Esce in libreria il nuovo romanzo di Massimo Lolli "Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio": tragicomica storia di un manager disoccupato impegnato in uno spasmodico tentativo di reinserimento professionale. La sua unica speranza di salvezza: un matrimonio di comodo con una ricca vedova. ROMA - "Sai quanti precari ci sono oggi in Italia?". "No". "Prova a dire un numero". "Non lo so..." "Prova." "... duecentomila?". "No." "... cinquecentomila." "No." "Un milione!". "No. In Italia c'è un solo precario. Anzi una sola precaria. Tu. Tu sei l'unica precaria. Se pensi che ci sono duecentomila, cinquecentomila, un milione di precari in Italia, ti dimentichi di essere precaria, e sei fottuta". A parlare è Andrea Bonin, manager fallito di un'importante azienda tessile di Vicenza. A cinquant'anni dopo la laurea in filosofia, la gavetta come operaio, l'ascesa dal nulla a general manager dei favolosi Tessuti Brustolon, si ritrova disoccupato, cacciato dal figlio del vecchio proprietario che, invece, lui sì, "gli voleva bene". E così tra serate in balera alla conquista di donne un po'attempate e la ricerca spasmodica di qualcuno con cui poter sostenere un colloquio, Andrea va avanti nella speranza di poter riconquistare un giorno il ruolo sociale ormai perduto. È lui il protagonista dell'ultimo lavoro di Massimo Lolli "Il lunedì arriva sempre di domenica pomeriggio", già autore di "Volevo solo dormirle addosso" (1998) da cui è stato tratto l'omonimo film presentato al Festival di Venezia del 2004. Un romanzo dai risvolti tragicomici che mescola insieme ironia e cinismo, speranza per il futuro e amara realtà. Per Bonin cercare un impiego diventa un vero e proprio lavoro a tempo pieno. "Lavoro a domicilio. Faccio i compiti a casa. Meglio, faccio i compiti da casa. Lavoro otto ore al giorno per cercare lavoro." Ma nonostante gli sforzi la risposta all'invio sistematico dei curricula è sempre la stessa: "Grazie per l'attenzione, ma ci sono candidati che rispondono meglio ai requisiti da noi richiesti. Speriamo di poterla ricontattare in futuro". A nulla vale neanche la consulenza della psicologa del lavoro di un'importante azienda di placement, che gli consiglia prima di tutto di cercare se stesso. E lo sottopone a "colloqui individuali con lo specialista integrati da batterie di test" per ricostruire "il suo profilo" e individuare "cosa vuole ed è capace di fare professionalmente nel mercato del lavoro". Fino a suggerigli di continuare a inviare cv ma cercare anche di "attivare la rete di contatti personali". Perché come Bonin sa bene le statistiche in questo senso non sono confortanti. "In media ogni tre telefonate si ottiene un contatto, ogni cinque contatti un incontro, ogni cinque incontri una posizione di lavoro vacante, ogni quattro posizioni di lavoro vacanti un'assunzione. In media, dunque, occorre fare trecento telefonate per ottenere un posto di lavoro." Ma quando le speranze sembrano ormai svanire arriva l'occasione: un colloquio a Shangai, con Mr. Ma, top manager della Whang Corporation, un'importante azienda tessile che non potrà non tener conto della sua esperienza nel settore. L'opportunità si rivela, però, l'ennesimo buco nell'acqua. E allora per arrivare alla fine della carriera non rimane che una scorciatoia: conquistare Gemma, una ricca vedova della zona. "Può infilarmi come manager nell'azienda del marito defunto, non sarei un mantenuto, ma forza lavoro retribuita, e tutti saremmo contenti, tutti avremmo vinto in questo gioco, io che raggiungo la pensione, lei che aiuta il superlativo uomo che ama. È un piano perfetto" si ripete il protagonista. Ma anche questo progetto andrà in fumo e così ricomincia il giro di giostra, tra telefonate, invio di mail e serate in discoteca. La solita routine perché come confessa Bonin con una punta d'amarezza: "È importante avere una giornata piena, è importante avere tante cose da fare. Io non devo perdermi d'animo. Io non posso perdermi d'animo. La mia storia deve andare avanti".

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