordato, non a caso, come anche per i ministri dell'Interno del G6 riuniti a Londra agli inizi di novembre «la legislazione italiana sul tema è la più avanzata».
antiterrorismo
Maroni e la Widmer-Schlumpf hanno, infine, parlato anche di terrorismo, politico e di matrice islamica. In considerazione delle ultime vicende - i volantini dei Nat (Nuclei di azione territoriale) e lo smantellamento della cellula algerina - verificatesi tutte nel nord della Lombardia, quindi vicino al confine, il ministro dell'Interno ha chiesto alla collega svizzera di intensificare lo scambio di informazioni. La collaborazione tra Italia e Svizzera dunque, «funziona bene», come ha affermato il capo dipartimento Widmer-Schlumpf, e la firma dell'accordo lo conferma.