Padre Alex Zanotelli, è un religioso, presbitero e missionario italiano, facente parte fa parte dell'ordine missionario dei Comboniani di Verona.
E' uno delle anime del cosiddetto movimento non global italiano, anche se alui questa definizione non tanto piace. Attualmente vive nel quartiere Sanità di Napoli, uno dei simboli del degrado sociale del nostro Paese.
"Il mio grido dall'Aquila è che non vinca il profitto. Chiediamo ai grandi della terra non aiuti, ma l'imposizione di un metodo di giustizia - afferma Zanotelli - dobbiamo fuggire dal concetto che il mondo è mercato. Uomini e donne hanno un volto, un cuore e la loro dignità. Questo vale per il mondo ma anche per l'Aquila. Che vinca l'umanità. Una umanità che deve ritrovare la forza dal basso".
In relazione al pericolo che L'Aquila, nel cui territorio si sta insediando il più grande cantiere d'Europa, diventi terra di conquista, Zanotelli ha sottolineato che "poco prima di venire all'Aquila - dove starò per tutta la giornata prima di tornare a Napoli, dove ci sono grossi problemi - ho riletto il libro sulla shock economy nel quale si evidenzia il fatto che dopo il disastro di New Orleans gli avvoltoi sono scesi in campo per approfittare del business. Che non succeda più. Gli aquilani si devono riorganizzare in una rete sociale e dire che cosa vogliono veramente". "Gli aquilani - ha proseguito padre Zanotelli - sono un popolo molto forte, un popolo di montanari ci vorrà un po' di forza ma sono sicuro che alla fine ce la faranno ad imporre i loro diritti sulla ricostruzione".
Zanotelli è stato missionario fino al 2001 a Korogocho, una delle baraccopoli che attorniano Nairobi, la capitale del Kenya. Ha dato vita a piccole comunità cristiane, ma anche ad una cooperativa che si occupa del recupero di rifiuti e dà lavoro a numerosi baraccati; ha propiziato la nascita di Udada, una comunità di ex prostitute che aiuta le donne che vogliono uscire dal giro e, nello stesso tempo, si è battuto per le riforme che riguardano la distribuzione della terra, uno dei temi-chiave della politica keniana. Il degrado umano a Korogocho è spaventoso.
Proprio a Korogocho una sua frase: "Forse Dio è malato" divenne il titolo del libro sull'Africa di Walter Veltroni, che da ex segretario dei Ds, all'inizio del 2000, si recò in visita a Korogocho (unico leader politico che ha visitato la città oltre a Jesse Jackson il reverendo nero democratico statunitense).
I mali di Dio, a Korogocho, si chiamano Aids, fame, prostituzione, droga, alcolismo, violenza. Sempre dalla biografia del giornalista del Tirreno Mario Lancisi, si hanno le riflessioni di Zanotelli sull'esistenza di Dio. Alla domanda se abbia mai dubitato della sua esistenza, risponde: "Non una ma molte volte. Quando uno si trova in situazioni così assurde, davanti ad una sofferenza innocente, come è capitato a me a Korogocho, il primo dubbio che viene è proprio su Dio. Perché uno si chiede: ma se tu, Dio, ci sei, è impossibile che non intervenga di fronte ad una sofferenza così atroce. Ma oggi Dio è impotente, è malato. Potrà guarire solo quando guariremo noi. Solo noi oggi possiamo far qualcosa. Dio non può più. Ognuno di noi è importante perché vinca la vita...". Dio non è onnipotente? "Più ci rifletto e più mi convinco che forse Dio non è l'onnipotente che pensiamo noi. E' il Dio della croce. Perché non ha ascoltato la preghiera di Gesù morente? E' un mistero. Forse è un Dio debole, che si è autolimitato, che può salvarci solo attraverso di noi".