Dall'UE è venuta una chiusura all'ipotesi di una «revisione delle quote di emissione, e questo comporterà per l'Italia la spesa di un miliardo di euro per quanto riguarda i nuovi impianti». Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo a Lussemburgo, al termine del Consiglio dei ministri dell'Ambiente dell'UE, parlando in merito alla richiesta dell'Italia di aumentare il tetto delle quote di emissione previste per il nostro paese in virtù degli adempimenti al protocollo di Kyoto. «Non condivido - ha detto il ministro, riferendosi ad un colloquio con il commissario all'Ambiente UE Stavros Dimas - questa chiusura netta da parte della Commissione. Noi dobbiamo tornare alla carica con la nuova Commissione UE, i fatti gridano vendetta. In tempi di crisi non possiamo permetterci di dare un miliardo di euro, per esempio, alla Polonia per comprare permessi di emissione». Si tratta, in particolare, di innalzare a 56 milioni di tonnellate i permessi per i nuovi impianti. Il ministro ha richiamato alla ragionevolezza per correggere i tetti, ed ha quindi sottolineato, che l'Italia non mette in discussione gli obiettivi di Kyoto. «Oggi abbiamo dato prova di credere in una società ecoefficiente e non ci tiriamo indietro», ha proseguito il ministro dell'Ambiente che si è detta «scoraggiata» di dover pagare un miliardo di euro per i permessi di un tetto quote deciso dal precedente governo e per meccanismi sbagliati di conteggio di queste quote. D'altronde, ha concluso il ministro «non possiamo impedire l'apertura di nuovi impianti e di questo l'UE deve farsi carico».

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