Nell'Enciclica pubblicata ieri, Benedetto XVI parla anche di volontariato, Terzo settore ed associazionismo. Di seguito riportiamo un estratto del documento.

"45. Rispondere alle esigenze morali piu` profonde della persona ha anche importanti e benefiche ricadute sul piano economico. L'economia infatti ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensi` di un'etica amica della persona. Oggi si parla molto di etica in campo economico, finanziario, aziendale. Nascono Centri di studio e percorsi formativi di business ethics; si diffonde nel mondo sviluppato il sistema delle certificazioni etiche, sulla scia del movimento di idee nato intorno alla responsabilità sociale dell'impresa. Le banche propongono conti e fondi di investimento cosiddetti «etici». Si sviluppa una « finanza etica », soprattutto mediante il microcredito e, piu` in generale, la microfinanza. Questi processi suscitano apprezzamento e meritano un ampio sostegno. I loro effetti positivi si fanno sentire anche nelle aree meno sviluppate della terra.
E` bene, tuttavia, elaborare anche un valido criterio di discernimento, in quanto si nota un certo abuso dell'aggettivo « etico » che, adoperato in modo generico, si presta a designare contenuti anche molto diversi, al punto da far passare sotto la sua copertura decisioni e scelte contrarie alla giustizia e al vero bene dell'uomo. Molto, infatti, dipende dal sistema morale di riferimento.
Su questo argomento la dottrina sociale della Chiesa ha un suo specifico apporto da dare, che si fonda sulla creazione dell'uomo ??ad immagine di Dio'' (Gn 1, 27), un dato da cui discende l'inviolabile dignita` della persona umana, come anche il trascendente valore delle norme morali naturali. Un'etica economica che prescindesse da questi due pilastri rischierebbe inevitabilmente di perdere la propria connotazione e di prestarsi a strumentalizzazioni; piu` precisamente essa rischierebbe di diventare funzionale ai sistemi economico-finanziari esistenti, anziche´ correttiva delle loro disfunzioni.
Tra l'altro, finirebbe anche per giustificare il finanziamento di progetti che etici non sono. Bisogna, poi, non ricorrere alla parola « etica » in modo ideologicamente discriminatorio, lasciando intendere che non sarebbero etiche le iniziative che non si fregiassero formalmente di questa qualifica. Occorre adoperarsi - l'osservazione e` qui essenziale! - non solamente perche´ nascano settori o segmenti « etici » dell'economia o della finanza, ma perche´ l'intera economia e l'intera finanza siano etiche e lo siano non per un'etichettatura dall'esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura. Parla con chiarezza, a questo riguardo, la dottrina sociale della Chiesa, che ricorda come l'economia, con tutte le sue branche, e` un settore dell'attivita` umana.
46. Considerando le tematiche relative al rapporto tra impresa ed etica, nonche´ l'evoluzione che il sistema produttivo sta compiendo, sembra che la distinzione finora invalsa tra imprese finalizzate al profitto (profit) e organizzazioni non finalizzate al profitto (non profit) non sia piu` in grado di dar conto completo della realta`, ne´ di orientare efficacemente il futuro. In questi ultimi decenni e` andata emergendo un'ampia area intermedia tra le due tipologie di imprese.
Essa e` costituita da imprese tradizionali, che pero` sottoscrivono dei patti di aiuto ai Paesi arretrati; da fondazioni che sono espressione di singole imprese; da gruppi di imprese aventi scopi di utilita` sociale; dal variegato mondo dei soggetti della cosiddetta economia civile e di comunione. Non si tratta solo di un « terzo settore », ma di una nuova ampia realta` composita, che coinvolge il privato e il pubblico e che non esclude il profitto, ma lo considera strumento per realizzare finalita` umane e sociali. Il fatto che queste imprese distribuiscano o meno gli utili oppure che assumano l'una o l'altra delle configurazioni previste dalle norme giuridiche diventa secondario rispetto alla loro disponibilita` a concepire il profitto come uno strumento per raggiungere finalita` di umanizzazione del mercato e della societa`. E` auspicabile che queste nuove forme di impresa trovino in tutti i Paesi anche adeguata configurazione giuridica e fiscale.
Esse, senza nulla togliere all'importanza e all'utilita` economica e sociale delle forme tradizionali di impresa, fanno evolvere il sistema verso una piu` chiara e compiuta assunzione dei doveri da parte dei soggetti economici. Non solo. E ` la stessa pluralita` delle forme istituzionali di impresa a generare un mercato piu` civile e al tempo stesso piu` competitivo.
47. Il potenziamento delle diverse tipologie di imprese e, in particolare, di quelle capaci di concepire il profitto come uno strumento per raggiungere finalita` di umanizzazione del mercato e delle societa`, deve essere perseguito anche nei Paesi che soffrono di esclusione o di emarginazione dai circuiti dell'economia globale, dove e` molto importante procedere con progetti di sussidiarieta` opportunamente concepita e gestita che tendano a potenziare i diritti, prevedendo pero` sempre anche l'assunzione di corrispettive responsabilita`. Negli interventi per lo sviluppo va fatto salvo il principio della centralita` della persona umana, la quale é il soggetto che deve assumersi primariamente il dovere dello sviluppo.
L'interesse principale e` il miglioramento delle situazioni di vita delle persone concrete di una certa regione, affinche´ possano assolvere a quei doveri che attualmente l'indigenza non consente loro di onorare. La sollecitudine non puo` mai essere un atteggiamento astratto. I programmi di sviluppo, per poter essere adattati alle singole situazioni, devono avere caratteristiche di flessibilita`; e le persone beneficiarie dovrebbero essere coinvolte direttamente nella loro progettazione e rese protagoniste della loro attuazione. E` anche necessario applicare i criteri della progressione e dell'accompagnamento - compreso il monitoraggio dei risultati -, perche´ non ci sono ricette universalmente valide. Molto dipende dalla concreta gestione degli interventi. « Artefici del loro proprio sviluppo, i popoli ne sono i primi responsabili. Ma non potranno realizzarlo nell'isolamento ».
Oggi, con il consolidamento del processo di progressiva integrazione del pianeta, questo ammonimento di Paolo VI é ancor più valido. Le dinamiche di inclusione non hanno nulla di meccanico. Le soluzioni vanno calibrate sulla vita dei popoli e delle persone concrete, sulla base di una valutazione prudenziale di ogni situazione. Accanto ai macroprogetti servono i microprogetti e, soprattutto, serve la mobilitazione fattiva di tutti i soggetti della societa` civile, tanto delle persone giuridiche quanto delle persone fisiche.
La cooperazione internazionale ha bisogno di persone che condividano il processo di sviluppo economico e umano, mediante la solidarieta` della presenza, dell'accompagnamento, della formazione e del rispetto. Da questo punto di vista, gli stessi Organismi internazionali dovrebbero interrogarsi sulla reale efficacia dei loro apparati burocratici e amministrativi, spesso troppo costosi. Capita talvolta che chi e` destinatario degli aiuti diventi funzionale a chi lo aiuta e che i poveri servano a mantenere in vita dispendiose organizzazioni burocratiche che riservano per la propria conservazione percentuali troppo elevate di quelle risorse che invece dovrebbero essere destinate allo sviluppo. In questa prospettiva, sarebbe auspicabile che tutti gli Organismi internazionali e le Organizzazioni non governative si impegnassero ad una piena trasparenza, informando i donatori e l'opinione pubblica circa la percentuale dei fondi ricevuti destinata ai programmi di cooperazione, circa il vero contenuto di tali programmi, e infine circa la composizione delle spese dell'istituzione stessa. 48. Il tema dello sviluppo e` oggi fortemente collegato anche ai doveri che nascono dal rapporto dell'uomo con l'ambiente naturale.
Questo e` stato donato da Dio a tutti, e il suo uso rappresenta per noi una responsabilita` verso i poveri, le generazioni future e l'umanita` intera. Se la natura, e per primo l'essere umano, vengono considerati come frutto del caso o del determinismo evolutivo, la consapevolezza della responsabilita` si attenua nelle coscienze".
Nella natura il credente riconosce il meraviglioso risultato dell'intervento creativo di Dio, che l'uomo puo` responsabilmente utilizzare per soddisfare i suoi legittimi bisogni - materiali e immateriali - nel rispetto degli intrinseci equilibri del creato stesso. Se tale visione viene meno, l'uomo finisce o per considerare la natura un tabu` intoccabile o, al contrario, per abusarne. Ambedue questi atteggiamenti non sono conformi alla visione cristiana della natura, frutto della creazione di Dio. La natura e` espressione di un disegno di amore e di verita`. Essa ci precede e ci e` donata da Dio come ambiente di vita. Ci parla del Creatore (cfr Rm 1, 20) e del suo amore per l'umanita`. E` destinata ad essere « ricapitolata » in Cristo alla fine dei tempi (cfr Ef 1, 9-10; Col 1, 19-20).
Anch'essa, quindi, e` una « vocazione ».
La natura e` a nostra disposizione non come « un mucchio di rifiuti sparsi a caso »,116 bensi` come un dono del Creatore che ne ha disegnato gli ordinamenti intrinseci, affinche´ l'uomo ne tragga gli orientamenti doverosi per ??custodirla e coltivarla.'' (Gn 2, 15) Ma bisogna anche sottolineare che e` contrario al vero sviluppo considerare la natura piu` importante della stessa persona umana. Questa posizione induce ad atteggiamenti neopagani o di nuovo panteismo: dalla sola natura, intesa in senso puramente naturalistico, non puo` derivare la salvezza per l'uomo.
Peraltro, bisogna anche rifiutare la posizione contraria, che mira alla sua completa tecnicizzazione, perche´ l'ambiente naturale non e` solo materia di cui disporre a nostro piacimento, ma opera mirabile del Creatore, recante in se´ una ??grammatica'' che indica finalita` e criteri per un utilizzo sapiente, non strumentale e arbitrario. Oggi molti danni allo sviluppo provengono proprio da queste concezioni distorte. Ridurre completamente la natura ad un insieme di semplici dati di fatto finisce per essere fonte di violenza nei confronti dell'ambiente e addirittura per motivare azioni irrispettose verso la stessa natura dell'uomo. Questa, in quanto costituita non solo di materia ma anche di spirito e, come tale, essendo ricca di significati e di fini trascendenti da raggiungere, ha un carattere normativo anche per la cultura. L'uomo interpreta e modella l'ambiente naturale mediante la cultura, la quale a sua volta viene orientata mediante la liberta` responsabile, attenta ai dettami della legge morale. I progetti per uno sviluppo umano integrale non possono pertanto ignorare le generazioni successive, ma devono essere improntati a solidarieta` e a giustizia intergenerazionali, tenendo conto di molteplici ambiti: l'ecologico, il giuridico, l'economico, il politico, il culturale.
49. Le questioni legate alla cura e alla salvaguardia dell'ambiente devono oggi tenere in debita considerazione le problematiche energetiche. L'accaparramento delle risorse energetiche non rinnovabili da parte di alcuni Stati, gruppi di potere e imprese costituisce, infatti, un grave impedimento per lo sviluppo dei Paesi poveri. Questi non hanno i mezzi economici ne´ per accedere alle esistenti fonti energetiche non rinnovabili ne´ per finanziare la ricerca di fonti nuove e alternative. L'incetta delle risorse naturali, che in molti casi si trovano proprio nei Paesi poveri, genera sfruttamento e frequenti conflitti tra le Nazioni e al loro interno.
Tali conflitti si combattono spesso proprio sul suolo di quei Paesi, con pesanti bilanci in termini di morte, distruzione e ulteriore degrado. La comunita` internazionale ha il compito imprescindibile di trovare le strade istituzionali per disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili, con la partecipazione anche dei Paesi poveri, in modo da pianificare insieme il futuro. Anche su questo fronte vi e` l'urgente necessita` morale di una rinnovata solidarieta`, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e i Paesi altamente industrializzati.
Le societa` tecnologicamente avanzate possono e devono diminuire il proprio fabbisogno energetico sia perche´ le attivita` manifatturiere evolvono, sia perche´ tra i loro cittadini si diffonde una sensibilita` ecologica maggiore. Si deve inoltre aggiungere che oggi e` realizzabile un miglioramento dell'efficienza energetica ed e` al tempo stesso possibile far avanzare la ricerca di energie alternative. E` pero` anche necessaria una ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche, in modo che anche i Paesi che ne sono privi possano accedervi. Il loro destino non puo` essere lasciato nelle mani del primo arrivato o alla logica del piu` forte. Si tratta di problemi rilevanti che, per essere affrontati in modo adeguato, richiedono da parte di tutti la responsabile presa di coscienza delle conseguenze che si riverseranno sulle nuove generazioni, soprattutto sui moltissimi giovani presenti nei popoli poveri, i quali « reclamano la parte attiva che loro spetta nella costruzione d'un mondo migliore ».
50. Questa responsabilita` e` globale, perche´ non concerne solo l'energia, ma tutto il creato, che non dobbiamo lasciare alle nuove generazioni depauperato delle sue risorse. All'uomo e` lecito esercitare un governo responsabile sulla natura per custodirla, metterla a profitto e coltivarla anche in forme nuove e con tecnologie avanzate in modo che essa possa degnamente accogliere e nutrire la popolazione che la abita. C'e` spazio per tutti su questa nostra terra: su di essa l'intera famiglia umana deve trovare le risorse necessarie per vivere dignitosamente, con l'aiuto della natura stessa, dono di Dio ai suoi figli, e con l'impegno del proprio lavoro e della propria inventiva. Dobbiamo pero` avvertire come dovere gravissimo quello di consegnare la terra alle nuove generazioni in uno stato tale che anch'esse possano degnamente abitarla e ulteriormente coltivarla. Cio` implica l'impegno di decidere insieme, « dopo aver ponderato responsabilmente la strada da percorrere, con l'obiettivo di rafforzare quell'alleanza tra essere umano e ambiente che deve essere specchio dell'amore creatore di Dio, dal quale proveniamo e verso il quale siamo in cammino ».120 E` auspicabile che la comunita` internazionale e i singoli governi sappiano contrastare in maniera efficace le modalita` d'utilizzo dell'ambiente che risultino ad esso dannose. E` altresi` doveroso che vengano intrapresi, da parte delle autorita` competenti, tutti gli sforzi necessari affinche´ i costi economici e sociali derivanti dall'uso delle risorse ambientali comuni siano riconosciuti in maniera trasparente e siano pienamente supportati da coloro che ne usufruiscono e non da altre popolazioni o dalle generazioni future: la protezione dell'ambiente, delle risorse e del clima richiede che tutti i responsabili internazionali agiscano congiuntamente e dimostrino prontezza ad operare in buona fede, nel rispetto della legge e della solidarieta` nei confronti delle regioni piu` deboli del pianeta.
Uno dei maggiori compiti dell'economia e` proprio il piu` efficiente uso delle risorse, non l'abuso, tenendo sempre presente che la nozione di efficienza non e` assiologicamente neutrale.
51. Le modalita` con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalita` con cui tratta se stesso e, viceversa. Cio` richiama la societa` odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, e` incline all'edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano.E` necessario un effettivo cambiamento di mentalita` che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, ??nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti''.Ogni lesione della solidarieta` e dell'amicizia civica provoca danni ambientali, cosi` come il degrado ambientale, a sua volta, provoca insoddisfazione nelle relazioni sociali. La natura, specialmente nella nostra epoca, e` talmente integrata nelle dinamiche sociali e culturali da non costituire quasi piu` una variabile indipendente. La desertificazione e l'impoverimento produttivo di alcune aree agricole sono anche frutto dell'impoverimento delle popolazioni che le abitano e della loro arretratezza. Incentivando lo sviluppo economico e culturale di quelle popolazioni, si tutela anche la natura. Inoltre, quante risorse naturali sono devastate dalle guerre!
La pace dei popoli e tra i popoli permetterebbe anche una maggiore salvaguardia della natura. L'accaparramento delle risorse, specialmente dell'acqua, puo` provocare gravi conflitti tra le popolazioni coinvolte. Un pacifico accordo sull'uso delle risorse puo` salvaguardare la natura e, contemporaneamente, il benessere delle societa` interessate. La Chiesa ha una responsabilita` per il creato e deve far valere questa responsabilita` anche in pubblico. E facendolo deve difendere non solo la terra, l'acqua e l'aria come doni della creazione appartenenti a tutti. Deve proteggere soprattutto l'uomo contro la distruzione di se stesso.
E` necessario che ci sia qualcosa come un'ecologia dell'uomo, intesa in senso giusto. Il degrado della natura e` infatti strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana: quando l'« ecologia umana » e` rispettata dentro la societa`, anche l'ecologia ambientale ne trae beneficio. Come le virtu` umane sono tra loro comunicanti, tanto che l'indebolimento di una espone a rischio anche le altre, cosi` il sistema ecologico si regge sul rispetto di un progetto che riguarda sia la sana convivenza in societa` sia il buon rapporto con la natura. Per salvaguardare la natura non e` sufficiente intervenire con incentivi o disincentivi economici e nemmeno basta un'istruzione adeguata. Sono, questi, strumenti importanti, ma il problema decisivo e` la complessiva tenuta morale della societa`. Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rende artificiale il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e, con esso, quello di ecologia ambientale. E` una contraddizione chiedere alle nuove generazioni il rispetto dell'ambiente naturale, quando l'educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse. Il libro della natura e` uno e indivisibile, sul versante dell'ambiente come sul versante della vita, della sessualita`, del matrimonio, della famiglia, delle relazioni sociali, in una parola dello sviluppo umano integrale. I doveri che abbiamo verso l'ambiente si collegano con i doveri che abbiamo verso la persona considerata in se stessa e in relazione con gli altri. Non si possono esigere gli uni e conculcare gli altri. Questa e` una grave antinomia della mentalita` e della prassi odierna, che avvilisce la persona, sconvolge l'ambiente e danneggia la societa`.

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