Seconde case osservate speciali: è questo il tema dell'annuale rapporto di Carovana delle Alpi di Legambiente, realizzata con il contributo del ministero dell'Ambiente, del Territorio e del Mare, si concentra sulla qualità turistica delle località alpine dal particolare punto di osservazione costituito dalla quantità di seconde case, dette anche 'letti freddi', per il fatto di essere alloggi chiusi e inutilizzati per gran parte dell'anno. Il rapporto annuale stilato dalla Carovana delle Alpi, per la prima volta assembla ed interpreta i dati disponibili sulle principali località turistiche (in tutto 260 comuni dotati di significativa ricettività turistica, sparsi dalla Liguria al Friuli Venezia Giulia).

"Abbiamo cercato di quantificare le dimensioni di un fenomeno, associato alla speculazione immobiliare, che nella percezione dei residenti è diventato sempre più un elemento di malessere - dichiara Damiano Di Simine, responsabile dell'Osservatorio Alpi di Legambiente - troppe seconde case producono degrado del paesaggio, oneri a carico delle amministrazioni locali, e spesso concorrono al declino delle stazioni turistiche montane, oltre che al generale scadimento delle condizioni di vita di paesi in cui, per gran parte dell'anno, le case chiuse prevalgono su quelle abitate dai residenti".

Il problema dell'eccesso di seconde case è presente in tutto l'Arco Alpino, ma mentre altrove, soprattutto nei Paesi di lingua tedesca, si sta cercando di arginare il fenomeno attraverso vincoli urbanistici e misure fiscali di disincentivo, da noi la speculazione immobiliare d'alta quota pare inarrestabile, ed è assecondata da provvedimenti come i condoni edilizi e l'attuale Piano casa.

"Siamo estremamente preoccupati per le conseguenze che il Piano casa, per come attuato da regioni come Lombardia, Veneto e Friuli, potrebbe determinare sulla crescita insostenibile delle volumetrie e degli alloggi utilizzati come seconde case, e per questo ci appelliamo ai sindaci affinché, ove possibile, introducano limiti all'applicazione di questa norma per tutelare non solo l'ambiente, ma anche la qualità turistica del proprio territorio". ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Sebastiano Venneri.

Nella classifica nazionale, il record di seconde case è detenuto dalla località piemontese di Bardonecchia, che nel suo territorio ospita ben 7892 seconde case, a fronte di 1429 abitazioni occupate da residenti. Ma c'è chi se la passa peggio: è il caso, restando in Piemonte, degli abitanti di Frabosa Sottana, nel cuneese: località che in passato ha inseguito il sogno di diventare grande polo dello sci e in cui oggi il cemento di ben 6600 case è un peso insopportabile per i 1390 residenti, visto che il rapporto tra seconde case e residenze è pari a 10 a 1. Per fortuna il fenomeno non è ovunque così grave, anzi esistono intere regioni, come l'Alto Adige, dove le seconde case sono una presenza assolutamente marginale.
La provincia sudtirolese è indicata infatti da Legambiente come un vero e proprio modello turistico di successo con una dotazione di posti letto superiore a un terzo dell'intera accoglienza turistica alpina, ma distribuita in modo così capillare da portare benefici all'intera comunità, e con una presenza di seconde case ridotta al 20% del patrimonio immobiliare delle 75 località turistiche altoatesine esaminate dal rapporto.

Alto Adige vera superstar del turismo alpino quindi, nonostante qualche incrinatura, come in Val Badia e a Nova Levante dove le seconde case hanno numeri simili o superiori alle residenze.

All'estremo opposto, il quadro nazionale vede le località più cementificate concentrate nelle regioni del Nord-Ovest: i 25 comuni 'top' per quantità di seconde case sono Piemontesi (8), lombardi (7), veneti (5), valdostani (3) e trentini (2). 

Il dossier completo può essere scaricato dal sito www.legambiente.eu  

L'ufficio stampa (06.86268376/99/79)

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