L'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII si allinea completamente alle critiche espresse dalla CEI rispetto alla decisione del Ministero dell'Interno di respingere gli immigrati clandestini direttamente in Libia.
"Sono provvedimenti immorali che ci feriscono e verso i quali, come cittadini italiani, proviamo vergogna e indignazione" dichiara Giovanni Paolo Ramonda, responsabile generale dell'Associazione. "Non solo sono illegittimi in quanto violano la disciplina nazionale, europea ed internazionale sulla possibilità di richiesta di asilo politico nel caso di individui bisognosi di protezione, come rilevato dall'Onu e dal Consiglio d'Europa, ma offendono l'etica di un intero paese, che in questo modo rinchiude in dei veri e propri lager esseri umani disperati che scappano dalla guerra, dalle torture, dalla fame e dalla miseria ."
I migranti che sbarcano in Sicilia costituiscono solo l'8% del totale dei clandestini presenti nel nostro paese e la maggior parte di loro è in fuga da regimi in guerra o dittatoriali (Etiopia, Sudan, Eritrea, Somalia) e avrebbe diritto allo status di rifugiato politico, con gli oneri di asilo e protezione umanitaria che questo comporta.
Le organizzazioni di tutela dei diritti umani, Amnesty International, Human Rights Watch e altre, da anni denunciano le brutali condizioni a cui sono sottoposte le persone nei centri di detenzione per migranti in Libia: arresti indiscriminati, violenze, deportazioni di massa, torture.
Alla luce di ciò è evidente che questi provvedimenti negano qualsiasi dignità alle persone e non garantiscono nessuna sicurezza al nostro paese. Cancellare i diritti umani porta al contrario instabilità e pericolo.
La Comunità Papa Giovanni XXIII sta valutando la possibilità di adire le vie legali idonee per contrastare le misure di respingimento.
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
Il Responsabile Generale Giovanni Paolo Ramonda