L'asse Islanda-Giappone rischia di allentare la moratoria per la caccia alle balene per scopo commerciali. Mentre la Danimarca chede di aprire la caccia alle megattere. In portogalli si apre la 61/a sessione annuale della Commissione baleniera internazionale La moratoria sulla caccia alle balene per scopi commerciali potrebbe allentarsi: il vero rischio che potrebbe farla saltare è l'asse formato da Islanda e Giappone, "camuffato - dicono da Greenpeace - dietro la finta caccia scientifica". Il pericolo è rafforzato, da ultimo, dalla richiesta di aprire la caccia alle megattere, una balena specie protetta dal 1963 (23 anni prima della moratoria su tutte le altre balene) e modella preferita dal whale-watching. A portarla sul tavolo della 61/a sessione annuale della Commissione baleniera internazionale (Iwc), che si riunisce da oggi al 26 giugno a Madeira in Portogallo, la Danimarca per conto della Groenlandia. Con la strategia danese, prende più importanza la posizione che assumerà l'Europa su un eventuale abbassamento del livello di guardia della moratoria. "Una richiesta - osserva Alessandro Giannì, direttore delle Campagne di Greenpeace - che non va da nessuna parte. Quello che ci preoccupa è l'Islanda e il Giappone". La Commissione baleniera, aggiunge, deve "diventare la Commissione per le balene". Secondo l'associazione Whale and dolphin conservation society, la Groenlandia vorrebbe uccidere 10 megattere all'anno in acque europee come "caccia di sussistenza". Ma, sarebbero motivazioni "false", perché i cetacei cacciati dalle popolazioni locali già "soddisfano il bisogno alimentare" tanto da "non utilizzare tutte le quote a disposizione". La carne di balena prodotta dalla caccia di sussistenza delle popolazioni indigene continua a "essere venduta commercialmente nei supermercati". Poi, le megattere sono quelle più amate dai turisti che vogliono soltanto guardarle mentre si impegnano in salti tra le onde, rientri con schiaffo della pinna e sbuffi d'acqua. Ma, negli ultimi anni i segnali più forti di una ripresa della caccia arrivano dal Giappone e dall'Islanda. Nel 2007 proprio il Giappone aveva deciso di riprendere la caccia alle megattere ma era scattata la protesta ufficiale del governo australiano. E, oltre all'impegno delle associazioni ambientaliste e animaliste, per bloccare la caccia gli australiani hanno vigilato con navi e aerei militari i ghiacci dell'area antartica. Ma il Giappone continua a rifiutarsi di cancellare i sussidi, circa 10 milioni di euro l'anno, che mantengono in vita la caccia baleniera in Antartide. Mentre è di soltanto pochi giorni fa, l'uccisione di due esemplari di balenottera comune da parte dell'Islanda che ha un programma che prevede di cacciarne 150. Questo, rileva Greenpeace, nonostante "la balenottera comune", a dispetto del nome, sia stata inserita nella lista delle specie a rischio estinzione dall' International union for conservation of nature. "Le regole della caccia alle balene in Islanda - dice Sara Holden, coordinatrice internazionale della campagna Balene - sono totalmente gestite dal baleniere Kristjan Loftsson e dalla sua compagnia Hvalur ehf. Ma questa caccia alla balenottera comune avrà un grande costo per l'Islanda sia politico che economico". Per questo, Greenpeace chiede all'Islanda di impegnarsi a mettere fine alla caccia commerciale alle balene e di pensare al turismo: più di 115.000 persone hanno promesso di visitare il Paese nel momento in cui il governo annunci la fine della caccia alle balene. I punti principali su cui si concentrerà la riunione della Commissione baleniera sono proprio la caccia alle balene e gli scopi scientifici non sempre ben definiti, l'impatto dei fattori ambientali sulle popolazioni delle balene e la tutela dei santuari (come quello del mar Ligure su cui l'Istituto superiore di protezione ambientale ha preparato uno studio condotto sulla 'Artic Sunrise' insieme con Greenpeace che porterà sul tavolo della Commissione).

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