di Michele Citoni
Da "La Nuova Ecologia", l'economista Patrick Bond: «La gestione è stata affidata a una società controllata dalla multinazionale Suez. E 10 milioni di persone hanno subito il taglio dell'acqua: non potevano pagare»
Dagli anni Novanta la Banca Mondiale ha introdotto in Africa delle strategie di mercato nella gestione delle risorse idriche e dei servizi igienici. L'obiettivo: facilitarne la gestione e favorire l'accesso ai più poveri. Ma Patrick Bond, docente di economia a Durban, impegnato sui problemi dello sviluppo del continente, è convinto che questa strategia non funzioni. «Anche l'Onu e l'Organizzazione mondiale della sanità hanno seguito quella strada - spiega - L'Oms in un documento del 2001 notava che i 134 miliardi di dollari di aiuti spesi nel settore dal 1981 al 1990 non si erano dimostrati "produttivi per la salute". Senza considerare che nello stesso periodo le istituzioni finanziarie internazionali avevano imposto tagli drammatici ai paesi africani debitori, come ancora avviene».
C'è un collegamento diretto tra questi tagli e lo stato dei servizi idrici?
Quando l'utente di un servizio è impoverito al punto di non potersi permettere la manutenzione del sistema, è normale che il capitale investito vada perso. L'Oms notava che «in molti luoghi gli stessi poveri, invece dei governi, si stanno dando da fare per migliorare la loro vita investendo in acqua e servizi igienici». Come se questo non dipendesse proprio dalla politica dei tagli?
Come è stata applicata la ricetta privatistica in Sudafrica?
Nel 1996 è stato avviato il piano Gear, una sigla che sta per crescita, occupazione e redistribuzione. La strategia del governo era quella di trasformare le città in ambienti favorevoli agli investimenti privati per creare lavoro e ridurre la povertà. Al contrario, abbiamo avuto un milione di occupati in meno e l'aumento delle disuguaglianze. A Johannesburg nel 2001 la gestione dell'acqua è stata affidata per 5 anni a una società controllata dalla multinazionale Suez, che ha tagliato l'acqua ai morosi, diminuito gli standard del servizio e ristrutturato le tariffe. Anche nel resto del paese è stata applicata questa politica e 10 milioni di persone, su 42 milioni di abitanti, hanno subito il taglio dell'acqua. Non è che non volessero pagare, è che proprio non potevano.
Con quali conseguenze?
Colera, diarrea, più morti per Aids. Ma anche una nuova mobilitazione popolare nelle township più povere e tra i lavoratori del servizi municipali. I movimenti hanno organizzato proteste, effettuato riconnessioni illegali e ostacolato i provvedimenti più odiosi come l'installazione a Soweto e Orange Farm di contatori che forniscono acqua prepagata. L'African National Congress e il governo li definiscono "vandali" e "teppisti", ma in realtà sono militanti dei diritti umani.
La Nuova Ecologia, 23 settembre 2005