Guerra, militari Il 26enne leccese Alberto Di Raimondo era stato in Kosovo. Adesso sono 38 i morti ufficiali per uranio impoverito, 300 i malati. L'attacco dell'Osservatorio militare. Il verde Bulgarelli: in Italia resiste un muro di omertà.
Con Alberto Di Raimondo, 26 anni, di Lecce, salgono a 38 i morti ufficiali per uranio impoverito, 300 sono invece i malati. Lo denuncia Domenico Leggiero, dell' Osservatorio militare. Si cercano conferme, spiega Leggiero, «anche per un altro ragazzo morto la scorsa estate, sempre in Puglia, ancora per linfoma di Hodgkin. I suoi familiari non denunciarono la morte per timore di ritorsioni contro l' altro figlio ancora in servizio».
«Come tutti i militari deceduti fino ad oggi e considerati morti di serie B - prosegue l' esponente dell' Osservatorio militare - anche Di Raimondo aveva riposto fiducia nell'istituzione militare che, puntualmente, lo ha abbandonato subito dopo aver "controllato" una possibile reazione del ragazzo e della famiglia». Di Raimondo, rileva, «era stato più volte in missione in Kosovo con il reparto Lancieri di Novara di stanza in Friuli. Rientrato nel 2003, è iniziato il solito drammatico calvario: tanti viaggi della speranza terminati oggi nel suo letto di morte».
«Ci affidiamo - fa sapere Leggiero - alla giustizia per poter arrivare ad una verità che fa paura a tanti. All' assenza di collaborazione dei vertici militari stiamo assistendo anche ad un patetico tentativo da parte di loschi personaggi che, millantandosi studiosi, travisano la verità con tentativi registrati anche durante il lavoro della Commissione Uranio del Senato, che tenacemente prosegue, nonostante certi ostruzionismi e significative assenze di parecchi senatori che la compongono».
Un elemento in più alla necessità di una riflessione seria sui morti da uranio impoverito lo aggiunge il deputato dei Verdi Mauro Bulgarelli: «In altri Paesi, come gli Usa e la Gran Bretagna - spiega - la cosiddetta "sindrome del Golfo" è stata ufficialmente legata, proprio nei giorni scorsi, all'esposizione all'uranio impoverito, come peraltro autorevoli voci scientifiche in tutto il mondo hanno certificato da tempo. In Italia invece - sottolinea - non si riesce ancora a violare il muro di omertà costruito dalle autorità militari sulle decine di decessi di nostri giovani andati in missione negli anni scorsi in teatri di guerra e nulla viene detto sulla presenza di armamenti con uranio impoverito nelle varie basi militari sparse nel nostro Paese». Così ancora il verde: Questo quando proprio oggi si ha notizia che la magistratura ha accertato che proiettili all'uranio impoverito sono stati caricati sui 22 aerei A-10 americani, decollati dalla base di Gioia del Colle, durante il conflitto in Kosovo e si sa per certo che tali ordigni sono stoccati in varie basi Usa e Nato sul nostro territorio».
Al senatore di Rifondazione comunista Gigi Malabarba il compito di tracciare le prossime iniziative della Commissione parlamentare d'inchiesta: «Nei prossimi giorni la Commissione si recherà in Sardegna per un sopralluogo nei poligoni di tiro, per verificare le drammatiche conseguenze sulla popolazione civile - spiega Malabarba - successivamente si recherà nei Balcani, dove si sono registrati gli effetti più devastanti che hanno coinvolto i militari italiani: muoiono i nostri soldati, c'è un'ecatombe in alcuni villaggi bombardati dalla Nato durante la guerra contro la Jugoslavia».
La Nuova Ecologia, 6 ottobre 2005