Enel ed Electricitè de France si accordano per costruire quattro centrali nucleari in Italia: l'opinione di Italia Nostra

Perché è possibile rinunciare al nucleare
documento preparato da Giovanni Zenucchini

Il Governo italiano intende costruire nuove centrali elettriche, anche nucleari: non ci persuade che la strada scelta sia quella giusta. Il risparmio energetico, immediatamente applicabile, è sempre più trascurato. La formula: più efficienza energetica - minore impatto sull'ambiente - minori costi da sostenere per il sistema Italia, sembra essere stata cancellata. Situazione dell'Italia.
La capacità di produzione di energia da diverse fonti (petrolio, carbone, metano...) viene misurata come se fosse prodotta da petrolio, in MTEP, che significa "energia rilasciata dalla combustione di un milione di tonnellate di petrolio". L'energia disponibile in natura, che chiamiamo "energia primaria", per molti utilizzi deve essere trasformata in una forma diversa: la più frequente è l'energia elettrica. Questa trasformazione è realizzata nelle centrali elettriche.
Non tutta l'energia primaria si trasforma in elettrica, ma una parte diventa calore (sottoprodotto che pur non voluto è disperso nell'ambiente). Ad esempio, in Italia nel 2005, a fronte di 143 MTEP di consumi finali, l'energia primaria è stata di 194 MTEP. La differenza di 51 MTEP (il 26 %), si è persa subito come calore immesso nell'ambiente, durante questa prima trasformazione. Anche l'energia utilizzata per i consumi finali (i 143 MTEP di cui sopra) quando viene utilizzata, per la maggior parte diventa calore.
Risulta evidente che per diminuire il calore immesso nell'ambiente si deve diminuire l'energia primaria consumata. Azioni possibili Confindustria ha commissionato al Centro di Ricerca del CESI (ex Enel, specializzato nel campo) lo studio dei risparmi energetici possibili in Italia.
I risultati, pubblicati nel 2007, sono stati sorprendenti: su 143 MTEP, si sarebbero potuti risparmiare 30 MTEP. Secondo lo studio, 30 MTEP corrispondono all'energia primaria richiesta in un anno da un gruppo di centrali termoelettriche a ciclo combinato, funzionanti 5.500 ore all'anno, di potenza totale di 35.000 MW, che fornirebbero oltre 190 TWh cioè 190 miliardi di chilowattora all'anno). Aggiungiamo noi: se le centrali avessero una taglia di 800 MW, sarebbero una quarantina.
Queste centrali non servirebbero più. In realtà, il risparmio riguarderebbe tutte le forme di energia e non solo quella elettrica, perciò il calo possibile del numero di centrali elettriche sarebbe inferiore.
L'aggiornamento dello studio CESI nel 2008 e nel 2009 ha indicato ulteriori possibili risparmi:
a - automazione dei processi industriali a ciclo continuo = 5 MTEP/anno.
b - controllo degli impianti negli edifici, ottimizzato e finalizzato al risparmio = 6 MTEP/anno.
Altri settori sono ancora "sotto esame": per questi il CESI si riserva degli approfondimenti.
Italia nostra pensa esistano anche altre possibilità di miglioramento, non valutate dallo studio, che potrebbero dare risultati interessanti: c - rinnovamento delle vecchie centrali: una centrale termoelettrica ha un rendimento di trasformazione non superiore al 55%, nelle condizioni migliori e se l'impianto è recente.
Una centrale costruita dieci anni fa ha rendimento del 35%: il rinnovo l'accrescerebbe del 20%. Ulteriore vantaggio: si riuscirebbe ad utilizzare buona parte degli impianti ed aree esistenti senza invadere nuovo territorio e diminuendo contemporaneamente, a parità di energia prodotta, l'inquinamento. Sembra che questa sia la strada scelta dalla Regione Lombardia.
Per inciso, la differenza fra le centrali termoelettriche a gas, carbone, petrolio e quelle nucleari sta nel tipo di combustibile: il resto dell'impianto (turbine, alternatori, trasformatori, linee ecc.) è uguale, così come il rendimento e perciò il calore disperso nell'ambiente. d - aumento dell'efficienza del trasporto dell'energia lungo le linee elettriche. Le "perdite" di energia calerebbero se i "carichi elettrici" venissero rifasati, termine tecnico che indica che le linee potrebbero essere utilizzate meglio. Un rifasamento con un cos fi non inferiore a 0.95 darebbe un possibile risparmio fino a circa 0.25 MTEP/anno (stima Enel), 0.4 MTEP/anno (stima ANIE); e - utilizzo diretto di combustibile nei processi termici industriali, invece dell'energia elettrica. Ciò eliminerebbe le perdite di trasformazione dell'energia delle centrali termoelettriche.
Per ottenerlo basterebbe variare in modo appropriato le tariffe del gas e dell'energia elettrica. Queste ultime "politiche", se applicate, porterebbero ad un ulteriore e consistente risparmio, anche rispetto a quanto indicato nello studio del CESI del 2007. Costi e tempi di realizzo di una centrale nucleare Una centrale nucleare da 1720 MWe, simile a quelle prospettate dal Ministero delle Attività Produttive, è in costruzione dal 2005 in Finlandia, a fianco di una esistente: la data prevista di messa in servizio è già slittata dal 2009 al 2012. La stima del costo, previsto inizialmente in 3 miliardi di euro, è già lievitata prima a 4.5 miliardi, poi a 5.5.

Proposte e conclusioni
Il nucleare è una forma di generazione di energia concentrata, in mano alle grandi aziende energetiche. Invece le rinnovabili sono fonti distribuite, vicine alle utenze e gestibili da queste: la loro diffusione ne permetterebbe la riduzione dei costi e una maggiore competitività. Investire massicciamente nel nucleare significa non avere più risorse per il risparmio energetico, il miglioramento del rendimento energetico e la diffusione delle fonti rinnovabili.
Significa anche usufruire dei primi (incerti) benefici fra una decina d'anni, rimanendo dipendenti dall'uranio, lasciando un colossale, irresponsabile debito alle generazioni future per i costi di dismissione e conservazione delle scorie.
Investire invece in risparmio e nel miglioramento dell'efficienza permetterebbe di cogliere i risultati in tempi brevi, senza dipendenze, con ricaduta positiva sull'economia e sul lavoro, impegnando migliaia di piccole imprese anche italiane.
L'Italia immette ogni anno nell'ambiente il calore equivalente a quello prodotto bruciando 194 milioni di tonnellate di petrolio. Più che produrre ulteriore energia, è essenziale che l'Italia persegua il risparmio energetico. Forse Confindustria ne è convinta . Riusciremo a convincere anche il Governo?

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