Dacca/Roma, 17 luglio 2009 - Le equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) nei giorni scorsi - il 14 luglio - sono state testimoni dell'azione di un gruppo di 30 poliziotti e funzionari locali che hanno distrutto 259 abitazioni e derubato i beni dei civili, all'interno del campo di Kutupalong di Cox's Bazar, Bangladesh, in cui vivono i rifugiati Rohingya. I resti delle case distrutte sono poi stati trasportati nel vicino campo ufficiale per rifugiati dell'UNHCR (Agenzia dell'ONU per i Rifugiati). Agli altri sfollati rimasti nel campo di fortuna è stato detto di sgombrare le abitazioni entro 48 ore altrimenti sarebbero state date alle fiamme.
L'incidente si colloca all'interno di una serie di azioni di violenza e aggressioni da parte delle autorità governative ai danni degli occupanti del campo. A fine giugno migliaia di persone sono state cacciate dalle proprie abitazioni, alcune di loro anche con violenza. In questo periodo MSF ha assistito numerosi feriti nella sua clinica all'interno del campo, la maggior parte di questi erano donne e bambini (come denunciato da MSF nel comunicato stampa del 18 luglio http://www.medicisenzafrontiere.it/msfinforma/comunicati_stampa.asp?id=2093 )
"L'utilizzo sistematico di intimidazioni, violenza e spostamenti forzati nei confronti dei Rohingya che vivono nel campo è del tutto inaccettabile", afferma Paul Critchley, capo missione delle attività di MSF in Bangladesh, "Queste persone vulnerabili sono fuggite dalla persecuzione e dalla discriminazione del Myanmar e ora non sono né riconosciute né assistite in Bangladesh. Si sono riunite nel campo di Kutupalong, uno dei maggiori campi nati negli ultimi anni, per cercare riparo e in cambio hanno trovato solo paura e violenza."
I funzionari chiedono che una zona del campo venga ripulita per creare uno spiazzo aperto di 30 metri che possa fungere da zona cuscinetto tra il campo ufficiale per rifugiati dell'UNHCR e il campo di fortuna. Questa zona è già aumentata minacciando lo spazio vitale di altre migliaia di persone. Non potendo spostarsi nel vicino terreno del Forestry Department, gli sfollati sono rimasti senza alcun posto in cui andare.
E' necessario trovare una soluzione duratura e dignitosa per i Rohingya, non solo nei paesi in cui chiedono asilo, ma anche nella loro terra d'origine in Myanmar.
Una situazione così disperata non rappresenta niente di nuovo per i Rohingya, minoranza etnica musulmana originaria del Myanmar, a cui viene negata la cittadinanza e che subisce persecuzioni e discriminazioni. Negli ultimi vent'anni, centinaia di migliaia di persone sono fuggite dalle proprie abitazioni per cercare rifugio all'estero, tuttavia, a poche di queste è stato garantito lo status di rifugiati. La maggioranza di loro combatte per sopravvivere, senza riconoscimento né assistenza in paesi come il Bangladesh e la Thailandia.
MSF assiste i civili in Bangladesh dal 1992. In tempi recenti ha avviato un programma di assistenza sanitaria di base nella zona del Chittagong Hill Tracts, dove si assistono le vittime del Ciclone Aila e dove si realizza un intervento di emergenza per assistere i Rohingya del campo di fortuna di Kutupalong , un servizio a cui ha accesso anche la comunità locale.
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