Le condanne di agenti di intelligence statunitensi e italiani per il loro coinvolgimento nel rapimento di Usama Mostafa Hassan Nasr (meglio conosciuto come Abu Omar) rappresentano un passo avanti nell'accertamento delle responsabilità per i crimini commessi nell'ambito del programma Usa di rendition, ha dichiarato Amnesty International.
Gli imputati nel processo erano accusati di coinvolgimento nel rapimento di Abu Omar nel febbraio 2003. Abu Omar è stato fatto sparire forzatamente da una strada di Milano e condotto, attraverso la Germania in Egitto, dove è stato detenuto segretamente per 14 mesi e ha dichiarato di essere stato torturato. Gli imputati non sono stati accusati di sparizione forzata o di tortura.
Tra i condannati vi sono 22 agenti e ufficiali della Cia e un ufficiale militare, tutti statunitensi. Tre altri cittadini Usa, tra cui l'allora capo della Cia in Italia, hanno beneficiato dell'immunità diplomatica e nei loro confronti è stato disposto il non luogo a procedere.
Due agenti del servizio di intelligence militare italiano (chiamato Sismi all'epoca) sono stati condannati a tre anni di reclusione. Per l'allora capo del Sismi, Nicolò Pollari e per il suo vice, Marco Mancini, è stato invece disposto il non luogo a procedere basato sull'esistenza del segreto di stato, come per altri tre agenti del Sismi.
"La semplice verità di questo caso è che un uomo è stato rapito in pieno giorno e illegalmente trasferito in Egitto, dove ha raccontato di essere stato torturato" - ha dichiarato Julia Hall, esperta di Amnesty International sull'antiterrorismo in Europa.
"Questi atti non possono e non devono restare impuniti e gli agenti responsabili devono essere chiamati a rispondere per il fatto che si sono resi complici di una serie di altri gravi crimini, tra cui la sparizione forzata e la tortura commesse ai danni di Abu Omar".
I pubblici ministeri di Milano hanno emesso mandati di arresto per gli imputati statunitensi nel 2005 e nel 2006, ma diversi ministri della Giustizia italiani si sono rifiutati di trasmetterli al governo degli Stati Uniti.
"I pubblici ministeri hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per assicurare che gli agenti Usa comparissero nel processo" - ha dichiarato Julia Hall. "Rifiutando di inoltrare le richieste di estradizione agli Stati Uniti, il governo italiano ha sferrato un duro colpo all'equità del procedimento".
Nessuno dei cittadini statunitensi condannati è comparso in aula. Nonostante la legislazione italiana consenta il procedimento penale in contumacia, il diritto internazionale richiede che una persona sia presente al suo processo per avere piena conoscenza dell'accusa, nominare un difensore, contestare le prove e ottenere l'esame di testimoni. Se gli agenti statunitensi condannati in contumacia dovessero essere catturati in futuro, agli stessi andrebbe garantito un nuovo processo davanti a un diverso tribunale e la presunzione di innocenza.
"L'amministrazione Bush ha eretto un muro di silenzio, rifiutando di riconoscere il caso Abu Omar e il ruolo dei propri agenti di intelligence nello stesso" - ha affermato Julia Hall.
"È ora che l'amministrazione Obama ripari a questo torto. Il governo degli Stati Uniti non dovrebbe offrire un rifugio sicuro a persone sospettate di coinvolgimento in una sparizione forzata o nella tortura".
Amnesty International ha chiesto agli Stati Uniti di avviare un'indagine imparziale e indipendente sul rapimento, sulla sparizione forzata e sulla tortura ai danni di Abu Omar e di perseguire gli agenti Cia e gli ufficiali militari sospettati di coinvolgimento in questi crimini. Il governo italiano dovrebbe collaborare pienamente con ogni stato che intendesse investigare e perseguire persone accusate di essere coinvolte nel rapimento e nella rendition di Abu Omar.
Le autorità egiziane devono anch'esse investigare attentamente e condurre davanti alla giustizia i responsabili della sparizione forzata e della tortura di Abu Omar in Egitto.
Il tribunale di Milano ha riconosciuto un risarcimento provvisionale di un milione di euro ad Abu Omar e di 500.000 euro a sua moglie Nabila Ghali, per gli abusi che hanno subito. Un tribunale civile determinerà l'ammontare totale del risarcimento.
"Le vittime di sparizione forzata e di tortura hanno diritto alla giustizia, alla verità e a un risarcimento pieno"- ha dichiarato Julia Hall.
"Il tribunale italiano ha riconosciuto un risarcimento in denaro ad Abu Omar e alla sua famiglia per quanto subito, ora gli Stati Uniti e l'Egitto devono fare lo stesso".
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