I governi europei stanno mettendo in pericolo le vite dei rifugiati negando loro protezione, ha ammonito oggi Amnesty International. In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, le porte dell'Europa si stanno chiudendo e i diritti di chi chiede protezione vengono ignorati.
"I rifugiati rischiano le loro vite per cercare sicurezza ma quando arrivano l'Europa volta loro le spalle" - ha affermato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia centrale di Amnesty International. "I governi devono cessare di mettere a repentaglio delle vite e, piuttosto, iniziare a rispettare i loro obblighi internazionali di protezione nei confronti di queste persone vulnerabili".
I paesi che si trovano ai confini dell'Europa stanno mostrando un palese disprezzo per i loro obblighi internazionali nei confronti dei rifugiati:
- l'Italia intercetta i rifugiati in acque internazionali e li trasporta fisicamente, senza prenderne in considerazione eventuali bisogni di protezione internazionale, in Libia, dove i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati sono a rischio di maltrattamenti e di rimpatrio forzato verso paesi in cui potrebbero subire gravi violazioni dei diritti umani;
- la Turchia continua a non riconoscere a persone non europee lo status di rifugiato, negando in questo modo a migliaia di persone la protezione di cui necessitano;
- la Grecia respinge le persone che si trovano alle sue frontiere terrestri o che giungono alla frontiera marittima con la Turchia senza aver prima valutato le loro domande di asilo. Coloro che riescono a entrare nel paese incontrano diversi ostacoli legali nell'ottenere protezione;
- gli accordi bilaterali tra la Spagna e diversi paesi africani vengono utilizzati per giustificare arresti arbitrari, detenzioni ed espulsione di rifugiati, richiedenti asilo e migranti in questi paesi;
- altri paesi dell'Unione europea (Ue) chiudono un occhio sulla crescente mancanza di rispetto per i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo ai confini dell'Ue in quanto essi stessi tentano di accogliere meno rifugiati. Ogni anno migliaia di richiedenti asilo vengono trasferiti, in base al sistema "Dublino II", verso paesi dove i loro diritti non sono adeguatamente protetti.
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, Amnesty International ammonisce gli stati dell'Ue sul fatto che le loro azioni stanno minando la protezione dei rifugiati non solo nei loro territori, ma nel mondo intero, in quanto esse diffondono un messaggio pericoloso sul trattamento di queste persone. Tutti gli stati devono adempiere agli obblighi nei confronti dei rifugiati e dei richiedenti asilo non solo all'interno dei propri confini ma ovunque esercitino un effettivo controllo sulle persone.
Ulteriori informazioni
Italia
La recente visita del leader libico Muhammar Gheddafi in Italia non ha fugato le preoccupazioni circa la sorte di rifugiati che, intercettati in acque internazionali secondo gli accordi bilaterali tra i due paesi, sono stati condotti in Libia. Tra il 6 e l'11 maggio circa 500 persone sono state intercettate dalle autorità italiane e trasportate in Libia, dove secondo l'Italia esse avrebbero potuto cercare protezione. Tra queste vi erano persone provenienti da Somalia, Eritrea e da altri paesi africani.
A maggio, una missione di ricerca di Amnesty International in visita in Libia ha confermato che il paese non ha un sistema di asilo funzionante, che cittadini stranieri subiscono maltrattamenti da parte delle autorità e che vengono effettuati rinvii forzati di persone verso i paesi di origine senza prendere in considerazione i loro eventuali bisogni di protezione internazionale. La delegazione ha visitato il centro di detenzione di Misratah, a circa 200 chilometri da Tripoli, dove tra le 600 e le 700 persone, provenienti per lo più da paesi africani, inclusi Eritrea e Somalia, sono detenute in condizioni squallide e di grave sovraffollamento.
Turchia
Per molti che vorrebbero accedere al sistema di protezione dell'Ue, la Turchia è il paese dove il loro viaggio si ferma. Le migliaia di richiedenti asilo che arrivano in Turchia ogni anno incontrano spesso difficoltà insormontabili nell'accesso ai loro diritti; in particolare le persone che provengono da paesi come Iraq, Iran, Somalia e Afghanistan devono far fronte a gravi ostacoli sia legali che pratici per accedere al sistema di asilo.
La Turchia è di fatto il solo stato parte della Convenzione sui rifugiati del 1951 a non riconoscere alle persone non europee lo status di rifugiato, negando in questo modo la protezione a migliaia di persone. Spesso i richiedenti asilo sono detenuti arbitrariamente, per lunghi periodi e in condizioni inadeguate, e subiscono maltrattamenti. Inoltre, la Turchia ricorre ampiamente al rinvio forzato di persone verso paesi dove vanno incontro a violazioni dei diritti umani.
Molte persone, comprendendo di non avere speranze di ottenere protezione in Turchia, cercano di spostarsi verso i paesi dell'Ue via terra o via mare. Per alcuni questo viaggio finisce male perché vengono respinti dalle autorità greche e a volte perdono la vita.
Grecia
Con la sua posizione geografica, la Grecia potrebbe giocare un ruolo chiave nel garantire protezione ai rifugiati. Tuttavia, l'accesso di persone in cerca di protezione al sistema di asilo è molto difficoltoso o perché vengono respinte mentre cercano di entrare nel paese o per la presenza di ostacoli nel sistema.
Attualmente la Grecia sta tentando di modificare la legislazione nazionale sull'asilo per restringere ulteriormente la protezione eliminando il diritto a un ricorso effettivo, in violazione del diritto internazionale ed europeo. Inoltre, persistono forti preoccupazioni sulle condizioni di detenzione dei richiedenti asilo e dei migranti.
L'11 giugno, la Corte europea dei diritti umani ha stabilito all'unanimità che la Grecia ha violato i diritti di un cittadino turco che aveva chiesto asilo nel 2007. Secondo la Corte europea la Grecia, date le condizioni in cui l'uomo è stato detenuto, ha violato l'art. 3 della Convenzione europea sui diritti umani relativo al divieto di tortura e trattamenti inumani o degradanti. La Corte europea ha anche deciso, sempre all'unanimità, che la Grecia ha violato l'articolo 5 della Convenzione che sancisce il diritto alla libertà e quello di contestare la legittimità della detenzione.
Unione europea
Durante l'incontro dei capi di stato e di governo dell'Ue del 18 e 19 giugno è stato discusso il tema dell'immigrazione irregolare nel Mediterraneo, incluse le misure per trasferire nel territorio dell'Ue persone che necessitano di protezione internazionale allo scopo di assistere gli stati meridionali dell'Ue che devono far fronte a "particolari pressioni". Nel corso dell'incontro sono state dibattute anche le misure per "rafforzare la capacità" dei paesi del Nord Africa di garantire protezione a coloro che ne hanno bisogno. A luglio la Commissione europea dovrebbe presentare una proposta sui trasferimenti interni da Malta verso gli altri stati membri dell'Ue.
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