Secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, quasi il doppio delle donne soffre di disturbi mentali rispetto agli uomini, con concomitante consumo di farmaci. In Italia le donne consumano, in generale, l'8% in più dei farmaci rispetto agli uomini, soprattutto tra i 15 e i 54 anni. Quale la situazione riscontrabile per le donne venete? Di quanti e quali farmaci fanno uso? Perché questa forte tendenza alla medicalizzazione degli eventi stressanti e dolorosi? A indagare lo stato di benessere psicofisico delle donne venete è la ricerca "Stili di vita, stato di salute psicofisica delle donne", promossa dalla Commissione Pari Opportunità del Veneto e realizzata dal Dipartimento di Medicina e Sanità pubblica-Sezione di Farmacologia dell'Università degli Studi di Verona. Obiettivi e risultati dell'indagine saranno presentati al pubblico nel corso di un convegno sabato 24 ottobre presso l'aula magna del Polo Zanotto dell'Università di Verona (viale dell'Università, dalle ore 15.00 alle ore 18.00). Secondo i dati, in Veneto come in Italia le donne hanno una speranza di vita maggiore degli uomini: ma quanto vivono in buona salute psicofisica? È evidente che la qualità della vita dipende anche dalla salute psicofisica: nel 2007 secondo i dati Istat nel Veneto, in particolare, il 54,8% delle donne dai 14 anni in su hanno dichiarato di stare bene o molto bene; in Italia il dato è del 55,5%). A soffrire maggiormente di ansietà cronica o depressione, sempre secondo i dati Istat, sono le donne oltre i 65 anni: rispetto alla media italiana (7,4% del campione), in questo caso in Veneto il dato è leggermente favorevole (6,7%). La ricerca, che ha coinvolto 249 farmacisti e oltre 11.357 donne del Veneto, ha un obiettivo epidemiologico e sociologico per quel che riguarda la salute delle donne, pedagogico rispetto ai farmacisti. Si è voluto anche capire la frequenza e l'impatto degli eventi stressanti (problemi famigliari o affettivi, la morte di chi è vicino, una violenza subìta, aspetti finanziari negativi,?) sulla vita quotidiana delle donne. «Con questa indagine - afferma Simonetta Tregnago presidente della Commissione Pari Opportunità del Veneto - offriamo riflessioni e spunti importanti che possono e dovrebbero essere utili a chi legifera, molto spesso uomini, affinché non trascurino il benessere psicofisico delle donne». Lo studio è stato condotto tra maggio e ottobre 2008. A ciascun farmacista è stato chiesto di intervistare donne a cui fossero stati prescritti ansiolitici e/o antidepressivi (un terzo del campione) e altre a cui non fosse stata prescritta tale terapia, ma che si recavano in farmacia per altri motivi di salute (due terzi). Le intervistate provengono per il 64% da città e grandi paesi e sono quasi totalmente (97%) autosufficienti. L'età media è di 52 anni (la fascia più rappresentata va dai 39 ai 64), il 60% è sposata, il 47% lavora, il 45% è casalinga. Dal punto di vista farmacologico, tra le categorie di farmaci maggiormente assunti emergono quelli per disturbi cardiovascolari, per l'apparato gastrointestinale e metabolismo e per l'apparato muscolo-scheletrico. Tra le donne che si sono presentate con una prescrizione di farmaci ansiolitici e/o antidepressivi, il 48% assume solo ansiolitici, il 33% ansiolitici e antidepressivi e il 19% solo antidepressivi; solo il 26% di loro è supportata da uno psicologo o psichiatra, il 3% da assistenti sociali. La maggior parte donne delle intervistate ha dichiarato di aver affrontato almeno uno o più eventi di vita stressanti nei sei mesi precedenti : rispettivamente il 90% di coloro a cui è stato prescritto un farmaco ansiolitico/antidepressivo e il 74% delle altre. Nell'insieme, il 44% di tutte le donne intervistate ha affrontato la morte (in particolare di un parente stretto), il 43% ha problemi famigliari e affettivi (prevale la grave malattia o l'infortunio di un parente stretto), il 27% ha difficoltà finanziarie, il 6% subisce violenza all'interno della famiglia. L'impatto di tali eventi stressogeni è "molto alto" per il 69% delle donne che assumono psicofarmaci e per il 55% delle altre. «Alla luce dei dati emerge una figura "classica" di donna altruista e dedita alla cura dell'altro - sottolinea Anita Conforti, docente del dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica dell'Università degli Studi di Verona e curatrice dell'indagine -, maggiormente stressata dai problemi delle persone care rispetto ai propri, anche di salute. L'indagine - conclude - intende fornire una via alternativa all'approccio unicamente farmacologico della cura degli eventi stressanti che colpiscono le donne». Elda Baggio, consigliere del Rettore per le Pari Opportunità dell'Università di Verona, afferma: «Oggi manca per le donne una figura o un luogo di ascolto, e questo la fa ritrovare sola con le proprie difficoltà quotidiane. Il medico di base è talvolta sbrigativo e poco attento, ed ecco la ricerca del dialogo con il farmacista». Secondo l'intervista rivolta ai farmacisti coinvolti, il 67% delle donne che si recano in farmacia sono conosciute e le problematiche manifestate sono per lo più problemi con il coniuge o il partner (36%) e conflitti con i nonni nei confronti dei figli (21%). Dal punto di vista medico, poi, richiedono soprattutto informazioni sulle reazioni avverse dei farmaci (31%) e le modalità di somministrazione (26%). Secondo il 70% dei farmacisti le donne "scelgono di non assumere farmaci antidepressivi e ansiolitici antidepressivi prescritti" e per il 71% le donne "scelgono di abbandonare la terapia antidepressiva e ansiolitica in corso". L'indagine rivela che il farmacista è una figura attenta ai bisogni delle donne (ma l'82% del campione dei professionisti è donna), che lamenta la mancanza di un'adeguata privacy nella farmacia e, inoltre, un'adeguata formazione sulla salute mentale. Nel complesso emerge come il farmacista, quale professionista della salute, possa svolgere un ruolo nell'informazione, nell'ascolto e nel consiglio, contribuendo attivamente alla promozione della salute del cittadino. D'accordo anche Elena Vecchioni, vicepresidente di Federfarma Veneto che, sottolineando gli obiettivi dell'iniziativa, aggiunge: «Il 60% dei professionisti e dei collaboratori che lavorano nelle farmacie è donna e anche chi entra in farmacia è per la maggior parte di sesso femminile e madre e moglie e compagna. Perché è la donna a prendersi in carico la salute della famiglia». Il convegno di sabato, condotto da Simonetta Tregnago, presidente della Commissione Pari Opportunità del Veneto, si aprirà alle ore 15.00. Dopo i saluti delle autorità (Michele Tansella, preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Verona, Giovanni Miozzi, presidente della Provincia di Verona, Flavio Tosi, sindaco di Verona, e Marco Bacchini, presidente di Federfarma Verona) interverranno: Giovannella Baggio, dell'Azienda Ospedaliera di Padova, Anna Conforti e Paola D'Incau della sezione di Farmacologia, Dipartimento di Medicina e Sanità pubblica, dell'Università degli Studi di Verona, Margherita Patuzzi e Federico Fantazzini, farmacisti, Gianni Tognoni, del Consorzio Mario Negri Sud, Clara Sereni, scrittrice. A chiudere i lavori sarà l'assessore regionale alle Pari Opportunità e Bilancio Marialuisa Coppola.

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