"Non bisogna stupirsi se l'Italia dovrà pagare per aver sforato gli obiettivi fissati con il Protocollo di Kyoto e le politiche UE, piuttosto è importante concentrare gli sforzi per invertire la rotta, iniziando a ridurre le emissioni per evitare di continuare a pagare multe diminuendo l'impatto pure sul Clima. Sarebbe inoltre opportuno che qualcuno si assumesse la responsabilità per aver ritardato gli interventi che avrebbero permesso di evitare questa situazione".
E' questo il commento di Edoardo Zanchini, responsabile energia di Legambiente sui costi di Kyoto.
L'Italia, che deve recuperare il proprio sforamento rispetto agli obiettivi fissati dal Protocollo di Kyoto (-6,5% rispetto al 1990, mentre siamo a +9%), continua a rappresentare una anomalia Europea. E' l'unico grande Paese che non ha una politica per ridurre le emissioni di CO2, e neanche con la ratifica del Pacchetto europeo, il cosiddetto 2020 avvenuta lo scorso Dicembre, ha ancora messo in campo alcun provvedimento. Del resto il Governo Berlusconi - denuncia Legambiente - aveva scommesso sul fallimento di Kyoto contando sulla promessa di Putin che non lo avrebbe mai ratificato. Ma anche dopo la firma di Putin, e la conseguente entrata in vigore del Protocollo, e perfino dopo l'introduzione da parte dell'Unione Europea di precisi obiettivi di riduzione per i settori energetico e industriale, ancora nessun provvedimento è stato preso per ridurre le emissioni.
"L'Italia inizia a pagare il conto di chi ha scommesso sul fallimento del protocollo di Kyoto, un costo che continuerà ad aumentare per le scellerate scelte di via libera alle nuove centrali a carbone e a nuove autostrade - ha aggiunto Zanchini - . Per non parlare, poi, del programma del Governo di rilanciare il nucleare. Progetto pericoloso e inutile ai fini della riduzione delle emissioni visto che potrebbe dare qualche risultato in tal senso solo dopo i termini fissati dagli accordi. Per Legambiente l'Italia può cambiare questa situazione in poco tempo, con vantaggi concreti per i cittadini e le imprese, puntando con forza sull'efficienza energetica, sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e su una mobilità che premi il trasporto pubblico. Cioè facendo semplicemente quel che stanno facendo gli altri Paesi Europei da cui acquistiamo i diritti di emissione. Il Comitato di Gestione del Protocollo di Kyoto, che ha lanciato l'allarme sui costi, potrebbe essere finalmente di qualche utilità indicando al Governo queste politiche".
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