Dimostra "un radicale mutamento nelle politiche migratorie del governo italiano" e rappresenta "fonte di grave preoccupazione" per l'Unhc la decisione di ricondurre in Libia gli oltre 220 migranti (41 donne di cui tre incinte) su tre barconi soccorsi da tre motovedette italiane al largo di Lampedusa. "La decisione di ricondurre i migranti in Libia è giunta al margine di una giornata di accese discussioni fra il governo maltese e le autorità italiane su chi fosse responsabile del soccorso e dello sbarco dei passeggeri delle tre barche in difficoltà" - riporta l'Unchr che esprime "profondo rammarico per la mancanza di trasparenza che ha caratterizzato lo svolgersi di questo episodio". Lo stesso Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, António Guterres, ha rivolto un appello alle autorità italiane e maltesi "affinché continuino ad assicurare alle persone salvate in mare e bisognose di protezione internazionale pieno accesso al territorio e alla procedura di asilo nell'Unione Europea". L'Unhcr esorta pertanto le autorità italiane "a far sì che questa prassi non si ripeta".
Gli enti di tutela dei rifugiati Tavolo Asilo denunciano in un comunicato che l'operazione è stata svolta "in aperta violazione delle norme che tutelano i richiedenti asilo" : "Un'operazione senza precedenti, annunciata con toni esultanti ma che lascia allibiti per le sue modalità e possibili conseguenze". Il Tavolo Asilo (composto da Amnesty International Italia, Arci, Asgi, Centro Astalli, Consiglio Italiano Rifugiati, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Medici Senza Frontiere e Save the Children) ha chiesto spiegazioni urgenti al Governo italiano e al Ministro dell'Interno e "allarmate e rattristate" per l'episodio chiedono alle autorità italiane di "assumersi le proprie responsabilità per far sì che simili situazioni non si ripetano e di fornire al più presto notizie precise sugli interrogativi aperti".
Da quanto riportato in serata dal Consiglio italiano per i rifugiati (Cir) che sta seguendo la situazione sarebbero 238 rifugiati e migranti soccorsi in acque internazionali dalla Guardia Costiera e dalla Guardia di Finanza italiane: "una delle tre barche salvate dal naufragio si trovava in mare da 6 giorn con i, a bordo anche 41 donne, di cui 3 in stato di gravidanza e una di esse è stata subito ricoverata in ospedale all'arrivo a Tripoli".
"Tutti i rifugiati e migranti provengono da vari paesi dell'Africa sub-sahariana, nessuno dal Magreb. La maggioranza proviene dalla Nigeria, nazionalità che nel 2008 ha rappresentato il gruppo più numeroso di richiedenti asilo in Italia; altri provengono da Somalia, Costa d'Avorio, Ghana e Mali". Il CIR, avendo da poco una presenza permanente in Libia, sta monitorando da vicino la situazione al fianco dell'Unhcr e l'organizzazione umanitaria libica IOPCR. Risulta che tutti i naufraghi, al momento, siano trattenuti nel Centro di Duisha, vicino Tripoli, che però non prevede la presenza di donne. Queste ultime saranno probabilmente inviate al Centro di Zawia, a 40 Km dalla capitale.
Il CIR ricorda che la Libia non ha aderito alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati, non dispone ancora di un sistema di protezione e non da ancora alcuna garanzia che le persone, anche quelle bisognose di protezione internazionale, non vengano rimpatriate nei loro Paesi di origine.
"Rimpatriare dei migranti senza nemmeno identificarli né permettere loro l'accesso alle procedure sul diritto d'asilo è un comportamento illegale al di fuori di ogni legislazione nazionale ed internazionale" - afferma Medici senza Frontiere (Msf). "Già nel maggio 2005, la Corte Europea dei diritti umani aveva condannato le procedure del rimpatrio forzato disposte dal Governo italiano" - evidenzia Loris De Filippi, direttore delle operazioni di MSF Italia. Anche Amnesty International denuncia che "il Governo italiano e quello maltese hanno contravvenuto ai propri obblighi internazionali di proteggere i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo soccorsi in mare". Save the Children sottolinea che è "sempre più a rischio l'identificazione e l'adeguata protezione dei minori migranti in arrivo via mare".
Duro anche il commento del Centro Astalli, il Servizio rifugiati dei Gesuiti (Jrs) che definisce "assolutamente inaccettabile" il respingimento forzato, ribadendo che "contravviene le leggi internazionali". Il presidente del Centro Astalli, padre La Manna, in una nota definisce "senza precedenti" quanto accaduto. "Su quelle imbarcazioni c'erano donne, minori e, con tutta probabilità, richiedenti asilo che avevano il diritto di essere accolti e soccorsi nel paese più vicino. Il principio di non respingimento e il diritto alla protezione internazionale sanciti dalla Convenzione di Ginevra sul riconoscimento dello status di rifugiato sono stati palesemente violati dal governo italiano. Esprimiamo grave e seria preoccupazione per la sorte delle persone rimandate in Libia a cui si aggiunge profondo sconcerto e dolore per le pubbliche manifestazioni di esultanza del Ministro dell'Interno Roberto Maroni".
Proprio ieri il Parlamento europeo ha approvato le nuove norme per le procedure di asilo, il cosidetto "Pacchetto asilo" cioè l'insieme di testi legislativi che mira a migliorare il sistema comunitario d'asilo e i diritti dei richiedenti (lo presenteremo in una prossima notizia). [GB]