"In Sicilia il 63% del litorale e' occupato dal cemento. Se si aggiungono i nuclei edificati non continui si arriva al 74%. Soltanto il 18% e' libero dal cemento, mentre il restante 8% risulta parzialmente occupato (da sole infrastrutture costiere o da piccoli nuclei edificati non continui). L'edificato costiero destinato all'uso vacanza è in media di 149 abitazioni per chilometro''. Questa la sintesi di uno studio effettuato dal WWF nel 1996. A 13 anni di distanza, ripercorrendo quegli stessi tratti costieri il WWF ha analizzato 27 aree lungo tutto il periplo dei litorali siciliani, corrispondenti a circa 150 km di costa, aree che nel 1996 erano state ritenute meno compromesse o integre. Il dato che emerge è quello di una preoccupante tendenza che ha aumentato la pressione sulle coste ed ha intaccato zone preziose che bene si sarebbe fatto a preservare. Una tendenza che va fermata con decisione con gli strumenti legislativi, e non solo, di cui la Regione Sicilia dispone.

La maggior parte delle aree analizzate risultano interessate da edifici in muratura sino a ridosso delle spiagge, delle dune o sopra la costa rocciosa con piscine, aree industriali, lidi con finalità stagionale che nel tempo sono diventati strutture permanenti, parcheggi realizzati anche sulla battigia, importanti impianti serricoli, accessi a mare in cemento costruiti sulla roccia, campi da golf. A questo si aggiungono vistosi fenomeni di degrado come per esempio strutture turistiche stagionali fatiscenti e semi abbandonate, piccole discariche, anche di inerti, cumuli di immondizia, aree incendiate non ripristinate o rinaturate, sversamenti di fognature in mare

"Stiamo lanciando un allarme e chiediamo al Presidente dalla Regione Sicilia di farsi garante di un vero e proprio patto per le coste - dichiara Gaetano Benedetto co-direttore generale del WWF Italia - Non si tratta solo di verificare la regolarità degli insediamenti e procedere all' abbattimento delle opere abusive, cose queste obbligatorie e necessarie, quanto aprire una nuova stagione di gestione territoriale che estenda la tutela e avvii il recupero e la rinaturazione dei tratti più compromessi.
A tale proposito bene farebbe la Regione Sicilia a prendere in considerazione l'estensione del limite di inedificabilità sulle coste portandolo ad almeno 1000 metri così come ha fatto la Sardegna con risultati positivi che sono sotto gli occhi di tutti.

Con la speranza che non si arrivi a a mettere in discussione l'ipotesi dell'assessore al turismo Nino Strano che va invece nella direzione diametralmente opposta visto che vorrebbe aprire la possibilità di nuove strutture all'interno della fascia di 150 metri dal mare protetta dalla normativa regionale. Esprimiamo poi tuta la nostra più viva preoccupazione per il redigendo Piano casa regionale, e pertanto chiediamo che si preservino assolutamente le aree protette e la fascia costiera almeno nei 150 metri dalla battigia. Strumento fondamentale sarà poi il Piano paesaggistico (ed i relativi piani d'ambito) che non solo dovrà prevedere forme di tutela più coerenti, ma che dovrà creare i presupposti per un'azione pianificatoria dei Comuni che eviti nuove costruzioni o concessioni lungo le coste. È inoltre importantissimo" conclude Benedetto "che si rendano operativi i piani di gestioni delle aree protette di livello comunitario (SIC e ZPS) che insistono sulla fascia costiera dando così un chiaro segnale di attenzione e di inversione di tendenza rispetto ad un atteggiamento istituzionale troppo spesso eccessivamente lassista".

Quanto sia andato perduto in termini di suolo libero, di biodiversità, di habitat preziosi è testimoniato anche da una galleria di foto satellitari che raffrontano lo stesso segmento di costa nel 2000 e nel 2006.

"La costa siciliana e in molte parti sottoposto a fenomeni di erosione dovuti non solo alle infrastrutture sulla terraferma e in mare, ma anche a ciò che avviene a grandi distanze come l'alterazione dei corpi idrici e delle aree di impluvio (cementificazione, alterazione della stabilità dei pendii, incendi), con grave perdita in termini di biodiversità - dichiara Anna Giordano del WWF Italia. "Vi sono alcuni casi emblematici che danno il senso della trasformazione - dichiara Pier Francesco Rizza, Presidente del WWF Sicilia.

Ad esempio Torre Verdura, Sito di interesse comunitario, dove è stato è stato realizzato un golf resort, con opere anche in difformità al parere reso dall'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente, e edifici quasi a ridosso dell'arenile. Letojanni, dove si notano strutture posizionate sulla battigia, molte delle quali a ridosso della strada litoranea e verso S. Alessio numerosi edifici che risultano più prossimi alla linea di costa. In ultimo Gela, dove il tratto Marina di Acate - Scoglitti risulta occupato ininterrottamente da una distesa di serre, che si prolungano verso la battigia, spezzando quasi incessantemente le dune"

Tratto da Torre Verdura a Secca Grande
Nel tratto ricadente nel SIC Foce del Verdura (cod. ITA 040003) è stato realizzato un golf resort, con opere anche in difformità al parere reso dall'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente (al quale il WWF aveva chiesto il rigetto del progetto). Nelle aree più limitrofe a Seccagrande risultano alcuni edifici quasi a ridosso dell'arenile, e numerose piste in terra battuta parallele alla linea di costa, sempre in prossimità dell'arenile ma non invadenti il medesimo.

Il tratto ricadente sia nel SIC che a nord dello stesso è completamente distrutto dalla realizzazione del golf resort, spiaggia inclusa, rilevabile anche nelle foto aeree del programma google earth (foto 30 settembre 2006).
A sud della foce del fiume Verdura, in direzione di Seccagrande, appaiono diverse piste di penetrazione terra/mare. Scendendo verso sud (in direzione di Seccagrande), si rilevano alcune costruzioni sulla terraferma, che potrebbero essere villaggi turistici o lottizzazioni.

Ed in particolare, poco a nord di Seccagrande, non direttamente sulla linea di costa, già dal 2001 si nota una edificazione molto ampia dove si rilevano campi sportivi, piscine, edifici e strade di accesso al mare. Alcune strutture che si osservano in alcune foto e non in altre, fanno presupporre che siano strutture amovibili, di utilizzo stagionale.

Tratto da Gela a Punta Zafaglione Nel tratto a sud di Marina di Acate fino a Scoglitti è una distesa infinita di serre, che seppur non occupino tutte direttamente l'intera battigia, si nota chiaramente che dalla terraferma si prolungano verso di essa spezzando quasi incessantemente le dune. Lo stesso fenomeno si osserva anche a nord del fiume Dirillo, in direzione Gela, dove l'occupazione della linea di costa da parte delle serre è estremamente invadente e diffusa, ben oltre la strada che costeggia il mare. Solo pochi tratti si salvano da questa aggressione, per poi ricominciare, ed è possibile osservare come erano le coste prima di questa invasione: si possono notare infatti - nei tratti superstiti - sia le dune che notevoli coperture arbustive alofile che si innescano sulle dune e trattengono la sabbia contribuendo al consolidamento delle stesse.
Poco prima dell'area di pertinenza della Centrale Termoelettrica di Gela (che dalle foto del 2000 risultano ancora completamente naturali, mentre già nelle foto aeree di Google earth del 2001 appaiono stravolte) si osservano lembi ancora intatti di tali formazioni dunali e relativa macchia. Per assurdo, il tratto di pertinenza della Centrale - ad eccezione delle opere a servizio del medesimo - risulta quello più integro (per modo di dire) lungo la costa con un minimo di conservazione della battigia e relative caratteristiche della zona (dune e macchia alofila).

Si fa presente che l'area devastata dalle serre era IBA già nel formulario del 1989, successivamente ridimensionata e infine, al momento dell'istituzione di pSIC/SIC e ZPS, è stato stralciato il sito occupato dal petrolchimico, e ridotta la dimensione del SIC e dello ZPS, sia lungo la costa che all'interno.
Attualmente risultano completamente occupate da serre, parti notevoli del SIC cod. ITA 050001, dello ZPS cod. ITA 0500012. Tratto da Letojanni a Punta Sant'Alessio Secondo le foto aeree della guida De Agostini (2003), alcuni tratti della spiaggia ricadenti nell'area del centro abitato di Letoianni sono stati occupati da materiale di scavo per occupazione temporanea, alla destra idraulica del torrente S. Filippo (parte settentrionale del paese). Dalle foto aeree di Google earth (2006), il sollevamento del piano di campagna mediante terra da riporto è rimasto, e si osserva una pista di penetrazione verso la spiaggia. Probabilmente viene anche adibita a parcheggio durante i mesi estivi.

Sempre dalle foto aeree di Google Earth risultano molti lidi nel tratto di costa prospiciente l'abitato di Letojanni, con strutture posizionate sulla battigia, molte delle quali a ridosso della strada litoranea. In alcune foto si nota che solo poche di queste strutture risultano smontate in ottobre (2005), altre risultano invece presenti.
A metà strada tra Letojanni e Capo S. Alessio si notano delle costruzioni omogenee a ridosso della battigia, e strutture tipo bungalow, presenti in entrambi i rilevamenti (2003 e 2006). In linea di massima la collocazione appare in linea con l'abitato di Letojanni, non si può dire che abbiano occupato effettivamente l'arenile, posizionandosi a ridosso del medesimo. Tali strutture risulterebbero essere il camping Paradise di Letojanni.

Poco più a nord si rilevano altri elementi di grandi dimensioni, con evidente movimento terra e apporto di materiale che risulta disomogeneo rispetto all'arenile, con piste di accesso alla battigia. Avvicinandosi verso S. Alessio, risultano presenti diversi edifici che risultano più prossimi alla linea di costa, così come appare una lottizzazione omogenea, al di qua della linea ferrata che solitamente in questo tratto di costa segna una demarcazione netta tra l'edificato e l'ambiente naturale.
Su Google (ultimo rilevamento novembre 2005), in relazione a quest'ultima, appare la scritta "Laguna Fondaco Parrino, club vela" (il nome deriva da una scogliera limitrofa) Sull'entroterra, all'altezza di Capo S. Alessio, è stato realizzato un complesso denominato "Capo dei Greci" che - pur rimanendo distante dalla costa - ha realizzato (rilevamento fotografico Google earth, novembre 2005) aree a servizio della clientela sulla costa rocciosa, con piattaforme fisse, molto ampie e dislocate lungo quasi tutta la lunghezza della scogliera, al pari di diversi accessi al mare (almeno quattro) con cemento.
La presenza della Strada statale 114 e della linea ferrata rende in genere molto poco agevole l'accesso alla costa al di fuori del centro abitato e degli agglomerati sorti negli anni, grazie anche alla morfologia del territorio terrestre, impervia e con quote anche elevate a ridosso della costa, e ciò ha probabilmente impedito lo sviluppo urbano o di strutture stagionali legate alla balneazione, se non nei tratti ricadenti in ambito urbano (Letoianni, S. Alessio).

Oltre alle edificazioni segnalate sull'area costiera fuori dai centri abitati, si rileva che l'entroterra è costellato di numerose nuove lottizzazioni, sbancamenti, cave.

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