La Segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, ha presentato oggi a Nairobi, capitale del Kenya, la campagna globale "Io pretendo dignità", che intende denunciare e combattere le violazioni dei diritti umani che rendono le persone povere e le intrappolano nella povertà. In un rapporto illustrato questa mattina e intitolato "La maggioranza invisibile", Irene Khan ha denunciato la drammatica condizione di due milioni di persone (la metà della popolazione di Nairobi), che vivono in insediamenti abitativi precari, stipati nel cinque per cento della superficie residenziale e nell'un per cento dei terreni su cui si estende la città. Amnesty International sta mobilitando gli abitanti di questi insediamenti affinché "pretendano dignità" e rivendichino il loro diritto a un alloggio adeguato. La campagna "Io pretendo dignità" amplificherà la loro voce e chiederà risposte concrete da parte dei leader politici del Kenya. Tra le tante iniziative già avviate, Amnesty International ha messo a disposizione dei cittadini del Kenya il numero gratuito 3221, invitandoli a mandare un sms al governo per chiedere dignità e alloggio adeguato. "Milioni di persone vivono in condizioni squallide, a causa non solo della mancanza dei servizi fondamentali ma anche di discriminazione, insicurezza ed emarginazione. Le loro voci vengono ignorate, non vengono informate né tanto meno consultate sulle decisioni che riguardano le loro vite. Questo non è altro che uno scandalo dei diritti umani" - ha dichiarato Khan. Il rapporto presentato questa mattina descrive come i governi che si sono succeduti alla guida del Kenya non abbiano garantito protezione agli abitanti degli slum e come anni e anni di disinteresse abbiano fatto sì che questi insediamenti crescessero e che i loro abitanti finissero per diventare prigionieri della povertà. Amnesty International è convinta che la chiave per uscire da questa trappola siano i diritti umani. Gli abitanti degli slum di Nairobi intervistati nel rapporto, descrivono una vita fatta di privazione, aumento del prezzo del cibo, mancanza di servizi sanitari ed educativi, persecuzione da parte delle autorità e costante minaccia di sgombero forzato. Questi vengono spesso eseguiti di notte, in condizioni meteorologiche avverse e col ricorso a forza eccessiva. A causa dello scarso, se non inesistente preavviso, i beni personali degli abitanti vengono distrutti insieme alle loro case. Il rapporto contiene numerose testimonianze, tra cui quella di una donna rimasta per due volte senza casa, a causa di uno sgombero forzato e poi di un incendio; per evitare di essere arsa viva, l'unica cosa che è riuscita a salvare è stata la carta d'identità. Una seconda donna ha denunciato di non aver potuto mandare i figli a scuola per alcune settimane poiché i loro libri, le uniformi e altro materiale scolastico erano finiti sotto il bulldozer durante lo sgombero forzato della loro casa. Un'altra vittima ha raccontato di essere uscita dalla messa e di aver trovato la propria casa e quella dei vicini in macerie. Secondo Amnesty International, fino a 127.000 persone corrono il rischio immediato di veder demolire le proprie abitazioni e i propri esercizi commerciali informali, a causa di un progetto governativo che vuole bonificare la zona del bacino del fiume Nairobi. Nonostante il Piano nazionale sulla casa adottato quattro anni fa avesse promesso la progressiva realizzazione del diritto a un alloggio, il governo non ha saputo garantire abitazioni adeguate e a un costo accessibile. A sua volta, il Programma di miglioramento degli slum è risultato lento e privo di risorse sufficienti e i residenti denunciano di non essere stati consultati sulla sua attuazione. "Sfruttati dai signori della terra, minacciati dalla polizia, sottoposti a estorsioni da parte delle bande armate: gli slum di Nairobi sono un buco nero ai cui residenti vengono negati i servizi fondamentali, la sicurezza e la possibilità di prendere la parola sul proprio futuro" - ha aggiunto Khan. Il rapporto di Amnesty International chiede al governo del Kenya di: porre fine agli sgomberi forzati; adottare linee guida conformi agli standard internazionali che tutelino la proprietà e proteggano i residenti dagli sgomberi forzati; dare vita a consultazioni effettive con le comunità interessate; migliorare il coordinamento tra i dipartimenti governativi che si occupano di questioni legate alla terra e all'abitazione. "È da troppo tempo che i residenti degli slum attendono che le promesse di fornire alloggi e servizi adeguati diventino realtà" - ha concluso Khan. Ulteriori informazioni Nel corso della sua missione in Kenya, Irene Khan ha avuto colloqui col primo ministro Raila Odinga, col vicepresidente Kalonzo Musyoka e con i ministri del Governo locale, della Sicurezza interna, della Giustizia, della Terra e dell'Abitazione. Ha inoltre incontrato la Commissione nazionale dei diritti umani, organismi della società civile e rappresentanti diplomatici. Oltre al diniego del diritto a un alloggio adeguato, Irene Khan ha sollevato i problemi dell'impunità per le violazioni commesse nel corso delle violenze post-elettorali del gennaio 2008, ha invocato riforme nel campo giudiziario, di polizia e di sicurezza e ha sollecitato protezione per i difensori dei diritti umani. Irene Khan ha incontrato attivisti e residenti degli insediamenti abitativi precari di Soweto (Kibera) e Korogocho. Delegati di Amnesty International hanno anche visitato l'insediamento Deep Sea. La delegazione ha poi partecipato a una marcia cui hanno preso parte centinaia di abitanti degli slum, per pretendere il loro diritto a un alloggio adeguato. Maggiori informazioni sugli insediamenti abitativi precari Per approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell.348-6974361, e-mail press@amnesty.it

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