Al XIII° Congresso Mondiale sulle Foreste tenutosi nei giorni scorsi a Buenos Aires, molti Stati hanno dichiarato il proprio impegno per contrastare il fenomeno della deforestazione selvaggia e del commercio di legname illegale, ma pochi passano poi dalle parole ai fatti.
L'Argentina, il Paraguay e il Brasile, in particolare, si sono impegnati a tutelare quel che resta di una delle foreste subtropicali più minacciate al mondo, la Mata Atlantica, lavorando per azzerare il processo di deforestazione e implementando un pacchetto di misure che includa legislazioni nazionali a supporto di quest'obiettivo.
La foresta atlantica circonda città come Rio de Janeiro, San Paolo e Asunçion fornendo acqua a milioni di persone e ospita più di 20.000 piante (di cui 8.000 non si trovano in altri luoghi), 1.000 specie di uccelli, 372 di anfibi, 350 di pesci, 197 di rettili e 270 di mammiferi. Ma l'espansione delle attività agricole, dell'edilizia e delle città e lo sfruttamento non sostenibile delle sue risorse ne hanno comportato la quasi totale distruzione, tanto che oggi si estende per soli 35.000 km2, ovvero appena il 7,4% dei 500.000 km2 originari.
"Argentina, Paraguay e Brasile hanno dimostrato di essere consapevoli delle loro responsabilità e di aver compreso che solo politiche coordinate tra Paesi diversi possono affrontare problemi globali come la perdita di biodiversità e i cambiamenti climatici - ha detto Massimiliano Rocco, responsabile TRAFFIC e Timber Trade del WWF Italia. Infatti, oltre alla perdita di habitat, biodiversità e degli indispensabili servizi che gli ecosistemi sono in grado di offrire alla vita sulla Terra (compresa quella dell'uomo), la deforestazione e i processi di degradazione delle foreste sono responsabili di almeno il 20% delle emissioni globali di gas serra, tanto che bloccare la perdita di copertura forestale è considerato uno dei modi più efficaci per tutelare il pianeta dalle gravi conseguenze dei cambiamenti climatici. Un'urgenza confermata dall'obiettivo "zero deforestazione entro il 2020" lanciato dal WWF come sfida planetaria per preservare il nostro pianeta.
Quasi la metà delle foreste che si trovavano in origine sulla terra sono andate perdute e quelle che rimangono hanno un futuro molto incerto.
Nonostante le azioni di conservazione la deforestazione ha raggiunto livelli allarmanti. Ogni anno scompaiono 13 milioni di ettari di foreste, ovvero 36 campi da calcio al minuto. Solo negli ultimi 25 anni è scomparso il 10% delle foreste, principalmente a causa dell'attività umana e ogni anno viene degradato o distrutto circa l'1,2% delle foreste tropicali, con perdite maggiori nel centro e Sud-America, e poi in Asia e Africa.
Lo sfruttamento eccessivo delle risorse legnose, il taglio illegale per l'agricoltura estensiva e l'allevamento e il commercio del legname sono le cause principali della perdita di foreste primarie in diverse aree del nostro pianeta, e questo comporta anche un progressivo avanzamento dei processi di desertificazione, che sottraggono suolo fertile anche alle attività agricole tradizionali e quindi impoveriscono sempre di più le popolazioni locali e non solo.
L'Italia rappresenta uno dei maggiori mercati al mondo di legname tropicale, con rilevanti quantità di legname importato in particolare dal Bacino del Congo, dall'Indonesia e Malesia e dal Sudamerica.
Sul mercato europeo rappresentiamo i primi partner commerciali per alcuni Paesi in via di sviluppo e i più grandi mercati in termini di importazioni specifiche, anche da aree dove la deforestazione avanza più rapidamente. L'industria italiana della lavorazione e trasformazione del legname (per arredamento, carta ma anche centrali a biomasse) costituisce un'importante porzione del settore produttivo nazionale con un indotto di miliardi di euro e l'occupazione di centinaia di migliaia di persone.
I paesi in via di sviluppo hanno dimostrato il loro impegno, ma è da Paesi come l'Italia che devono ora più che mai arrivare azioni serie e responsabili - ha affermato Massimiliano Rocco, responsabile TRAFFIC e Timber Trade del WWF Italia - Oggi più che mai l'impegno del Governo e dell'industria del settore deve mirare con atti concreti a rendere il mercato italiano un mercato certificato e sostenibile, dove ci sia un misurabile impegno a contrastare il commercio di legname illegale e a promuovere solo prodotti certificati."
"A metà novembre si riunirà la Plenaria della Partnership Internazionale per la salvaguardia delle foreste del Bacino del Congo (CBFP). Data la grande responsabilità della nostra industria e del nostro mercato sui processi di gestione forestale nel Bacino del Congo, ci aspettiamo che in quel contesto l'Italia faccia un passo serio, attivandosi nella sfida di gestire in maniera sostenibile le foreste di questa parte del pianeta - conclude Massimiliano Rocco del WWF - La nostra industria, che ha concessioni per milioni di ettari di foreste tropicali in quell'area, deve impegnarsi per certificarle entro i prossimi cinque anni e rinnegare così una volta per tutte un mercato illegale che mina gli interessi di noi tutti".