Roma - Medici Senza Frontiere è intervenuta giovedì scorso al molo di Lampedusa per visitare i cinque migranti eritrei, fra cui una donna, sopravvissuti a un lungo e tragico viaggio in mare in cui hanno visto morire i propri compagni. Drammatici i racconti dei migranti. Hanno raccontato ai nostri operatori che due donne che viaggiavano con loro avrebbero partorito nel gommone e gettato in mare i bambini nati morti, dopo qualche giorno anche le madri sono decedute.
L'equipe di MSF ha realizzato il triage medico registrando le pessime condizione di salute dei migranti. "Avevano estremo bisogno di assistenza medica. Erano tutti in stato di forte shock emotivo - racconta Licia Pera, infermiera di MSF - con dolori osteoarticolari che non permettevano loro di camminare, bassa pressione e mancanza di forze, dermatite irritativa, ustioni su glutei e arti inferiori, segni di disidratazione e dolori addominali". Tali patologie sono legate alle proibitive condizioni di viaggi che per aggirare i pattugliamenti in mare, in risposta a politiche sempre più restrittive, si fanno sempre più pericolosi con rotte più lunghe, come mostra quest'ultimo episodio.
In quanto organizzazione sanitaria indipendente, lo stato di salute dei migranti è la prima preoccupazione di MSF. Per questa ragione è indispensabile che i migranti vengano visitati immediatamente a Lampedusa e non trasportati altrove, con il rischio di compromettere seriamente il loro già precario stato di salute.
I pochissimi sbarchi a Lampedusa degli ultimi tempi non possono far dimenticare le condizioni dei migranti che non arrivano sull'isola. La preoccupazione di MSF è dove siano i migranti e che cosa accada loro adesso, ovunque si trovino, in mare o in terra, come vengano trattati effettivamente, quale sia il loro stato di salute e se venga dato loro accesso alle procedure per richiedere eventuale asilo. L'attuale strategia dei respingimenti verso la Libia, paese che non aderisce alla Convenzione di Ginevra sui Rifugiati del 1951, pone tale interrogativo.
I migranti, comprese donne e bambini, affrontano lunghi viaggi in fuga da violenza, conflitti e povertà estrema e in cerca di rifugio. Dopo il deserto, il Mar Mediterraneo e l'isola di Lampedusa rappresentano solo l'ultima parte del tragitto che può durare mesi. Il Corno d'Africa, una delle zone più povere e instabili del mondo, è tra le principali aree di provenienza. Nel 2008 il 33% dei migranti sbarcati a Lampedusa proveniva proprio dal Corno d'Africa. MSF lavora in molti dei paesi d'origine da cui i migranti partono e può testimoniare delle dure condizioni di vita da cui queste persone fuggono: non hanno altra scelta che rischiare la vita nel tentativo di arrivare in Europa. La Somalia nel corso del 2009 sta registrando un grave peggioramento della situazione con conseguenze drammatiche per la popolazione.
MSF, in maniera indipendente, ha garantito dal 2002 visite mediche d'emergenza gratuite per i migranti che arrivano sull'isola di Lampedusa. I progetti di MSF sono finanziati dai fondi provenienti da donatori privati e non da fondi pubblici.
Oltre che in Italia, MSF svolge progetti di assistenza ai migranti in Malta, Grecia, Francia, Marocco, Yemen, Iran, Sudafrica e Thailandia.