Puntuale alla vigilia dell'apertura delle scuole, arriva il monito della Congregazione vaticana per l'educazione cattolica: l'ora di religione deve essere dedicata esclusivamente all'insegnamento della religione cattolica e alla sola Chiesa spetta il compito di definirne i contenuti autentici. Non solo, ma l'ora di religione dovrebbe essere materia scolastica a tutti gli effetti, alla pari delle altre.
Una presa di posizione che, negli intenti delle gerarchie ecclesiastiche, dovrebbe metter fine alla discussione apertasi dopo la recente sentenza del Tar del Lazio, che ha visto anche parte del mondo cattolico interrogarsi sull'opportunità di continuare a prevedere nella scuola pubblica l'insegnamento di una sola religione quando la nostra società e la stessa comunità scolastica stanno diventando sempre più multietniche e multiculturali. Una situazione che la stessa rivista di dialogo interreligioso Confronti considera "un'anomalia, che può diventare discriminazione, controproducente ai fini dell'integrazione".
Imporre alle scuole pubbliche l'insegnamento di una solo dottrina religiosa, per di più con la piena dignità di materia curriculare e con personale scelto direttamente dall'autorità ecclesiastica, è una pretesa irricevibile per uno Stato che voglia dirsi laico ed aconfessionale come prescrive la nostra Costituzione.
Riteniamo invece che sia compito della scuola pubblica fornire alle nuove generazioni elementi di conoscenza critica e comparata delle diverse religioni che oggi caratterizzano la composizione plurale delle nostre comunità.
La convivenza e l'integrazione di cui la stessa Chiesa Cattolica giustamente si fa promotrice passano anzitutto attraverso l'incontro e la conoscenza reciproca fra le persone e le culture diverse di cui sono portatrici. L'educazione interculturale è il primo strumento, con cui provare - a partire dalla scuola - ad arginare il pregiudizio e il rifiuto dell'altro che stanno producendo nel Paese manifestazioni preoccupanti di discriminazione e di razzismo.