E' decisamente critica Legambiente sull'accordo raggiunto ieri in seno al Consiglio dei ministri dell'Ambiente a Lussemburgo sulla direttiva sulle emissioni industriali. "Un compromesso al ribasso - dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico dell'associazione ambientalista - che, in nome della flessibilità, garantisce enormi deroghe alle autorità nazionali nell'applicazione delle migliori tecniche disponibili negli impianti industriali.
In questo caso, però, la flessibilità non fa bene né all'ambiente e alla salute, né alla competitività economica del nostro Paese. E', anzi, un vero e proprio autogol, che rischia di compromettere nei processi produttivi e nell'abbattimento delle emissioni industriali delle nostre imprese proprio quell'innovazione che ne garantisce il valore aggiunto sui mercati globali".

Legambiente ricorda che agli inquinanti "classici" che il traffico riversa nelle città, in alcune zone d'Italia si sommano i composti chimici, tossici e in alcuni casi cancerogeni emessi da fonti industriali: diossine e furani, policlorobifenili, mercurio, piombo o cadmio. E sottolinea l'urgenza di interventi migliorativi negli impianti industriali italiani per difendere l'ambiente e la salute dei cittadini che vivono nei pressi dei siti produttivi. Infatti, secondo l'Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera di Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, nel 2006 in Italia l'industria ha emesso il 95% del totale dell'arsenico scaricato in atmosfera da tutte le fonti, il 90% del cromo, l'87% dei Pcb, l'83% del piombo, il 75% del mercurio, il 72% di diossine e furani, il 61% di cadmio. Sono stati emesse in atmosfera 388mila tonnellate circa di ossidi di zolfo (SOx), il 78% delle quali deriva da fonti industriali, soprattutto dalla produzione di energia, mentre il 15% è stato emesso dai trasporti non stradali, prevalentemente marittimi; poco più di 173mila tonnellate di polveri sottili (PM10), emesse per il 28% del totale dalle attività industriali e per il 27% dai trasporti stradali; oltre 1 milione di tonnellate di ossidi di azoto (NOx), il 44% dei quali derivanti dal traffico stradale, mentre il 25% è dovuto all'industria.

"Fortunatamente la partita non è ancora chiusa - aggiunge Ciafani -,  la palla passa all'Europarlamento e ci impegneremo affinché il nuovo Parlamento riconfermi la posizione equilibrata e innovativa avanzata in prima lettura a marzo scorso. Le deroghe non devono allargare la maglia della rete dei controlli ambientali e le norme sulle migliori tecniche disponibili devono essere quanto più rigorose nei limiti per garantire la tutela ambientale e della salute dei cittadini".

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