Mentre tutti gli economisti invitano alla cautela e prevedono che gli effetti della crisi mondiale si faranno sentire ancora a lungo, il governo assicura che l'Italia ne è fuori e continua a distinguersi, tra i paesi industrializzati, per la mancanza di misure a sostegno dell'occupazione e dei redditi più bassi.
L'uso massiccio della cassa integrazione ha finora reso meno drammatica la condizione di centinaia di migliaia di lavoratori, che nei prossimi mesi resteranno però privi anche di questa entrata. Secondo le stime, i disoccupati aumenteranno di oltre un milione entro il 2010 e i più colpiti saranno donne e giovani. Intanto molti lavoratori precari e a termine non hanno avuto il rinnovo del loro contratto.
A questa difficile situazione nel mondo del lavoro, si affianca un progressivo restringimento e una perdita di qualità del welfare, con tagli alla scuola, alla sanità, alla cultura, ai servizi essenziali. Si decide di investire in opere faraoniche e inutili come il Ponte sullo Stretto e intanto si privatizza un bene essenziale come l'acqua.
Serve una svolta. Occorre programmare misure efficaci a tutela dei redditi più bassi, effettuare scelte in grado di difendere e creare occupazione buona e stabile, combattendo la precarietà, puntare su un rilancio delle attività produttive fondato sulla difesa dell'ambiente, difendere e allargare la democrazia sindacale e il diritto delle lavoratrici e dei lavoratori di decidere sugli accordi che li riguardano.
Si tratta di creare le condizioni per uscire dalla crisi in avanti, delineando i contorni di un nuovo modello di sviluppo socialmente ed ecologicamente sostenibile. Per raggiungere questo risultato è necessaria uno sforzo comune di elaborazione e proposta, una sinergia tra movimenti, associazioni e mondo del lavoro.
L'Arci sarà quindi in piazza il 14 novembre insieme alla Cgil, per costruire un futuro con più diritti e più giustizia sociale.