Lo studio Ecofys commissionato dal WWF dimostra che con un investimento di 4 miliardi di euro all'anno, ovvero appena lo 0,2% del PIL, l'Italia può ridurre le proprie emissioni del 29% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, raggiungendo l'obiettivo del 30% (in presenza di un accordo globale a Copenhagen) previsto dalla UE nel Pacchetto clima ed energia.

Nel 2007, in Italia le emissioni totali di gas a effetto serra sono ammontate a 553 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 (escluse quelle derivanti da cambiamento d'utilizzo del territorio e quelle forestali), una responsabilità spartita in particolare dal settore industriale, responsabile del 26% delle emissioni del 2007, seguito da quello della fornitura energetica, che emette il 25% delle emissioni totali di gas a effetto serra, dai trasporti, con il 23%, e dall'edilizia con il 16%. E lo scenario di riferimento elaborato nella Quarta Comunicazione Nazionale, messa a punto per la Convenzione Nazionale sul Clima, prevede un ulteriore aumento delle emissioni da 579 a 623 milioni di tonnellate equivalenti di CO2, rispettivamente dal 2005 al 2020.

E' proprio dai settori più critici che parte la ricetta del WWF: rispetto ai livelli del 2005, il settore industriale potrebbe risparmiare il 44% delle emissioni migliorando l'efficienza energetica e la produzione combinata di calore ed elettricità, e riducendo il tasso di clinker (materiale base) nella produzione del cemento. Il settore dei trasporti ne risparmierebbe il 36% migliorando l'efficienza energetica dei mezzi e favorendo le ferrovie e il trasporto pubblico. Migliorando l'isolamento termico e la progettazione degli edifici e utilizzando le biomasse per il riscaldamento si avrebbe un risparmio del 35%. Meno 33% dall'agricoltura sfruttando il biogas e migliorando il regime alimentare dei bovini. Meno 46% nel settore della fornitura energetica migliorando l'efficienze presso gli utenti finali, aumentando l'uso delle energie rinnovabili e adottando soluzioni di cattura e stoccaggio CO2 per ogni impianto a combustibile fossile. Addirittura meno 59% dai rifiuti, aumentando riciclo e compostaggio.

Per un totale che arriva al 36% di riduzione delle emissioni entro il 2020 rispetto ai valori del 2005, ovvero il 29% rispetto a quelli del 1990, al costo davvero basso di 4 miliardi di euro all'anno nel 2020, pari allo 0,2% del PIL (si pensi che con la recente crisi economica ci siamo giocati ben 25 volte tanto). Considerando che i costi per tecnologie efficienti ed energie rinnovabili tenderanno a ridursi per la loro sempre maggiore diffusione, e considerando anche che gli impatti dei cambiamenti climatici sul lungo termine potranno costare intorno al 6-8% del PIL, i benefici offerti dallo scenario a basse emissioni presentato saranno ancora più significativi e tenderanno a fornire un grosso vantaggio nel medio periodo.

"Come dimostra la classifica che anche quest'anno il WWF ha stilato con Alianz, sul clima l'Italia finora ha ?vivacchiato', promuovendo per esempio misure per l'efficienza energetica e le energie rinnovabili, ma ostacolando il pieno sviluppo di potenzialità strategiche per la sfida del clima - ha dichiarato Stefano Leoni, presidente del WWF Italia - Il problema principale dell'Italia è che manca una strategia. Eppure lo studio che abbiamo commissionato dimostra che, con politiche semplici e già attuate in altri Paesi, tagliare le emissioni drasticamente entro il 2020 si può. Basta volerlo e soprattutto attrezzarsi per perseguire l'obiettivo con un approccio strategico. La recessione economica sembra possedere un effetto al ribasso sulla produzione delle emissioni, per la diminuzione della produzione. Ma il rischio è che, quando questa produzione - e le relative emissioni - ricominceranno a crescere, l'Italia si trovi drammaticamente indietro sul fronte della nuova economia pulita. L'Italia, come presidente del G8, deve dare il buon esempio, in casa propria e nel far sì che il G8 costituisca una pietra miliare verso un accordo globale sul clima, a Copenaghen, giusto, efficace e in linea con le indicazioni della comunità scientifica".

"Dai leader del G8 e del MEF, il WWF si aspetta appunto che facciano i leader - ha aggiunto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia - Abbiamo di fronte una sfida che ci impone di agire insieme, con obiettivi precisi. Chiediamo che il G8 che si impegni a mantenere l'aumento medio della temperatura al di sotto dei 2°C rispetto all'epoca pre-industriale. Questo implica che il picco e il declino delle emissioni globali si manifestino ben prima del 2020. I leader del G8 devono impegnarsi a trasformare le loro economie su un percorso a bassa emissione di carbonio, con ambiziosi obiettivi di medio termine e l'obiettivo a lungo termine di ridurre le emissioni di almeno l'80% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990.

Il WWF chiede anche l'immediato adeguamento dei finanziamenti per l'adattamento nei paesi meno sviluppati che non hanno causato il cambiamento climatico, ma sono tra i più vulnerabili ai suoi effetti. In particolare, i leader del G8 dovrebbero annunciare che forniranno 2 miliardi di dollari entro quest'anno per i Programmi d'azione sull'Adattamento.
Vanno varati "Piani Nazionali di Azioni di Mitigazione" (NAMAS) pilota garantendo il loro immediato finanziamento.
Il WWF chiede infine l'approvazione di programmi di azione per le tecnologie che consentano ai Paesi in via di sviluppo il ?salto tecnologico' verso le tecnologie pulite".

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