Prende il via oggi il 'World Summit on Food Security', il Vertice mondiale della Fao sulla sicurezza alimentare che vedrà presenti a Roma una sessantina tra capi di stato e di governo oltre alle delegazioni dei numerosi paesi, ma al quale mancheranno i leader dei Paesi ricchi, da Barak Obama a Nicolas Sarkozy, così come al momento non è prevista la presenza di Angela Merkel o di Gordon Brown. A rappresentare al massimo livello il G8 ci sarà quindi solo il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, per consueti onori di casa come premier del paese che ospita la Fao. Un segnale preoccupante quello dell'assenza dei leader delle economie avanzate che appare già andare in direzione opposta alla richiesta del direttore generale della Fao, Jacques Diouf, che nei giorni scorsi ha ribadito l'invito ai governi mondiali ad investire circa 44 miliardi di dollari all'anno per sconfiggere la fame nel mondo aumentando la produzione agricola e rilanciando il settore rurale nei Paesi in via di sviluppo. Tanto preoccupante che il direttore generale della Fao si è visto costretto a proporre e a mettere in atto giornata mondiale di sciopero della fame e a lanciare una petizione su scala mondiale dal sito www.1billionhungry.org per protestare contro lo scandalo della fame nel mondo che ha ormai oltrepassato la soglia di 1 miliardo di persone, una persona su sei. "Senza azioni decisive da parte degli Stati il numero degli affamati nel mondo potrebbe accrescersi e non può essere esclusa una nuova crisi alimentare" - ha denunciato Diouf nella conferenza stampa pre-vertice. Anche l'ong internazionale ActionAid - che ieri sera ha manifestato davanti al Colosseo illuminato per ricordare la "pena di morte" che incombe su milioni di affamati - ha lanciato sul sito Avaaz.org una petizione online che è stata già sottoscritta da oltre 150mila le persone. "Per la prima volta nella storia - ha detto Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid - il numero di persone che soffrono la fame ha superato quota 1 miliardo. Quasi un terzo dei bambini al mondo crescono in condizioni di malnutrizione e ogni 5 secondi un bambino muore a causa della fame. Il tempo delle parole è finito ed è arrivato il momento dei fatti. Il Vertice mondiale della Fao rischia però di essere l'ennesimo fallimento se i capi di stato non dimostreranno di voler dare una svolta alle politiche per sconfiggere la crisi alimentare". Secondo i primi annunci la dichiarazione finale del Vertice - che verrà discussa oggi - dovrebbe impegnare la comunità internazionale "ad accelerare per fermare immediatamente l'aumento degli affamati nel modo e, contemporaneamente, diminuirne significativamente il numero". Ma la dichiarazione finale non sembra fare alcuna menzione nè dell'obiettivo di sradicare la fame entro il 2025 né, soprattutto, dell'impegno a spendere 44 miliardi di dollari l'anno in aiuti agricoli. Lo ha denunciato Sergio Marelli, presidente dell'Associazione Ong Italiane e presidente dell'Advisory Group costituito in occasione del Forum parallelo della Società Civile Sovranità Alimentare in corso alla Città dell'Altreconomia di Roma. "Se tali indiscrezioni dovessero esser confermate dai fatti - ha commentato Marelli in una nota inviata alla stampa - i governi dei paesi membri della Fao e in particolare quelli dei G8, che ad oggi non hanno confermato la partecipazione dei rispettivi leader al Summit, saranno colpevoli della morte per fame di un bambino ogni sei secondi". Secondo alcuni diplomatici a conoscenza della vicenda, infatti, i due obiettivi sono stati tra le questioni che creavano più divisione nei negoziati pre-summit. I capi di Stato e di governo mondiali che parteciperanno al Vertice riaffermeranno semplicemente l'impegno a rispettare l'Obiettivo di sviluppo del Millennio, che indica il dimezzamento del numero delle persone che soffrono la fame entro il 2015. "Un obiettivo che però - aggiunge Marelli - stando le cose così come stanno, sembra ragionevolmente non raggiungibile". Secondo la bozza, inoltre, i leader si impegnerebbero ad aumentare in modo sostanzioso la quota di Aps (Assistenza pubblici allo sviluppo) per l'agricoltura e la sicurezza alimentare sulla base delle richieste dei paesi, senza però porre un obiettivo preciso o una tabella di marcia. "Questa voce nel capitolo degli impegni in particolare riguarda il Governo e il Parlamento del nostro Paese che in questi giorni stanno discutendo la finanziaria 2010 nella quale, nonostante la mozione bipartisan approvata nelle scorse settimane relativa all'approvazione degli Aiuti, continuano a mantenere cifre scandalose rispetto agli impegni assunti per quanto riguarda l'Aps" - sottolinea Marelli. Intanto prosegue i lavori il Forum della Società Civile parallelo al Vertice Fao "People's Food Sovereignty Now!" che ha coinvolto rappresentanti di 70 paesi e l'intera gamma delle categorie colpite da fame e insicurezza alimentare, inclusi i movimenti sociali, i piccoli produttori, pastori, contadini, pescatori, popoli indigeni, esponenti delle organizzazioni non governative in particolare quelle dei paesi in via di sviluppo, impegnate nello sradicamento della fame nel mondo e nell'affermazione del diritto al cibo e della sovranità alimentare. "Le istituzioni finanziare internazionali hanno eccessivamente concentrato nelle loro mani buona parte del potere decisionale, imponendo così politiche che hanno minato la sovranità alimentare nazionale e regionale" - affermano i documenti del Forum. "Decenni di deregulation insieme a politiche alimentari e agricole guidate dalle corporation hanno portato a enormi violazioni del diritto al cibo". E se "la fetta più grossa di cibo è prodotta da donne, lavoratori agricoli e piccoli produttori", sono proprio loro che "stanno drammaticamente perdendo l'accesso e il controllo sulle risorse produttrici di cibo, come la terra, l'acqua, i semi, le aree di pesca". "I profitti anticipati che provengono dal business delle esportazioni agricole, l'incremento dei carburanti agricoli e l'aumento dei prezzi dei beni alimentari hanno scatenato una forte richiesta di terreni e di acqua per espandere le monocolture e l'industria agricola. Questo sviluppo, insieme ad altri fattori come i conflitti armati, le industrie estrattive, il turismo, i progetti di infrastrutture e una urbanizzazione accelerata ha portato alla violenta espropriazione delle comunità rurali e a una diffusa occupazione della terra". "Tutto questo - conclude la nota - sta avvenendo in un mondo dove le variazioni estreme del clima e i disastri naturali associati al cambiamento climatico stanno portando alla perdita di terreni coltivabili, cambiamenti nelle condizioni naturali di crescita, distruzione dei mezzi di sostentamento, nonché ridotta disponibilità di cibo". [GB]

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