Dopo aver sospeso le attività mediche, lo scorso marzo, nei centri di detenzione per migranti irregolari e richiedenti asilo a Malta, Medici Senza Frontiere (MSF) ha ripreso le attività all'interno del centro di detenzione a Ta'kandja. La decisione segue l'impegno preso dalle autorità maltesi volto a consentire l'efficace attività medica e ad assicurare adeguate condizioni di vita per i detenuti.

"Lo scorso marzo abbiamo sospeso le nostre attività nei centri di detenzione perché era per noi impossibile offrire un'assistenza medica adeguata e di qualità in quelle circostanze. Non potevamo distribuire medicinali ai pazienti per curarli o isolare i pazienti colpiti da malattie infettive. A causa delle terribili condizioni di vita, spesso gli immigrati necessitavano di più visite per lo stesso disturbo, poiché i sintomi persistevano", ha spiegato Gabriele Santi, coordinatore del progetto di MSF a Malta.

MSF ha ripreso le attività nel centro di detenzione a Ta'kandja durante la prima settimana di luglio, dopo aver raggiunto un accordo con le autorità maltesi e dopo aver ricevuto risposta ad alcune delle richieste avanzate. "Le attuali condizioni di vita e igieniche a Ta'kandja rendono i nostri interventi medici efficaci e non rappresentano più una minaccia per la salute degli immigrati. Inoltre, in seguito alle nostre richieste, è stata predisposta un'area di isolamento adeguata per i pazienti affetti da malattie infettive", ha aggiunto Philippa Farruggia, dottoressa di MSF a Malta.

Durante la prima settimana di attività a Ta'kandja, MSF ha eseguito più di 100 visite mediche. Per identificare i pazienti in condizioni più gravi, un team di MSF esegue la prima valutazione medica (triage) all'interno delle aree in cui vivono i detenuti. MSF svolge inoltre attività di promozione della salute e presto avvierà interventi di salute mentale. Molti detenuti, soprattutto quelli che hanno affrontato viaggi terribili per raggiungere Malta e si scontrano con l'incertezza del loro futuro nei centri di detenzione, hanno estremo bisogno di assistenza per la salute mentale.

Da febbraio, quando il centro di detenzione è stato costruito per rispondere al crescente flusso di immigrati sull'isola, i migranti irregolari e i richiedenti asilo a Ta'kandja hanno avuto un accesso alle cure limitato. "Stiamo fornendo cure mediche a questo gruppo di immigrati che per mesi ha ricevuto un'assistenza ridotta. Allo stesso tempo, nel caso di ulteriori arrivi di migranti a Malta, la nostra presenza a Ta'kandja ci consente di eseguire triage medico, di identificare chi necessita di un intervento medico d'urgenza dopo aver affrontato il viaggio terribile attraverso il Mediterraneo e di fornire l'assistenza medica umanitaria di cui hanno bisogno," ha continuato Gabriele Santi.

"La nostra vita qui è sprecata. Ma non possiamo tornare indietro"

Nei primi due mesi del 2009 più di 700 nuovi migranti e richiedenti asilo hanno raggiunto Malta su barche di fortuna, ma dalla fine di aprile gli sbarchi si sono fermati. Anche il team di MSF a Lampedusa, isola italiana a 220 km da Malta dove migliaia di migranti sbarcano ogni estate, dal mese di aprile non ha registrato sbarchi. "Questa situazione è preoccupante per MSF. Se i migranti vengono rimandati in Libia direttamente dal mare, senza avere la possibilità di sbarcare in Italia o a Malta, di fatto viene loro negata l'assistenza umanitaria e anche la possibilità di richiedere asilo", ha affermato Antonio Virgilio, capo missione per i progetti di MSF in Italia e a Malta. "Poiché i controlli al confine stanno diventando sempre più rigidi, i migranti si espongono a sempre maggiori rischi e viaggi in condizioni sempre più pericolose".
A Malta, il 60% dei migranti assistiti da MSF, tra agosto 2008 e febbraio 2009, era di origine somala. Attraversano il deserto e il mar Mediterraneo alla ricerca di un rifugio e di pace.
A., 24 anni, arrivato da Mogadiscio, è stato trasferito a settembre 2008 dal centro di detenzione di Malta a uno dei quattro centri aperti a Hal Far, dove divide una tenda con altri immigrati. Insieme alla sua fidanzata, è ripartito tre volte dalla Libia prima che il loro viaggio andasse a buon fine e si concludesse a Malta. "Abbiamo tentato due volte ma appena partivamo dalla Libia la nostra barca veniva intercettata e rimandata indietro. Siamo quindi stati messi in prigione. Non avevamo cibo né acqua a sufficienza e sembrava che essere picchiati ripetutamente fosse una regola," ha raccontato. Tra i tentativi falliti di attraversare il mare, A. ha trascorso più di sei mesi in differenti prigioni libiche. Ad ogni modo, la vita a Malta non è come si aspettava. "A Malta non ho futuro, nessuna vita, nessuna opportunità di migliorare le mie condizioni. Siamo tutti bloccati. La nostra vita qui è sprecata. Ma non possiamo tornare indietro", ha concluso.

MSF offre assistenza medica e supporto psicologico ai migranti irregolari e ai richiedenti asilo a Malta dall'agosto del 2008. Oggi, MSF fornisce assistenza medica, segue programmi di salute mentale e svolge attività di promozione della salute tra i migranti e i richiedenti asilo che vivono nei centri aperti a Hal Far e nel centro di detenzione a Ta'kandja.

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