Le catastrofi naturali costano allo Stato due miliardi all'anno. Un impegno che, in un paese con un territorio in gran parte a rischio, potrebbe essere sostenuto più efficacemente con una polizza coperta a livello comunitario. Per un appartamento medio il costo sarebbe di circa 150 euro annui.
Il terremoto che ha colpito l'Abruzzo ha provocato danni stimati in circa 2-3 miliardi di euro per le sole abitazioni civili, dei quali solo 300 milioni circa saranno versati dai gruppi assicurativi. È un dato che attesta la scarsa penetrazione delle polizze contro gli eventi catastrofici, una problematica che verrà affrontata nel corso di un dibattito dal titolo Strumenti di prevenzione e protezione contro le calamità naturali, organizzato da Antonio Coviello, ricercatore dell'Istituto di ricerca sulle attività terziarie del Consiglio nazionale delle ricerche (Irat-Cnr) e docente di Marketing assicurativo alla II Università di Napoli. All''incontro - che si terrà proprio in Abruzzo, a Castel di Sangro (Aq) presso il Museo Aufidenate nell'ex Convento della Maddalena, il prossimo martedì 18 agosto alle ore 18.00, sono previsti gli interventi dell'europarlamentare Aldo Patriciello, del deputato Stefano Caldoro, di alcuni Sindaci dei comuni colpiti dal recente sisma e di esperti della materia.
"Attualmente non esiste una legge che imponga allo Stato l'indennizzo dopo una calamità", specifica Antonio Coviello, "i governi varano provvedimenti specifici, ad esempio tassazioni una tantum, per reperire le somme necessarie a effettuare gli interventi di soccorso alle strutture private, oltre che a quelle pubbliche. Né, a livello legislativo, è stato mai formalizzato un criterio sulla base del quale distribuire gli indennizzi. Peraltro, in un paese particolarmente esposto alle calamità naturali come l'Italia, il procedimento di valutazione e risarcimento che inizia con la dichiarazione dello 'stato di emergenza' e finisce con la distribuzione delle risorse attraverso gli enti locali è risultato spesso lungo, inefficace e complesso".
Secondo i dati ufficiali del ministero dell'Ambiente, sono a 'rischio elevato' l'89% dei comuni umbri, l'87% di quelli lucani, l'86% in Molise, il 71% in Liguria e Val d'Aosta, il 68% in Abruzzo, il 44% in Lombardia. Come riferisce il Centro Studi AssicuraEconomia.it, oltre la metà degli italiani vive in aree soggette ad alluvioni, frane, smottamenti, terremoti, fenomeni vulcanici. Ad oggi, però, la domanda degli italiani per questo tipo di polizze è molto ridotta, specie in confronto a Stati Uniti e Giappone; ad essere assicurate contro le calamità naturali sono soprattutto le aziende medio-grandi, una parte di aziende medio-piccole e pochissimi privati cittadini.
"Un'adeguata copertura assicurativa", spiega Coviello, "consentirebbe, invece, di far coprire i danni ai beni privati dalle compagnie del settore, lasciando all'intervento dello Stato solo le spese di primo soccorso e di ripristino delle opere e delle infrastrutture pubbliche". Così come avviene nei ventuno paesi che hanno già previsto un sistema pubblico o parzialmente privatizzato di assicurazione contro le calamità naturali: tra questi, Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Francia, Germania, Giappone, Spagna, Messico, Turchia e Romania.
E' stato calcolato dall'Ania (l'associazione che raggruppa le imprese assicuratrici in Italia) che se le coperture diventassero obbligatorie, la stima dei premi per un'assicurazione sull'abitazione contro il terremoto costerebbe intorno ai 150 euro annui, per un appartamento medio di 100 mq. Secondo le stime del Dipartimento della Protezione civile, dal 1997 al 2003, i danni materiali provocati in Italia da calamità naturali, ammontano a circa 32 miliardi di euro. Nel complesso, i danni ad abitazioni sono circa il 30% del totale una media che va dal 56% in caso di eventi sismici al 6,5% per alluvioni e frane.
Nel solo decennio 1994-2004, per tamponare i danni di alluvioni, terremoti e frane più gravi, lo Stato si è esposto per 20.946 milioni di euro, circa due miliardi all'anno, cui va aggiunto un altro miliardo e mezzo complessivo di interventi 'minori'. "Si è più volte tentato di mettere a punto uno strumento assicurativo che rispondesse al problema dei risarcimenti inerenti a tali eventi", spiega Coviello, "ma finora mancano le condizioni economiche per un intervento da parte delle compagnie, giacché i rischi economici sono molto elevati.
La soluzione potrebbe essere 'spalmare' il rischio a livello comunitario, con una copertura pubblica europea di ultima istanza". Ad esempio, si potrebbero attivare polizze Catastrophe cover, ricorrendo a un consorzio obbligatorio europeo di riassicurazione che potrebbe assumere anche un ruolo di monitoraggio dei rischi, mediante un proprio corpo peritale. Le polizze andrebbero infatti parametrate sulla probabilità di accadimento nei diversi contesti territoriali, utilizzando sia le ricerche scientifiche, sia le serie storiche disponibili, in particolare per i terremoti.
"Si potrebbero così ipotizzare quattro livelli di intervento: franchigia a carico dell'assicurato, intervento dell'assicuratore diretto, intervento del riassicuratore privato e, solo in ultima istanza, intervento dello Stato", conclude il ricercatore Cnr.