Bure (Francia) Scoppia la rivolta a Bure, nel nord-est della Francia, il paese destinato a ospitare il deposito di scorie. Come in Basilicata nel 2003. Le Monde rivela: il progetto è già pronto, ma sarà indetto un referendum regionale
Anche la Francia ha la sua Scanzano Jonica. A Bure, paesino del nord-est, è scoppiata la rivolta contro il progetto di Palazzo Matignon di realizzare una discarica di profondità per rifiuti radioattivi destinata a rimanere per millenni nel territorio del comune. Decine e decine di manifestazioni (la prossima è prevista il
24 settembre), blocchi stradali, marce con partecipanti provenienti anche dalle nazioni vicine (Belgio, Germania e Lussemburgo) hanno accompagnato da oltre un decennio il dibattito sulla ipotesi di localizzare in quest'area il sito di stoccaggio definitivo delle scorie, almeno 80mila metri cubi. Ora, come informa il quotidiano Le Monde in edicola, gli antinuclearisti giocano la carta del referendum con un solo, semplice, quesito: «Volete o no la spazzatura nucleare a Bure?».
Nella Meuse, il dipartimento di Bure, in poco tempo 20mila persone (un decimo di tutta la popolazione) hanno sottoscritto la richiesta di dar vita a questa consultazione popolare. Identico successo ha avuto una analoga petizione nella Haute-Marne, il dipartimento confinante: hanno aderito in 25mila. In tutte e due i casi le firme raccolte sono già più che sufficienti per garantire che il referendum si farà su base regionale. Il Governo e l'Andra (l'Agenzia nazionale per la gestione dei
rifiuti radioattivi) replicano che tutte queste polemiche sono premature: la scelta del sito di stoccaggio verrà fatta solo nel 2015. Ragionamento che non convince gli antinuclearisti: d'altronde è dal 1999 che Bure è l'unico nome in lizza per "aggiudicarsi" la pattumiera atomica francese e nei piani del governo non ci sono a breve ricerche di alternative.
Il paesino della Meuse, 86 abitanti appena, già oggi ospita un laboratorio di ricerca sulla gestione delle scorie nucleari. Nel 1999 e nel 2003 l'Andra ha realizzato in questa zona una serie di sondaggi che hanno portato alla individuazione di un'area argillosa di circa 200 chilometri quadrati ritenuta idonea a ospitare il deposito. Il progetto è già pronto: la discarica che interesserà un'area di 170 ettari sarà costruita a 450 metri di profondità; i fusti contaminati verranno calati nel sottosuolo attraverso quattro pozzi del diametro di 10 metri e rimarranno stoccati in gallerie lunghe decine di chilometri per millenni. Referendum permettendo.
La Nuova Ecologia, 16 settembre 2005