Una campagna internazionale e una petizione per fermare lo sfruttamento del lavoro minorile
Murigamma a 15 anni lavora tutto il giorno in risaia, insieme alla famiglia. Ma questo basta solo a guadagnare i soldi sufficienti alla sopravvivenza. Precious è già costretta a lavorare per strada: di giorno vende dolci e sigarette, di notte si prostituisce. Sono due delle molte storie di ragazze costrette a lavorare dalle condizioni in cui vivono, dalla famiglia, dalla mancanza di prospettive diverse. Spesso dalla mancanza di scolarizzazione. In tutto il mondo le ragazze in queste condizioni sono circa 100 milioni. Quest'anno il 12 giugno - Giornata Mondiale contro lo Sfruttamento del Lavoro Minorile - è dedicato a loro.

Cesvi è al fianco delle ragazze vittime di sfruttamento in ogni continente, attraverso progetti di educazione e di promozione dello sviluppo. Oltre ad aver sviluppato una policy specifica per l'infanzia e all'impegno in progetti dedicati all'infanzia in India e Perù, Cesvi aderisce alla campagna Stop Child Labour - School is the best place to work rivolta a singoli cittadini, aziende, governi nazionali e Unione Europea, affinché tutta la società civile si attivi in azioni concrete per combattere lo sfruttamento del lavoro minorile e promuovere un'educazione di base di qualità nei Paesi in Via di Sviluppo. Nell'ambito di questa campagna Cesvi ha lanciato una petizione online che invita tutti a prendere una posizione contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Oltre 8.000 persone hanno già aderito alla petizione, che verrà consegnata al governo italiano per fare pressione affinché il nostro paese si assuma degli impegni precisi a livello nazionale e internazionale sulla lotta allo sfruttamento del lavoro minorile. Per aggiungere la propria firma: www.stoplavorominorile.it

Lo sfruttamento del lavoro tocca ragazzi di ambo i sessi. Ma per molte ragazze sfruttate la vita è ancora più dura rispetto ai coetanei maschi: svolgono gli stessi lavori, ma spesso anche le stesse mansioni risultano per loro ancora più pesanti o più rischiose. Un gran numero di bambine lavorano nell'agricoltura o nel settore manifatturiero, anche in pessime condizioni. In particolare il lavoro domestico può essere soggetto a gravi forme di sfruttamento, ed è ancora più subdolo perché più difficile da controllare.

Questo impedisce la frequenza scolastica, negando loro un diritto fondamentale e intrappolando le bambine in una realtà fatta di povertà e ignoranza. Per questo motivo un altro punto cruciale della Giornata di quest'anno e della Campagna Stop Child Labour è l'educazione: le ragazze secolarizzate hanno maggior probabilità di avere un reddito sufficiente da adulte, sposarsi in età più matura, avere meno figli e con minori possibilità di essere, a loro volta, dei bambini lavoratori.

I bambini lavoratori non sono una realtà che riguarda esclusivamente i Paesi in via di sviluppo. In Italia lavorano 144.000 bambini tra i 7 e i 14 anni (fonte ISTAT; e di questi, 31.500 sono da considerarsi veri e propri casi di sfruttamento. Altri dati (fonte IRES-Cgil) parlano invece di 400mila bambini.

Vista la gravità del problema dello sfruttamento del lavoro minorile in tutte le regioni del mondo questa Giornata Mondiale vuole sollecitare nuove politiche che ne risolvano le cause, con una particolare urgenza nei confronti delle peggiori forme di sfruttamento (schiavitù, prostituzione o pedopornografia, sfruttamento legato a debiti o ad attività illecite, attività nocive alla salute fisica, psicologica o allo sviluppo morale dei bambini). 

Per informazioni per la stampa:
Ufficio Stampa Cesvi:
Sara Maresca, tel. 035 2058021, fax 035 260958 saramaresca@cesvi.org
Elena Acerbi, tel. 035 2058047 elenaacerbi@cesvi.org
www.cesvi.org/salastampa

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