In Italia il lavoro nero sottrae un gettito di 100miliardi di euro: un costo per le finanze pubbliche dai risvolti sociali gravissimi anche in termini di usura e precarietà.
Una ricerca dell'Ires basata su dati dell'INAIL, dell'Istat e del ministero dell'Economia ROMA - In Italia l'economia sommersa oscilla intorno al 17 e il 19% del Pil. Tradotto in termini monetari: vengono sottratti al sistema economico fiscale intorno ai 240-279 miliardi di euro.
Una cifra che, secondo il ministero dell'Economia, corrisponde a una perdita di gettito di 100 miliardi l'anno, ossia più del 15% del totale delle entrate fiscali raccolte.
E la gravità del fenomeno cresce nel tempo: in soli cinque anni la ricchezza nascosta al fisco è aumentata del 30% e l'evasione accumulata ha superato i 400 miliardi di euro, un ammontare pari alle risorse impegnate nello stesso periodo nel servizio sanitario nazionale e che supera quelle per l'istruzione.
Sono questi alcuni dei dati che emergono dal report "Emersione e legalità per un lavoro sicuro" realizzato dall'Ires, in collaborazione con l'università Link Campus e presentato ieri a Roma all'interno del progetto "In regola". L'indagine - che utilizza dati Istat, INAIL e del ministero dell'Economia - fotografa la situazione italiana per fornire un'interpretazione delle interrelazioni tra legalità, emersione e sicurezza del lavoro. In totale sono 5.544 le attività lavorative svolte in maniera irregolare, pari a 2.951mila occupati a tempo pieno.
Rispetto ai settori di attività negli ultimi anni il sommerso sta interessando soprattutto il settore dei servizi che assorbono il 76% del lavoro irregolare, l'intero aggregato del manifatturiero rappresenta, invece, il 6,5% del totale, a cui va aggiunta la quota delle costruzioni (7,3%) e dell'agricoltura (9,8%).
A livello geografico il fenomeno si concentra maggiormente al sud che assorbe il 45% del totale contro il 18% del centro e il 37% del nord.
Tra le regioni la maglia nera spetta alla Calabria con il 27% di diffusione del fenomeno e numeri sull'occupazione irregolare che continuano a crescere (+7 nel periodo 2001-2005). Un altro aspetto messo in risalto dal report riguarda i costo sociali ed economici dell'illegalità in Italia. In totale secondo l'indagine sono 160mila le vittime di estorsione con un costo stimato di 9 miliardi di euro. E 180mila le persone finite nel giro dell'usura, con un giro di affari di circa 15 miliardi di euro.
Per quanto riguarda invece la sicurezza dei lavoratori, i soggetti più a rischio restano i giovani. Emerge, inoltre, che anche la precarietà contrattuale si correla con una salute precaria, nel triennio 2005-2007 sono aumentati infatti gli infortuni agli atipici: il 22% in più ai danni dei parasubordinati e +35% quelli ai danni degli interinali.
Per quanto riguarda la zona di Roma, infine, nonostante un andamento positivo del mercato del lavoro si registra un abbassamento del livello di sicurezza: se tra il 2007 e 2008 è diminuito a livello nazionale il numero di infortuni sul lavoro del 4,1%, nella Capitale il dato è in controtendenza con un +0,3%.
Ed è proprio per contrastare questo fenomeno che questa mattina la Provincia di Roma ha lanciato"In regola", un progetto formativo che coinvolgerà le aziende e le pubbliche amministrazioni sui temi della salute e sicurezza dei lavoratori.
Gli interventi prevedono corsi gratuiti e autodiagnosi interne per valutare l'idonetità dei propri modelli organizzativi e di gestione. Inoltre sarà possibile fare formazione anche in rete attraverso corsi on line resi disponibili sul portale creato appositamente per il progetto.
Nell'ambito dell'iniziativa è stato realizzato anche il film "Lavoro Brado", che verrà proiettato nelle cinque province del Lazio.