Bogotà/Roma, 26 ottobre - Il conflitto armato si sta intensificando ogni giorno di più in gran parte del territorio del dipartimento di Nariño, nel sud-est della Colombia, dove diversi gruppi armati si fronteggiano per il controllo di un territorio strategicamente importante, anche per la presenza delle coltivazioni di coca. Secondo i dati ufficiali, dall'inizio dell'anno fino alla fine di settembre, più di 12.400 persone sono dovute fugire all'interno del Nariño, una situazione di emergenza che lo Stato colombiano non riesce a gestire. Nella maggior parte dei casi, gli sfollati ricevono poca o addirittura nessuna assistenza nei primi giorni dopo il loro arrivo nei luoghi in cui si rifugiano.
Dallo scorso giugno, Medici Senza Frontiere (MSF) ha assistito le vittime di otto sfollamenti di massa nel dipartimento, dove circa 4mila persone hanno abbandonato le proprie case e sono fuggite in cerca di sicurezza verso i municipi principali. "Assistiamo una popolazione obbligata a fuggire a causa dei continui scontri fra tutti i gruppi armati", dichiara David Cantero, coordinatore di MSF in Colombia.
L'ultima ondata di sfollati ha avuto luogo lo scorso 14 ottobre, quando 234 famiglie, ovvero circa mille persone, sono dovute fuggire dalla zona rurale del municipio di Olaya Herrera e si sono rifugiate in una scuola a 30 minuti di distanza dal municipio principale, senza acqua e con i pochi alimenti che le autorità municipali hanno potuto fornire loro nei primi tre giorni. "E' una situazione che si ripete in continuazione e va ormai ben oltre la capacità di risposta delle autorità a tutti i livelli. Ciò fa sì che siamo piuttosto soli nell'opera di assistenza alla popolazione nei primi momenti della fuga", spiega Ximena Di Lollo, responsabile di MSF per le attività a Nariño.
Gli sfollati hanno dovuto lasciare le proprie case, il lavoro, le attività nei campi e fuggire. In molte occasioni hanno vissuto situazioni drammatiche e sono stati testimoni dell'uccisione di membri della loro comunità. "Quando riescono a rifugiarsi in qualche posto, vivono in luoghi sovraffollati, senza acqua per lavarsi e senza le minime condizioni igieniche e spesso anche senza cibo e acqua potabile. I bisogni degli sfollati sono enormi, soprattutto nei primi giorni della fuga: alimenti, coperte, acqua e igiene. Ma non dobbiamo dimenticarci dell'importanza che riveste l'appoggio psicologico, parte integrante di tutti i nostri interventi", conclude Ximena Di Lollo.
MSF lavora in Colombia dal 1985 e garantisce assistenza umanitaria, medica e psicologica a migliaia di persone colpite dal conflitto. L'organizzazione interviene puntualmente anche in occasione di catastrofi naturali ed epidemie. Attualmente, circa 370 persone lavorano nei progetti che MSF ha attivato nei 13 dipartimenti della Colombia.
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