Un Libro Bianco sul tema dei Conflitti Territoriali e le Infrastrutture di Trasporto. E' questo il risultato del complesso lavoro che ha visto sedersi attorno allo stesso tavolo operatori di primo piano del mondo delle infrastrutture, amministrazioni pubbliche, università, centri di ricerca e associazioni ambientaliste. Tutti accomunati dalla stessa voglia. Affrontare di petto uno dei fenomeni più controversi del panorama italiano: quello dei conflitti ambientali e territoriali che hanno a che vedere con gli investimenti in grandi e piccole infrastrutture di trasporto.
Il Libro Bianco, promosso e coordinato da Avanzi - Idee, ricerche e progetti per la sostenibilità, Consorzio Metis - Politecnico di Milano e TRT - Trasporti e Territorio, parte da un presupposto che è già di per sé un risultato:
quello di riconoscere che i conflitti ambientali sono un fenomeno fisiologico e non patologico.Come ci spiega Matteo Bartolomeo, coordinatore dei lavori, "il Libro Bianco, esito di un lavoro a più voci che ha coinvolto enti pubblici, concessionari, associazioni ambientaliste, può rappresentare un momento molto importante per innovare i processi decisionali che riguardano le grandi e medie opere. Con una forte attenzione all'efficacia, alla sostenibilità ambientale e all'equità".
Il documento, scaricabile dai siti internet dei promotori dell'iniziativa (
www.avanzi.org e
www.trttrasportieterritorio.it ), propone di affrontare la crescente conflittualità contro le opere infrastrutturali a partire dall'analisi di tre grandi questioni:
1. L'istituzionalizzazione del dialogo con gli attori
2. Le compensazioni
3. La fiducia, le garanzie e le valutazioni.
Questi aspetti vengono affrontati sulla base di quattro principi guida: fiducia tra i diversi attori; negoziabilità e integrazione territoriale nelle diverse fasi del progetto; rapidità, certezza ed efficacia delle decisioni; inclusione e rappresentatività di tutti gli interessi in gioco. "Il Libro Bianco ha alcune caratteristiche del tutto particolari che è raro riscontrare nel nostro Paese perché: affronta seriamente i problemi della trasparenza nelle scelte e della corretta informazione e partecipazione; ribalta il punto di vista delle analisi in questo campo (spesso condizionate dalle esigenze dei proponenti delle opere), dedicando la giusta attenzione alle istanze e agli interessi di enti e popolazioni locali; non cade nei soliti luoghi comuni sulla cosiddetta sindrome nimby ridimensionandone la portata. Anche se ci possono essere differenze di idee sulla parte propositiva, la chiarezza della analisi e i numerosi casi di studio riportati possono essere sicuramente alla base di un serio confronto tecnico ed istituzionale su questi temi di cui si sente la mancanza in Italia.", commenta Stefano Lenzi, responsabile Settore legislativo WWF Italia.
Ne viene fuori un elenco molto dettagliato di proposte che vanno tutte nella stessa direzione: quella di coinvolgere maggiormente tutti i portatori di interesse di un territorio nell'elaborazione dei progetti di investimento. Cercando di massimizzare i loro diritti, ma al contempo responsabilizzandoli fortemente sulla base di tempi e regole ben definite. Con l'obiettivo di superare tutte quelle situazioni che oggi portano alla paralisi del Cantiere Italia.
Le proposte del Libro Bianco sono quindi indirizzate a una molteplicità di soggetti, tutti quelli coinvolti a vario titolo nei processi decisionali relativi ad investimenti in infrastrutture, a partire dai proponenti, fino ad arrivare a amministratori pubblici, costruttori, gestori e finanziatori. Vengono chiamati in causa anche il legislatore e l'esecutivo che, attraverso leggi e regolamenti hanno la possibilità di intervenire sul corpus normativo con alcune chiarificazioni, modifiche alle procedure ed emanazione di linee guida. Vedremo in quanti risponderanno all'appello e accetteranno di sedersi al tavolo delle riforme.