Mogadiscio / Roma, 13 maggio 2009 - Dopo due mesi di relativa quiete nei combattimenti nella capitale somala, Mogadiscio, la violenza è tornata prepotentemente a invadere le strade della città.
Tra l'8 e l'11 maggio, le equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) nell'ospedale di Daynile alla periferia di Mogadiscio hanno ricevuto 91 feriti di guerra provenienti dalle zone residenziali. Tutte le ferite erano state provocate da esplosioni o colpi di arma da fuoco. Di questi pazienti, 38 erano donne e bambini sotto i 14 anni, a ennesima riprova del fatto che sono i civili che pagano il prezzo della guerra.
Durante le ultime settimane, la popolazione aveva ricominciato a fare ritorno in città, ma con l'aumento della violenza in migliaia hanno fatto marcia indietro cercando rifugio nei campi sfollati che si trovano alla periferia di Mogadiscio, dove MSF distribuisce acqua e generi di prima necessità.
Lo scorso anno, l'ospedale di MSF a Daynile, con una capienza di 60 posti letto, ha curato 5250 persone vittime di ferite da trauma. Di questi, 3093 avevano ferite di guerra. Oltre la metà dei pazienti erano donne e bambini sotto i 14 anni. MSF aveva distribuito oltre 10 milioni di litri di acqua, contenitori e teli di plastica per gli sfollati nel distretto di Daynile.
MSF chiede a tutte le parti in conflitto di rispettare l'incolumità dei civili.
MSF lavora in Somalia dal 1991 e fornisce assistenza alla popolazione in 9 regioni del paese.
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