Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia sono fortemente a rischio. La situazione è particolarmente grave in Sardegna, dove il pericolo desertificazione riguarda ben il 52% del territorio regionale, di cui l'11% già colpito. A forte rischio anche la Sicilia, le piccole isole e la Puglia.
Questi i dati allarmanti sulla desertificazione presentati da Legambiente in un recente dossier sugli ecoprofughi. "La desertificazione non riguarda solo le aree torride dell'Africa - ha dichiarato Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente -. Il problema è reale e ci tocca anche molto da vicino. Senza reali cambi di marcia nelle politiche energetiche e ambientali il rischio diverrà concreto e irreversibile".
La desertificazione infatti, si può considerare come la fase finale del degrado chimico, fisico e biologico in quanto la terra perde irreversibilmente la capacità di sostenere la produzione agricola e forestale, e anche se le piogge tornano a bagnare i suoli, il degrado, che ormai è in atto, non regredisce anzi molto spesso peggiora.
Le regioni aride e semi-aride del pianeta - si legge nel dossier - rappresentano quasi il 40% della superficie emersa della Terra (5,2 miliardi di ettari) e ospitano circa due miliardi di persone. 135 milioni di persone rischiano di essere spostate a causa della desertificazione, e di queste circa 60 milioni tra il 1997 e 2020, abbandonerà (nel primo periodo preso in considerazione ciò è già avvenuto) le zone desertificate dell'Africa subsahariana verso l'Africa settentrionale e l'Europa.
Di fatto poi il Sahara ha oramai "attraversato" il Mediterraneo, uno dei 25 hotspots mondiali per la biodiversità. 30 milioni di ettari di terra lungo le rive del Mediterraneo sono già colpiti da desertificazione, fenomeno che mette a rischio la sopravvivenza di 6,5 milioni di persone.
Un quinto dei territori in Spagna è soggetto a desertificazione e anche il Portogallo, l'Italia e la Grecia sono colpiti seriamente dal fenomeno del quale non è immune nemmeno la Francia meridionale. Il Marocco, la Libia e la Tunisia perdono ciascuno circa 1.000 Km2 di terre produttive ogni anno, in Egitto metà delle terre arabili irrigate sono meno produttive a causa della salinizzazione dell'acqua utilizzata. Tutto l'ecosistema Mediterraneo subisce prolungati periodi di siccità e presenta una marcata tendenza all'erosione.
"La desertificazione - ha continuato Venneri - oltre a distruggere la biodiversità degli ecosistemi accentua ed accelera le problematiche connesse al global warming producendo effetti retroattivi, determinando migrazioni di popoli verso altri territori, con conseguente aumento della conflittualità sociale e di sovra popolamento nei territori scelti come rifugio, perpetuando così un circolo vizioso di causa - effetto che mette a rischio la stessa sopravvivenza dell'uomo".
Le popolazioni che vivono nelle zone più aride si trovano, infatti, implicate in un tipo di ingranaggio all'interno del quale le condizioni di vita si degradano nello stesso momento in cui i suoli subiscono le devastazioni dovute all'aumento del grado di aridità e allo sfruttamento sempre più intensivo delle terre.
"Dobbiamo considerare - ha concluso Venneri - che l'Italia negli ultimi 20 anni ha visto triplicare l'inaridimento del suolo e si stima che il 27% del territorio nazionale è a rischio desertificazione. Sono interessate soprattutto le regioni meridionali dove l'avanzata del fenomeno rappresenta una vera e propria emergenza ambientale".