Prestigiacomo alla Ecomafie: rapido inserimento nel codice penale. E su rifiuti e relitti sospetti massimo impiego di nuove tecnologie Informatica per garantire la tracciabilità dei rifiuti, introduzione del "delitto ambientale" nel codice penale e massimo livello di controllo per quelle "navi dei veleni" che potrebbero essere state affondate dalla criminalità organizzata.
Sono alcuni dei temi dei quali ha parlato il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, nell'audizione di fronte alla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, la cosiddetta Ecomafie. Contro i traffici illeciti di rifiuti speciali, pericolosi e non, arriva dunque l'arma informatica.

A tutti gli operatori, dai produttori agli smaltitori, sarà infatti consegnata una chiavetta Usb contenente un programma di identificazione e di carico e scarico dei rifiuti. Tutto il sistema, chiamato "Sistri" sarà collegato in rete e sarà possibile così seguire il percorso dei rifiuti speciali in tempo reale.

Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo che, in audizione in Commissione bicamerale sul ciclo dei rifiuti, ha annunciato la realizzazione del progetto, il sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti che ha come obiettivo, per i rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi, (questi ultimi quasi il 90% del totale dei rifiuti speciali) la sostituzione dell'attuale sistema cartaceo. «Una rivoluzione informatica - ha detto il ministro - anche perche' l'attuale sistema cartaceo consente di conoscere i dati relativi alla gestione dei rifiuti con circa due o tre anni di ritardo rendendoli inutilizzabili ai fini dei controlli di legalità».

Il sistema, ha spiegato il ministro, si autofinanzierà perchè i diversi soggetti saranno obbligati a versare un contributo annuo e l'Italia, ha sottolineato, ''sarà il primo Paese in Europa ad attivare questo sistema». Nel 2007 i rifiuti speciali ammontavano a 134,7 milioni di tonnellate di cui 125,5 non pericolosi e 9,2 milioni di tonnellate speciali pericolosi. Novità anche sul fronte degli eco-reati. Nei primi mesi del 2010, ha detto Prestigiacomo «presenteremo un decreto legislativo» che condurrà «all'introduzione nel nostro codice penale dei delitti ambientali».

Sulla questione dei relitti sospetti affondati nel Mediterraneo, invece, il ministro ha detto che «è tuttora in corso l'attività di ispezione» nel mare tra Maratea e Palinuro su mandato della procura di Lagonegro per il presunto affondamento di due relitti a largo delle coste tra la Basilicata e la Campania mentre in Calabria, chiusa l'indagine a largo di Cetraro (è il Catania affondato nel 1917) ''è in corso di esecuzione il piano di caratterizzazione'' per l' indagine a terra nei comuni di Aiello Calabro e Serra Aiello.
Il ministro ha quindi spiegato come il ministero, per la parte delle verifiche a terra, è al di là delle sue competenze e, su incarico della procura di Paola, ha siglato una convenzione con l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) che, in collaborazione con l'Arpa Calabria, «ha predisposto un piano di caratterizzazione, approvato dalla procura, che è in corso di esecuzione». Le indagini sul fiume Oliva riguardano le acque superficiali e quelle di falda per un territorio di 8 chilometri. Per le ispezioni a mare, il ministro ha specificato che il Governo «non può, sulla base di notizie di stampa, avviare ricerche in tutto il Mediterraneo.
Questo è dispendioso e irragionevole.
Quello che noi dobbiamo fare - ha aggiunto - è collaborare con le procure laddove ci sono informazioni ritenute fondate. Sul piano politico bisogna coinvolgere l'Unione Europea e probabilmente anche l'Onu perché se si tratta di relitti in acque internazionali o comunque di traffici che non erano solo nazionali, non possiamo farci carico da soli della questione».

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