«Il bosco della Ficuzza è in pericolo», minacciato da una superstrada che lo taglierà in due, scaraventando milioni di metri cubi di cemento in uno degli angoli più belli e incontaminati della Sicilia: parola di ambientalisti, agricoltori e cittadini. L'opera contestata non è nient'altro che la riesumazione di un vecchio progetto della Democrazia cristiana degli anni '70, quelli di Lima e del sacco di Palermo: l'"adeguamento" della statale 118 da Marineo a Corleone, due paesini dell'entroterra palermitano. L'Anas vuole la superstrada a tutti i costi, come il sindaco (e anche deputato) forzista Nicolosi, ma soprattutto la vuole il senatore Schifani, da poco cittadino onorario di Corleone. E hanno un bel dire, i due onorevoli, che si tratta di un'opera «essenziale per la liberazione del Corleonese dalla presenza mafiosa». Per il cartello degli oppositori è solo «uno scempio inutile e costoso».
Uno «scempio» perché l'opera, lunga più di 22 km, prevede 11 viadotti, 12 cavalcavia, 2 ponti, 2 gallerie, svincoli a rotonda e oltre un milione di metri cubi di sbancamenti. Ventidue km che passano per ampi tratti all'interno del bosco, dal 1991 Riserva naturale, interessando anche una Zps e ben due are Sic. «Inutile» perché secondo le simulazioni preparate dal Forum Salviamo Ficuzza con il contributo di docenti ed esperti in materia si risparmierebbero solo 8-10 minuti.
«Costoso» perché l'operazione vale 98 milioni di euro: 12 milioni per ogni minuto risparmiato. Il bosco della Ficuzza tante attenzioni se le merita: è probabilmente uno dei boschi più belli dell'isola, sicuramente il più vasto della Sicilia occidentale, dove è presente l'80% delle specie animali, tra uccelli e fauna selvatica, dell'intera regione. Un bosco che non è solo natura ma anche storia e cultura, da sempre in perfetta simbiosi con l'ambiente circostante. Come ama ricordare l'architetto Carla Quartarone, già collaboratrice del recentissimo Piano regolatore generale del Comune di Corleone, «i siti archeologici sulla Montagna Grande, la reggia di Ficuzza, le chiese, i conventi, le masserie, gli insediamenti rurali sono tutti beni culturali che derivano il loro maggior valore dall'essere immersi discretamente in un ambiente dove prevalgono ancora i segni della natura e quelli antropici aderiscono a questa».
Il progetto dell'"ammodernamento" della Ss 118, conclude l'architetto, è in «contraddizione con il Prg del Comune non soltanto perché tale modifica non è prevista in termini di occupazione di suolo e destinazione d'uso, ma soprattutto perché contraddice l'impalcato complessivo del progetto di piano finalizzato alla valorizzazione del patrimonio culturale e storico e alla salvaguardia del paesaggio agricolo e boschivo, assunti come risorse sulle quali fondare un possibile sviluppo sociale e produttivo del territorio corleonese».
No a cascata arrivano anche da Soprintendenza e Forestale, che hanno bocciato quattro dei cinque lotti in cui è suddiviso il progetto per incompatibilità ambientali e archeologico-paesistiche. In virtù di tali impedimenti l'Anas ha chiesto e ottenuto (con una serie di prescrizioni), il nulla-osta solo per il terzo lotto, cioè quello esterno alle due aree protette. Stando così le cose si comincerà a costruire partendo dal centro, sradicando un filare di pini vecchi oltre settanta anni, senza speranza di poter mai concludere l'opera. Salvo colpi di mano legislativi all'ultimo momento.
Niente però sembra impensierire l'Anas, che tira dritto e rilancia addirittura con un altro progetto (nel frattempo bocciato dalla Regione) nella stessa area, ancora più devastante: il by pass di Marineo, 7,7 km di viadotti e gallerie che attraversano importanti zone archeologiche, per un costo di 150 milioni di euro. E pensare che per sottrarre l'entroterra palermitano dal temibile «isolamento» di cui parlano i fautori dell'opera, un'alternativa ecosostenibile c'è: una bretella di collegamento tra il Corleonese e la veloce Palermo-Sciacca nel tratto tra Corleone e Roccamena. Solo 15 km di tracciato in una zona senza sbalzi altimetri e con un impatto ambientale quasi nullo. Tempo di percorrenza 42 minuti, 8 in meno rispetto al tempo necessario per percorrere la superstrada voluta dall'Anas.
10 novembre 2005
(articolo tratto dal numero di novembre di "La Nuova Ecologia")