Mancano due minuti al lancio. Il tempo di un respiro e il cielo sarà tutto un rimbombo, l'aria si riempirà di un grigio fumo. Cape Canaveral, 11 maggio 2009, data della messa in orbita dell'Atlantis. Una missione spaziale con un pubblico d'eccezione.
Giordano Zavattoni, 23 anni, paraplegico dall'età di 19, sta realizzando un desiderio che coltivava da anni: assistere di persona al lancio di uno Shuttle. Un'esperienza "magnifica e allucinante", come la definisce lui stesso, forse difficile da pensare solo qualche anno fa. Nato e cresciuto a Piacenza da una mamma siciliana, Giordano nel 2003 ha un grave incidente sul lavoro che lo costringe sulla sedia a ruote. La passione per lo sport, il nuoto in particolare, lo spronano ad andare avanti, a non rinunciare a vivere.
Comincia a frequentare la piscina, tutte le sere, con un amico anche lui paraplegico. Poi la palestra, i viaggi per vedere le gare di Formula Uno al Mugello e il Motogp. Da un anno e mezzo Giordano lavora per l'Asl di Piacenza. "È un ragazzo coraggioso e intraprendente", racconta Marinella Tansini, assistente sociale INAIL della città emiliana.
"Si sta impegnando con buoni risultati nel percorso di inserimento lavorativo e nell'acquisizione di nuove autonomie". Ma il suo sogno nel cassetto è sempre stato quello di andare negli States. Un sogno diventato realtà. Partito il 27 aprile da Linate con due amici alla volta di Miami, Giordano ha girovagato per la penisola della Florida, dal porto di Bayside all'estrema punta meridionale di Key West, passando per il circuito di Daytona e la sede della Nasa. Senza lasciarsi limitare in alcun modo dalla proprie condizioni motorie, anzi scoprendo nuove opportunità e possibilità. "Il viaggio non è iniziato nel migliore dei modi perché la mia carrozzina è rimasta a Linate a causa di errore nella spedizione", racconta. "Ma dopo un giorno me l'hanno riportata direttamente in albergo.
Qualche problema l'ho avuto anche con le porte della camera: troppo strette per la mia sedia. Ho dovuto cambiare stanza". Giordano non si è perso d'animo: l'emozione di assistere alla partita di basket Nba della squadra della città, i Miami Heat ha immediatamente compensato i disguidi iniziali. "Un'atmosfera magica ed entusiasmante", sottolinea, "grazie alla totale accessibilità del palazzetto, alla gentilezza degli accompagnatori e degli operatori. E alla bella ragazza disabile di fianco a me di cui mi sono innamorato.
Ho scambiato qualche parola con il mio inglese un po' approssimativo e sono riuscito a farmi comprendere perfettamente. Peccato che fosse solo un amore platonico...". Da quel momento, è tutto un susseguirsi di immagini da cartolina: i grattacieli di Lincoln road, la casa di Hemingway a Key West - il punto della Florida più vicino a Cuba - la pista della corsa automobilistica "Nascar" a Daytona, la sede della Nasa. E il lancio dello shuttle a Cape Canaveral, naturalmente. "Nella stragrande maggioranza dei casi non ho avuto problemi legati alle barriere architettoniche", spiega Giordano. "Tutti cercano di darti una mano, dall'autista del pulmino che scende per aiutarti alla gente per strada che ti sorride e ti saluta.
Ho trovato pochissime barriere architettoniche, ho verificato che nei luoghi dove sono stato si cerca di agevolare il più possibile la persona disabile". Come ad esempio i bagni dotati di un pulsante a pressione per aprire la porta automaticamente.
O il lungomare di Miami, dove c'è un punto in cui la sabbia è più compatta e permette alla sedia a ruote di passare agevolmente. Adesso Giordano sogna la California: "Mi sono innamorato degli Stati Uniti e ho verificato di persona che lì una persona paraplegica può viaggiare anche da sola. Chissà, forse l'anno prossimo...".

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