È partita oggi a Bari la campagna di Libera, Arci e Avviso pubblico. Don Ciotti contro la politica: «Non tutti lottano contro le mafie»
Una "coraggiosa agenda sociale" della politica. La richiesta, pesante, l'ha formulata oggi a Bari don Luigi Ciotti, alla partenza del viaggio-denuncia della "Carovana internazionale antimafie", l'iniziativa itinerante promossa, dal 1994 - dopo le stragi di Capaci e via
D'Amelio - da Libera, Arci e Avviso pubblico per esportare la cultura della legalità.
I "carovanieri" sono stati accolti a Bari, nella sede della Regione Puglia, dal presidente Nichi Vendola, dall' assessore regionale alla Trasparenza e cittadinanza attiva, Guglielmo Minervini, dal sindaco di Bari, Michele Emiliano, e dall'assessore provinciale alle Politiche sociali, Nicola Occhiofino.
La carovana, che ha percorso in 12 anni più di 40mila chilometri, partirà questa sera dal porto di Bari dove 15 volontari, fra pugliesi, emiliani e francesi, salperanno alla volta di Durazzo. Attraverserà - sino al 16 dicembre - otto paesi, molti dei quali nei Balcani. Le tappe sono:
Italia, Albania, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Svizzera, Francia, Marocco, Algeria.
«È una carovana di speranza - ha detto il presidente di Libera, don Ciotti - ma anche di rabbia e di vergogna per tutto quello che non viene fatto». Di qui l'invito "forte" ai politici, ma anche ai sindacati, alle forze sociali e «anche alla Chiesa che deve fare la sua parte». Altri "pilastri" nella lotta alla mafia sono la scuola, il mondo dell' informazione e il "dovere della memoria".
E, secondo don Ciotti, bisogna «ripartire al più presto dagli adulti» che devono fermarsi e interrogarsi. Occorre anche «avere ben chiara la consapevolezza del fatto che è in crescita la geografia dei traffici illeciti e dei giochi criminali». Così come occorre dare attenzione ai figli della mafia che devono trovare delle opportunità e dei punti di riferimento. E «non aiuta certamente la grande crisi della moralità e della illegalità diffusa nel nostro Paese perché - secondo don Ciotti - destabilizza e umilia». In verità, per il presidente di Libera, «non tutti lottano contro le mafie: a parole sì, nei fatti no» e per questo «le mafie non moriranno mai se non cambia la politica, soprattutto quella sociale».
Un appello che è stato raccolto dal presidente Vendola, che ha attaccato il governo: «Don Ciotti - ha detto - mi chiede quello che insieme abbiamo chiesto per tutta la vita: di fare la lotta alla mafia non travestendoci noi politici da carabinieri o da magistrati, ma facendo la nostra parte che è quella che guarda alla ricostruzione dei diritti». «Non si può fare la lotta alla mafia - ha proseguito - se aumenta la disoccupazione, se aumenta la precarietà, se vengono ulteriormente degradate le periferie». «Per fare la lotta alla mafia - ha aggiunto - bisogna sapere che siamo in un quadro nazionale nel quale si pensa di tagliare finanziamenti agli enti locali, di tagliare i finanziamenti per la spesa sociale, per la sanità». Vendola ha assicurato che la Puglia farà la sua parte. Un buon debutto per i volontari della Carovana.
La Nuova Ecologia, 20 settembre 2005