Le autorità iraniane devono aprire un'indagine immediata sulla condotta violenta delle forze di sicurezza nei confronti di migliaia di manifestanti che sabato 13 giugno si sono riversati nelle strade per protestare contro l'annuncio della vittoria del presidente in carica Mahmoud Ahmadinejad, nel corso delle elezioni presidenziali svoltesi venerdì 12 giugno.
Secondo le informazioni in possesso di Amnesty International, agenti di polizia in borghese hanno usato, senza che vi fosse la necessità, bastoni per colpire e disperdere le persone che manifestavano pacificamente, ferendone alcune.
"Le scioccanti scene di violenza che hanno avuto per protagoniste le forze di polizia devono essere urgentemente oggetto di un'indagine e i responsabili delle violazioni dei diritti umani devono essere assicurati alla giustizia" - ha dichiarato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del programma per il Medio Oriente e l'Africa del Nord di Amnesty International. "Noi riconosciamo il dovere delle forze di polizia di assicurare il rispetto dell'ordine pubblico, ma le famiglie dei detenuti, il pubblico iraniano e la comunità internazionale dovrebbero essere informati su quali siano le basi d'accusa e quali legami ci siano stati tra gli arrestati e le violenze".
Almeno 170 persone sono state arrestate sabato nel corso degli scontri tra le forze di polizia e centinaia di manifestanti nei pressi del ministero degli Interni e in altre zone al centro di Teheran. Tra le persone arrestate ci sono anche figure politiche di rilievo, accusate dalle autorità di aver orchestrato le proteste. Alcune sono state rilasciate.
"Amnesty International sollecita le autorità iraniane ad assicurare che venga permesso il diritto di espressione pacifica, di associazione e di assemblea. Nessuno dovrebbe essere arrestato perché pone domande sui risultati elettorali e le autorità iraniane devono rispondere in modo chiaro alle preoccupazioni sollevate circa la regolarità dei risultati" - ha continuato Hassiba Hadj Sahraoui.
Sebbene le università siano state chiuse, una denuncia ricevuta da Amnesty International indica che 100 poliziotti antisommossa con caschi e scudi hanno inseguito 300 - 400 studenti nei giardini dell'Università di Teheran. Il personale di sicurezza avrebbe anche usato gas lacrimogeni per reprimere la protesta, in particolare nel dormitorio di Pol-e Gisha, a Teheran e in un altro, a Shiraz.
In un altro episodio, agenti in motocicletta hanno picchiato dei sostenitori di Hossein Mousavi, candidato alle presidenziali, che avevano allestito un sit-in in piazza Vanak, a Teheran, per protestare contro gli esiti elettorali.
Alla fine della notte di sabato, in alcune zone del centro della capitale iraniana, delle barricate in fiamme sono state sparpagliate nelle strade e gli scontri con le forze dell'ordine sono continuati in diverse aree, comprese quelle di Abbas Abad e di Saadat Abad, intorno a Tajrish.
Le manifestazioni si sono estese ad altre città quali: Rasht, Mashahd, Shiraz e Ahwaz, dove risiedono molte persone di minoranza araba, Zahedan, nel sudest dell'Iran e centro della minoranza baluchi dell'Iran, Oroumiye, città abitata in prevalenza da curdi e azeri turchi.
Nel corso della protesta di sabato, l'acceso a You Tube, Facebook e altri siti di social networking è stato bloccato, così come a portali d'informazione on line. Le comunicazioni via sms, secondo quanto riportato, sono state limitate. Secondo molti, questi blocchi avrebbero inciso negativamente sullo svolgimento delle elezioni e gli stessi risultati sarebbero stati manipolati.
"Invece di inaugurare un giro di vite sull'informazione, incluso il blocco dei video che vengono condivisi sui social network come You Tube e Facebook e di una manciata di siti di notizie, le autorità dovrebbero rispondere apertamente alle preoccupazioni e alle critiche espresse con molta chiarezza da diversi iraniani"- ha aggiunto Hassiba Hadj Sahraoui.
Amnesty International ha chiesto alle autorità di assicurare che i giornali legati agli altri candidati alla presidenza siano autorizzati a riportare le dichiarazioni dei vari candidati. "Amnesty International esprime deplorazione per il fatto che l'annuncio del nuovo mandato presidenziale sia avvenuto tra diffuse violazioni. Noi consideriamo chiunque sia stato arrestato solo per aver chiesto trasparenza e per aver posto domande sugli esiti elettorali un prigioniero politico, che deve essere rilasciato immediatamente e incondizionatamente"- ha concluso Hassiba Hadj Sahraoui.
Ulteriori informazioni
Nel periodo pre-elettorale in Iran è cresciuta la repressione e l'intimidazione. Secondo alcuni commentatori questa è stata una deliberata strategia per assicurare la vittoria al presidente Ahmadinejad.
Secondo quanto riportato, prima della chiusura dei seggi, i giornali legati agli altri candidati sarebbero stati occupati e avrebbero lavorato sotto la supervisione delle forze di sicurezza.
Nelle ore successive, sembra che il ministro dell'Interno abbia confidenzialmente informato Hossein Mousavi che aveva vinto le elezioni e mentre stava per preparare la conferenza stampa, nel suo ufficio c'è stato un blitz in base, secondo quanto riferito, a un ordine verbale emesso dal pubblico ministero della provincia di Teheran, Said Mortazavi. Almeno tre consiglieri di Mousavi sono stati arrestati.
Hossein Mousavi ha emesso una dichiarazione dicendo che "non si arrenderà a questa pericolosa farsa".
FINE DEL COMUNICATO Roma, 15 giugno 2009
Per approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it