Roma, 15 giugno 2009 - Votare sì per «impegnare» il Parlamento a cambiare la legge elettorale. E' questa la decisione delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani per il referendum del 21 giugno. Una scelta assunta dalla direzione nazionale delle Acli nella consapevolezza - si legge in un documento - che «il sì al referendum non risolve i problemi ma sprona il Parlamento a legiferare».
Le Acli ribadiscono le motivazioni con le quali avevano aderito nel 2007 al comitato nazionale dei promotori: la necessità di dotarsi con urgenza di una nuova legge elettorale che valorizzi il voto dell'elettore e la responsabilità dell'eletto in rapporto al territorio. Questo - «al di là dell'esito del referendum» - rimane per le Acli «l'obiettivo primario», che «restituisce al Parlamento e alla democrazia rappresentativa il ruolo centrale nel processo delle riforme istituzionali».
Nel merito dei quesiti, il sì più convinto delle Acli è per il terzo, quello che elimina la possibilità delle cosiddette candidature multiple. Maggiori perplessità, invece, per i primi due quesiti, che vanno «nella direzione di rafforzare la struttura bipolare del nostro sistema, con il rischio però, di scivolare nel bipartitismo, verso il quale confermiamo la nostra contrarietà». Malgrado questi limiti, concludono le Acli, «siamo convinti che la scelta del sì permanga il modo più efficace per sollecitare il Parlamento a legiferare in materia».