Una policy aziendale attiva ed efficace per la prevenzione e il contrasto delle dipendenze nei luoghi di lavoro. Questa la proposta che giunge dall'Istituto di medicina del lavoro dell'Università Cattolica del Sacro cuore di Roma, che oggi ha organizzato un congresso nella Capitale per discutere di tutto ciò che ruota intorno a quella complessa materia che investe la problematica droga-lavoro e che può comportare problemi non solo al lavoratore, ma anche ai suoi colleghi o ad altri cittadini: come condurre gli accertamenti tossicologici negli ambienti lavorativi, il ruolo del medico, la riabilitazione e il reinserimento lavorativo e la politica delle aziende.
"Sta emergendo la necessità di una policy aziendale contro le dipendenze che coinvolga sempre più le varie figure all'interno dell'azienda", spiega Paolo Emilio Santoro dell'Istituto di medicina del lavoro dell'Università Cattolica. "In questo contesto il controllo è soltanto uno degli aspetti, e neppure il più rilevante, all'interno di un insieme di politiche più vasto contro le dipendenze da alcol e da sostanze stupefacenti.
Si tratta, infatti, di coinvolgere i lavoratori, i rappresentanti dei lavoratori, i responsabili del servizio prevenzione e protezione, il medico competente e il datore di lavoro". Insomma, una questione che non riguarda soltanto coloro che sono direttamente interessati, ma che vede protagonista l'azienda nel suo complesso. L'idea, dunque, è quella di riprendere i programmi drug free di matrice statunitense "all'interno dei quali non ci si limita al controllo tossicologico per l'individuazione dell'abuso di sostanze da parte del lavoratore.
Questi programmi, infatti, comprendono tutta una serie di attività di formazione e informazione dei lavoratori su tutto ciò che riguarda le dipendenze, ovvero alcol e droghe, sul luogo di lavoro". Un aspetto quest'ultimo, conclude Santoro, "che vede una forte convergenza tra il Dipartimento politiche antidroga e l'Istituto di medicina del lavoro dell'Università Cattolica".