Il carattere di crescente complessità dei conflitti globali - nei quali sono coinvolti eserciti nazionali, milizie e insorti - mette sempre più a rischio gli sforzi umanitari, ha affermato oggi l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati António Guterres.
Ricordando le vittime dell'UNHCR in Pakistan all'inizio dell'anno - tre operatori uccisi ed uno rapito e poi liberato - Guterres ha detto che l'attacco agli operatori umanitari "mette a repentaglio non solo l'operazione umanitaria in questione, ma le più profonde fondamenta dell'azione umanitaria".
Aprendo la 60ma sessione del Comitato Esecutivo dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) Guterres ha affermato che in un contesto nel quale il limite che separa il carattere civile da quello militare è molto labile, fornire assistenza umanitaria è "difficile e pericoloso".
Mentre la restrizione dello spazio umanitario rappresenta una delle sfide maggiori che l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati si trova ad affrontare nei paesi in via di sviluppo, Guterres ha evidenziato come invece nei paesi sviluppati le azioni intraprese da alcuni stati per limitare l'accesso dei richiedenti asilo ai loro territori rappresenti una restrizione dello "spazio d'asilo".
L'Alto Commissario ha ricordato che le politiche condotte da alcuni paesi per impedire l'accesso alle procedure di asilo sono in contrasto con il diritto internazionale, mentre altri stati hanno un tasso di riconoscimento di protezione talmente basso da rendere "inutile" l'accesso all'asilo.
Queste prassi si sommano al problema dei richiedenti asilo che "sono alla ricerca di stati dove hanno qualche speranza di veder riconosciuta la loro domanda di protezione internazionale," ha detto Guterres. "C'è assolutamente bisogno di uno spazio di asilo Europeo," ha proseguito l'Alto Commissario.
Guterres ha poi aggiornato i delegati sul processo di riforma che è in corso all'interno dell'UNHCR, mirato, ha detto, a "trovare risorse per proteggere un numero maggiore di persone, salvare più vite e riportare a casa più rifugiati in condizioni di sicurezza e dignità".
Lo staff presso l'ufficio centrale di Ginevra è stato ridotto del 30%, mentre le attività globali sono aumentate di più del 50%, ha riferito Guterres. L'Alto Commissario ha poi evidenziato cinque tendenze globali che, in combinazione con la recessione economica mondiale, stanno moltiplicando e rendendo più profonde le crisi. Crescita della popolazione, urbanizzazione, riscaldamento globale, scarsità di cibo, acqua ed elettricità e migrazioni sono sempre più interconnesse, ha affermato.
Descrivendo un "arco di crisi" che si estende dall'Asia sud-occidentale fino alla regione dei Grandi Laghi in Africa, Guterres ha ricordato che in quest'area si trovano i due terzi dei rifugiati del mondo ed i tre quarti dei 14 milioni e mezzo di sfollati interni assistiti dall'UNHCR nel 2008. Inoltre, la quasi totalità di movimenti di sfollati nel 2009 si sono svolti sempre in quest'area: in Pakistan, Somalia e nella Repubblica Democratica del Congo.
Sebbene nel 2008 siano tornati a casa volontariamente circa 600mila rifugiati, questo dato segna comunque un calo del 17% rispetto ai rimpatri dell'anno precedente e rappresenta il secondo valore più basso di rimpatri negli ultimi 15 anni. "I massicci rimpatri sono in calo a causa delle scarse condizioni di sicurezza in Afghanistan, Sudan meridionale, Repubblica Democratica del Congo e in altri luoghi".
Con il diminuire delle opportunità di rimpatrio e integrazione locale, aumenta la richiasta di opportunità di reinsediamento in paesi terzi. Lo scorso anno l'UNHCR ha proposto più di 121mila rifugiati per il reinsediamento, più del doppio rispetto al 2006. "Sebbene questi rappresentino solo poco più dell'un per cento del numero totale di rifugiati nel mondo", ha detto Guterres, "è comunque un numero già più ampio rispetto ai posti disponibili."
Insieme a Guterres, ha aperto la sessione del Comitato Esecutivo dell'UNHCR Navanethem Pillay, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. La sessione di apertura ha anche dato il benvenuto a Gibuti e alla Moldova, nuovi stati membri del Comitato Esecutivo.
La 60ma sessione del Comitato esecutivo si chiuderà venerdì 2 ottobre.