Incontro al vertice tra gli istituti di previdenza italiani - INAIL in testa - e Hans-Horst Konkolewsky, segretario generale dell'Aiss (Associazione internazionale della sicurezza sociale), l'organismo fondato a Ginevra nel 1927 e che raccoglie, a livello internazionale, tutti gli enti governativi, le amministrazioni e le agenzie nazionali incaricati della gestione della sicurezza sociale. L'incontro è stato organizzato su richiesta dello stesso Konkolewsky con l'obiettivo di avviare un confronto con i nuovi vertici degli Istituti italiani sulle linee programmatiche dell'Associazione.
In particolare, scopo della visita è la valutazione della possibilità di avviare un "asse strategico" con l'Italia che - proprio per l'eccellenza di diversi aspetti del suo sistema previdenziale - potrà fornire un supporto importante nella definizione di macro-strategie di intervento in grado di colmare il forte divario, ancora oggi esistente, tra la maggior parte della popolazione del mondo nell'accesso a qualsiasi forma di protezione sociale.
Segretario Konkolewsky, questa è la sua seconda visita in Italia in poco meno di tre anni. E' il segnale di un'attenzione particolare che l'Aiss attribuisce al nostro Paese?
"La mia prima missione in Italia in qualità di segretario generale dell'Aiss fu nel gennaio 2007 e venne motivata dall'esigenza di conoscere i soci dell'Associazione, comprendere le esigenze e i servizi che si attendevano da noi e presentare il programma di quella che sarebbe diventata la nuova Aiss. Oggi, a metà del triennio 2008/2010, sono qui per condividere con loro i passi avanti intrapresi, spiegare cosa è stato fatto fino ad ora e cosa verrà fatto in futuro. E' mio desiderio, inoltre, rafforzare il ruolo e migliorare la partecipazione del vostro Paese all'interno dell'Aiss e condividere, con tutti gli altri affiliati, un'esperienza - quella italiana - che considero di primo piano e di grande rilievo per quanto riguarda i sistemi previdenziali più avanzati nel mondo. In entrambi questi viaggi, inoltre, lo scenario degli incontri è stato l'INAIL: elemento che dimostra appieno il ruolo strategico di questo Istituto e qualifica in modo immediato il suo rapporto di lunga data con l'Aiss".
Nel corso del suo mandato Lei ha promosso, come vettore principale delle strategie di protezione sociale, quella che definisce una "dynamic social security"...
"Si tratta di un concetto di previdenza sociale di tipo dinamico e dalla forte valenza pratica, oltre che teorica. E' stato elaborato, infatti, sulla base di una nutrita serie documenti raccolti grazie a tutti i nostri membri: documenti che riguardano, pertanto, l'applicazione dei loro sistemi di protezione sociale in tutto il mondo".
Perché una sicurezza "di tipo dinamico"?
"Di tipo dinamico" perché affronta la previdenza come una realtà che cambia in relazione a un mondo che cambia e che si globalizza: e questo non solo da un punto di vista strettamente economico. Le migrazione dei lavoratori che si spostano da un paese all'altro determinano, per esempio, dei cambiamenti demografici molto significativi (in Europa e in Italia, in particolare). Ecco, allora, che nasce l'esigenza di una considerazione della previdenza sociale che vada al di là del suo essere un semplice strumento che garantisce sostegno in caso di infortunio sul lavoro o di malattia professionale, e che si apra sempre di più ad approcci nuovi, in grado di tenere il passo dei mutamenti globali della società".
Questo comporta anche un nuovo ruolo degli enti di previdenza?
"Certamente. Tutti gli enti che si occupano di previdenza devono cambiare: devono sapere essere "proattivi", e non più solo reattivi. Questo significa che devono essere in grado non solo di reagire ai cambiamenti, ma di saperli prevenire e mettere in atto per tempo strategie politiche e risposte adeguate ai diversi problemi che si presentano. L'INAIL, da questo punto di vista, è un ottimo esempio di questa capacità. Il concetto di malattia professionale o i principi che regolano la gestione dell'invalidità non sono finalizzati, infatti, ad essere solo un mero strumento di reddito per chi ne ha bisogno, ma soprattutto un aiuto affinché il lavoratore, terminato il percorso di riabilitazione, possa tornare quanto più serenamente a inserirsi nel mercato del lavoro".
Questo approccio, però, non è "esportabile" indiscriminatamente a ogni realtà...
"Ovviamente ci sono settori dove le cose funzionano meglio e altri dove agire così è più difficile. Quello che sottolineo, però, è la necessità di raccogliere a livello generale una sfida. La previdenza sociale, ovvero, deve essere al centro della società, deve essere in grado di dare integrazione, deve sapere garantire inclusione, deve essere economicamente produttiva, deve sapersi globalizzare di pari passo con l'evoluzione sociale. Si tratta di una sfida che i nostri soci non dovranno affrontare da soli. L'Aiss, infatti, intende fornire loro gli strumenti più adeguati in termini di tecnologie di comunicazione: dal web ai riconoscimenti delle best practices, alla condivisione di strumenti informativi".
L'Ilo valuta che solo il 20% della popolazione mondiale ha accesso a una qualche forma di copertura previdenziale. Questo significa che ci saranno Paesi a cui l'Aiss richiederà uno sforzo maggiore rispetto ad altri?
"Che l'80% della popolazione del mondo non abbia possibilità del genere è un fatto inaccettabile, perché la copertura previdenziale deve rappresentare un diritto fondamentale della persona. Ecco perché come Aiss abbiamo tra le nostre priorità proprio il suo ampliamento. Pertanto stiamo cercando di valutare quali sono le strategie - quelle dell'Aiss e quelle dei nostri soci - che possono essere attuate in merito. Stiamo studiando, così, i progetti avviati e le best practices di quei paesi che sono riusciti ad ampliare - come hanno fatto Sud Africa e India - la copertura previdenziale della loro popolazione. Stiamo organizzando, ancora, seminari nei quali strutture quali Ilo, Ocse, Organizzazione mondiale della sanità e Banca mondiale avanzino proposte pratiche e stiamo invitando a fare altrettanto anche rappresentanti di organizzazione non governative e parti sociali. L'obiettivo di fondo è l'elaborazione di strategie e processi da elaborare e presentare in vista dell'incontro dell'Aiss che si terrà in Sud Africa a fine anno".
E' possibile, secondo lei, evidenziare un percorso comunque - a livello di protezione sociale - da adottare in questo difficile momento di recessione?
"L'attuale crisi finanziaria in corso ha un impatto molto pesante sui sistemi di previdenza, considerato il tasso di disoccupazione ovunque in aumento vertiginoso. Per questo, nel rispetto di quel concetto di previdenza sociale dinamica di cui parlavo prima, un elemento fondamentale che devono adottare gli enti è evitare che le persone dipendano troppo a lungo dagli ammortizzatori sociali e permettere loro di ritornare a fare parte il più presto possibile del mondo del lavoro attivo. Per questo l'Aiss crede che, a livello previdenziale, i suoi soci debbano fornire forme di aiuto là dove vi è bisogno, ma che queste debbano essere comunque un investimento produttivo, e non a perdere. Un uomo costruisce la propria identità anche in virtù del lavoro che svolge, e ci aspettiamo che i nostri affiliati rispettino tale principio.
Ovvero?
"Ovvero promuovano, a livello previdenziale, investimenti "redditizi", che aiutino le persone a ritornare a lavorare dopo un adeguato periodo di formazione, riabilitazione o riqualificazione. Si tratta, sia chiaro, di un processo che va a tutto vantaggio dello stesso sistema di previdenza. Più tempo un lavoratore dipenderà dall'aiuto pubblico più sarà improbabile per lui il rientro alla vita attiva. L'Aiss, pertanto, si aspetta dai propri soci l'attuazione di strategie che facilitino questo passaggio, prima che la situazione si complichi ulteriormente. Un esempio? Già adesso scarseggia la manodopera qualificata: se quella che c'è viene a mancare ulteriormente e non viene recuperata per tempo, il futuro sarà ancora più critico".

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