Aumentano nel nostro paese gli uomini che scelgono come professione la responsabilità della cura della casa. Tutti gli aspetti di questo emergente fenomeno sociale sull'ultimo numero di "Dati INAIL"
ROMA - Dapprima ci fu il "mammo", brutta definizione per indicare il padre dedito al lavoro di cura dei figli. Adesso - ma l'espressione, in questo caso, è più calzante - arriva il "casalingo": ovvero, il maschio italiano che sceglie, o accetta, come propria mansione professionale quella di prendersi cura della casa.
Che questo sia attribuibile alle pari opportunità, ai nuovi modelli familiari che si stanno affermando nella società o a motivi più prosaici legati alla dura recessione economica, poco importa. Fatto sta che il popolo dei casalinghi nel nostro Paese sembra sempre più numeroso. Come evidenziato nel numero di giugno di "Dati INAIL", secondo l'Istat nel 2008, in Italia, su un totale di oltre 8 milioni di casalinghe/i, gli uomini sono ormai 49mila (20mila dei quali al Sud, 19mila al Nord e 10mila al Centro).
A conferma di questo andamento - si legge nella pubblicazione - "anche il fatto che l'INAIL, dal canto suo, abbia assicurato nello stesso anno (limitatamente ai 18- 65enni che svolgono, in via non occasionale e gratuita, lavoro finalizzato alle cure familiari e domestiche) 24.259 uomini, l'1,1% dell'intera categoria tutelata (circa 2,2 milioni), un'incidenza cresciuta del 20% rispetto al 2001, anno di inizio dell'obbligo assicurativo".
La metà dei casalinghi abita al Nord, il 33% al Sud e il restante 17% al Centro. Le regioni con la più alta presenza di questi lavoratori, invece, sono la Lombardia (oltre 4 mila assicurati), la Sicilia, l'Emilia Romagna e il Lazio (aree dove si superano le 2 mila unità). A motivare l'obbligo assicurativo è il rilevante rischio che questa categoria corre tra le mura domestiche, dovuto alle attività fisiche pesanti o ripetitive, all'utilizzo di elettrodomestici e al contatto con sostanze pericolose: fattori che comportano spesso, per distrazione o accidentalità, infortuni anche gravi.
Ed è proprio in relazione agli incidenti di una certa entità - con invalidità permanente almeno del 27% o morte - che la tutela indennitaria dell'INAIL interviene liquidando una rendita. "Allo stato attuale sono pervenute all'Istituto oltre 10mila richieste di prestazioni, di cui, a tutto il 31.12.2008, risultano 446 indennizzate (di cui 9 ad uomini), soprattutto per fratture agli arti a seguito di caduta, con un grado medio di menomazione permanente del 38% ed interessanti, prevalentemente, ultra- 55enni", conclude l'articolo di Dati INAIL. "Delle 22 rendite costituite a seguito di un evento mortale una ha riguardato un casalingo".