Save the Children ha manifestato la propria apprensione per la denuncia fatta dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati relativa al rinvio in Libia di 81 migranti, tra cui almeno 6 bambini, avvenuto il 1° luglio ad opera della Marina Militare italiana, nonché alle modalità con cui esso è avvenuto.
L'Organizzazione inoltre ha esresso viva preoccupazione nell'apprendere che, in base alle testimonianze direttamente raccolte dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, i migranti intercettati e rinviati in Libia non solo non siano stati correttamente identificati prima del trasbordo sulla motovedetta libica, come sta avvenendo in questo tipo di procedure, ma soprattutto sarebbero stati oggetto di violenza.
"L'utilizzo della forza, la confisca dei documenti e l'aver lasciato per ben 12 ore senza cibo adulti e minori, che già erano stati messi a dura prova da quattro giorni di navigazione, non può essere accettato da un paese civile. Save the Children si unisce all'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati Unhcr nell'esprimere il proprio sconcerto e chiedere ancora una volta al governo italiano il rispetto della normativa nazionale ed internazionale", ha dichiarato Valerio Neri, direttore Generale di Save the Children Italia. "Abbiamo il dovere di opporci a questa pratica disumana dei respingimenti verso un paese che non garantisce le dovute tutele a chi si mette in fuga dal proprio paese in cerca di protezione e che non tiene in debita considerazione neanche i gruppi più vulnerabili come i minori".
Pertanto Save the Children Italia chiede al Governo italiano:
- di interrompere le operazioni di rinvio in Libia di migranti rintracciati in acque internazionali;
- garantire l'attuazione del modello di gestione dei flussi migratori misti basato sul soccorso, la prima accoglienza e l'identificazione dei gruppi vulnerabili, quali i minori, con un'opportuna analisi dei casi individuali, in grado di tutelare i diritti dei minori, dei richiedenti asilo e delle vittime della tratta, e che si avvalga delle competenze specifiche delle varie agenzie delle Nazioni Unite e Ong. Tale modello, seppure suscettibile di miglioramenti, rappresenta una prassi promettente a livello italiano ed europeo.
- di aprire un'inchiesta sugli episodi di violenza denunciati dall'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati avvenuti nel corso del respingimento del 1° luglio o di altri rinvii di migranti in Libia;
- in considerazione della responsabilità extra-territoriale dello Stato italiano in materia di divieto di refoulment e delle numerose e autorevoli denunce da parte di Agenzie delle Nazioni Unite e Ong su ripetute e sistematiche violazioni dei diritti umani in Libia (in particolare nei confronti di migranti, inclusi minori), di documentare se esiste e se è effettivamente applicato in Libia un sistema di protezione dei minori migranti conforme alla normativa internazionale, nonché di riferire in Parlamento e in particolare alla Commissione Parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza su tale accertamento e sulle modalità con cui è avvenuto;
- di promuovere l'istituzione in Libia di un sistema di monitoraggio indipendente sulla conformità delle condizioni e delle procedure di accoglienza dei migranti e, in particolare dei minori non accompagnati e dei nuclei familiari con minori a carico, agli standard previsti dalla normativa internazionale in materia.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio stampa Save the Children Italia
Tel. 06 48070071
press@savethechildren.it