"DISPOSIZIONI IN MATERIA DI SICUREZZA PUBBLICA" DOCUMENTO DEL FORUM NAZIONALE DEL TERZO SETTORE
Approvato dal Comitato di Coordinamento del 09/06/2009

Il Forum del Terzo Settore esprime forte preoccupazione per le misure sull'immigrazione contenute nel ddl n. S.733-B (recante "Disposizioni in materia di sicurezza pubblica") approvato dalla Camera dei Deputati e ora in discussione alle commissioni riunite 1ª (Affari Costituzionali) e 2ª (Giustizia) in sede referente. Il ddl, se approvato definitivamente anche dal Senato, rischia di provocare una pesante battuta d'arresto di ogni sforzo di integrazione dei lavoratori stranieri, introducendo elementi di discriminazione mai conosciuti finora in Italia.
Ci preoccupa in particolare la previsione del reato di ingresso e soggiorno illegale dello straniero nel territorio dello Stato. Tale provvedimento, sanzionando uno status della persona a prescindere dalla sua effettiva condotta, pare infatti contrastare col nostro ordinamento giudiziario. Finisce inoltre per negare la possibilità, riconosciuta dalle convenzioni internazionali, di emigrare verso il nostro Paese, dal momento che i canali regolari di ingresso sono di fatto impraticabili con le procedure previste dall'attuale normativa. Punire come reato l'aspirazione ad una vita migliore da parte di tante persone, oltre ad essere inaccettabile sul piano umanitario, non servirà a fermare il flusso di lavoratori stranieri, che continueranno ad entrare e soggiornare in Italia come irregolari, costretti a vivere in una condizione di invisibilità sociale e senza tutele, esposti al rischio di scivolare nelle maglie della criminalità organizzata per sopravvivere.
Il reato di clandestinità non solo non sarà un deterrente efficace nei confronti del racket dell'immigrazione clandestina, ma avrà anche l'effetto di produrre un appesantimento del sistema giudiziario e distogliere buona parte delle forze dell'ordine da altri compiti legati alla sicurezza dei cittadini. Ma anche altre parti del ddl introducono misure inutilmente vessatorie nei confronti dei migranti.
Il permesso di soggiorno a punti sancisce una condizione permanente di inferiorità per tutti gli stranieri, costantemente "messi alla prova" e passibili di vedersi cancellare dalla lista dei "buoni" perché non abbastanza "italianizzati" anche dopo decenni di lavoro e presenza regolare.
Una scelta che rischia di approfondire la frattura culturale tra italiani e stranieri, alimentando diffidenza e pregiudizio. Il ddl modifica sostanzialmente l'attuale normativa sull'immigrazione con una serie di misure che in realtà non riguardano la sicurezza dei cittadini o la lotta alla clandestinità, ma rappresentano solo ulteriori ostacoli ai percorsi di integrazione di singoli e famiglie. Si pensi alle tasse da 80 a 200 euro previste per tutte le pratiche relative al rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno, misura incomprensibile visto che gli stranieri versano già oggi un contributo fin troppo gravoso per queste pratiche. Si pensi ancora al raddoppio dei tempi per il ricongiungimento familiare o alle maggiori difficoltà per acquisire la cittadinanza per matrimonio. Alcuni diritti fondamentali, come sposarsi e riconoscere i figli indipendentemente dal proprio status giuridico, vengono messi in discussione. Stante l'obbligo di esibire il permesso di soggiorno, sarà di fatto impedito il matrimonio fra due irregolari, che comunque non comporterebbe alcun tipo di regolarizzazione.
Per lo stesso motivo genitori stranieri privi di permesso di soggiorno non potranno riconoscere e iscrivere all'anagrafe un figlio, consegnandolo quindi all'invisibilità sociale. Il divieto di iscrizione anagrafica in mancanza della disponibilità di un alloggio idoneo comporterà l'impossibilità per tante famiglie di accedere ai servizi pubblici, compresi quelli sanitari. E la stessa eliminazione dal testo delle norme maggiormente contestate, come la segnalazione degli irregolari da parte degli operatori sanitari o delle scuole, rischia di essere vanificata dal permanere del reato di clandestinità che obbligherà comunque i pubblici ufficiali a segnalarlo. In generale il ddl rischia di rendere più incerto e precario il futuro di tutti gli immigrati, moltiplicando gli elementi che possono farli passare da una condizione di regolarità all'irregolarità.
Milioni di persone saranno mortificate nella propria dignità e private di diritti che la Costituzione vorrebbe garantiti a tutti, con l'effetto di alzare nuove barriere tra cittadini che vivono e lavorano nella stessa comunità. Tutto ciò non servirà a renderci più sicuri, ma solo ad alimentare la marginalità sociale, la microcriminalità e l'insicurezza di tutti. Non si può negare la realtà. L'immigrazione è un fenomeno strutturale e irreversibile del nostro tempo, che va governato favorendo l'emersione dalla clandestinità con una politica dei flussi realistica, che consenta un adeguato numero di ingressi regolari per ricerca di lavoro.
L'Italia è ormai un Paese sempre più multietnico e multiculturale, e le profonde modificazioni che attraversano le nostre comunità ci impongono di costruire un nuovo patto di convivenza attraverso processi di integrazione e politiche concrete che affrontino i problemi dei migranti e delle loro famiglie, dei datori di lavoro e delle comunità locali che li accolgono.
Al contrario, se si rinuncia a lavorare per l'integrazione e si preferisce rincorrere un facile consenso con provvedimenti che alimentano il pregiudizio di pericolosità sociale nei confronti dei migranti, si accentua il rischio di conflitti e tensioni, si provoca diffidenza e paura, si incoraggia la xenofobia. Non a caso nel Paese stanno crescendo in modo preoccupante gli episodi di intolleranza e di razzismo anche inconsapevole, troppo spesso nell'indifferenza generale e nel silenzio dei media. E' una deriva pericolosa, perché apre le porte di un possibile e disastroso conflitto etnico che tutti dovremmo sentirci impegnati a scongiurare.

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